Mi sono sposata per amore e perché aspettavo un figlio. Al quarto mese di gravidanza però il cuoricino di Gabriele cessò di battere, con il suo sembrò smettere di battere anche il mio. Il dolore era indescrivibile. Tornata a casa dall’ospedale tentai di riprendere in mano la mia vita, il mio matrimonio, ma il mio malessere aumentava di giorno in giorno, fino a quando mi accorsi di non essere più in grado di tenermi in piedi: non mangiavo, rimettevo sempre e svenivo continuamente. Cominciai così a entrare e uscire dagli ospedali, dopo vari accertamenti la diagnosi definitiva: ansia, depressione, attacchi di panico. Non accettavo di avere dei dolori che non esistevano, stavo malissimo, ma per i medici clinicamente non avevo nulla.

Le crisi depressive peggiorarono, tentai di togliermi la vita e, da allora, fui costretta ad assumere delle pillole e a sottopormi alla cura del sonno. Ormai la mia vita trascorreva giorno dopo giorno nel letto, stavo bene solo quando dormivo; se mi alzavo per prendere un bicchiere d’acqua cadevo per terra. In queste condizioni anche il mio matrimonio stava cadendo a pezzi. Dopo l’ennesimo ricovero in ospedale i medici decisero di operarmi alla testa, ritenendo che l’ipofisi fosse la causa dei miei malesseri.

Ero rassegnata ad affrontare l’intervento, quando un medico fermò tutto e mi rimandò a casa; non dovevo essere più operata! Ancora oggi non riesco a immaginare cosa sarebbe successo se quel medico non fosse intervenuto. Tornai a casa più spaventata e confusa che mai, finii con il non parlare più; stavo sul letto al buio. Non riuscivo più a guardare mio marito, a scambiare con lui qualche frase.

Un pomeriggio, dopo molte insistenze, mi convinse a uscire di casa; ci ritrovammo davanti a una chiesa, non so perché entrai…. Ricordo solo che in quel silenzio, piangendo, urlai tutto il mio dolore a quel Dio che pensavo mi avesse abbandonato. Arrabbiata e stanca tornai a casa, nulla cambiò: stavo peggio di prima dal momento che neanche Dio (che, pur a modo mio, avevo invocato) aveva voluto aiutarmi.

Tentai nuovamente di togliermi la vita; per fortuna mio marito si accorse in tempo di quel mio “troppo sonno”. Riuscirono a salvarmi. Al mio risveglio un medico che mi assisteva mi chiese: Sai chi devi ringraziare se sei ancora viva?. Risposi: Sì, lei, ma lui replicò: No, non me, ma DIO devi ringraziare. Scoppiai in un pianto dirotto! A casa però mi attendevano il “mio” letto e le “mie” pillole.

Un pomeriggio mi capitò di entrare in una chiesa, non conoscevo nessuno perché da poco mi ero trasferita in quel quartiere; c’erano molte persone che pregavano e cantavano, ma io non riuscivo a capire quel modo tutto nuovo di rivolgersi a Dio, a quel Gesù che a me non aveva risposto. Mi sembrarono più pazzi di me, ma i loro volti, a differenza del mio, esprimevano gioia, pace, amore. Mentre tornavo a casa mi ripromettevo che non ci sarei andata più, perché per me le cose non potevano cambiare. Inspiegabilmente però il giovedì successivo ero di nuovo lì dicendomi: Voglio provare, forse aiuterà pure me. Così ho conosciuto Gesù, quel Gesù che credevo morto e che invece era RISORTO, era VIVO, è VIVO!!!!

Nonostante le mie povertà, s’è chinato su di me e mi ha amata. Mi ha corteggiata come lo sposo fa con la propria sposa e io mi sono lasciata conquistare da quell’amore così nuovo, così vivo. Tutto questo l’ho sperimentato il giorno dell’effusione. Il Signore è stato il mio farmaco: oggi non prendo più antidepressivi, non passo più le mie giornate a letto; sono di nuovo innamorata di mio marito, insieme lodiamo il Signore, insieme abbiamo ricevuto la preghiera per l’effusione dello Spirito Santo. Mi era stata riscontrata un bile densa e la possibilità di dovermi operare per la presenza di eventuali calcoli; ma dopo che in preghiera era stata annunciata la guarigione dai calcoli biliari, ritornai in ospedale per un controllo: la mia bile era normale, non avevo calcoli, ero guarita!

Signore, non mi basterà una vita per ringraziarti dei doni che mi hai fatto; sei sceso nel mio cuore e mi hai amata anche quando il mondo mi rifiutava. Se non ti fossi chinato su di me, se non avessi avuto pietà, oggi sarei morta, invece sono viva, risorta con Te. Grazie, Signore, per avermi donato una nuova vita.

Renata – “S.Giuseppe” – Casa Lazzara

Share This