Convegno Internazionale della Comunità Gesù Risorto (Fiuggi, 30 aprile- 3 maggio 2015).

Omelia di Don Camilo Arbelaez Montoya, parroco di La Ñiña María, Medellín (Colombia), durante la S.Messa del 3 maggio a Fiuggi.

“Chi sa dirmi quanto costa un pallone da calcio, uno bello, di cuoio? E se al pallone aggiungiamo Totti? Quanto vale il tutto? E quanto vale un pallone da pallacanestro? E con Michael Jordan? E ora pensate a quanto vale la nostra vita nelle mani del Signore!! Vi racconto questa: una vecchietta ascoltava sempre la musica e le notizie tramite una vecchia radio a valvole. La nipote, pertanto, le regalò per il suo compleanno un apparecchio modernissimo. Però la vecchietta provò ad accenderlo, a schiacciare qualche bottone, ma questa nuova radio pareva non funzionare. Allora arrivò la nipote e la nonna le disse che l’apparecchio era sicuramente rotto. La nipote controllò e si accorse che la nonna non aveva  collegato la spina dell’apparecchio alla presa di corrente. Così è la nostra vita. Se non la colleghiamo all’amore di Dio, la nostra vita non funziona.
Oggi il Signore ci ha invitato nel Vangelo (Gv 15, 1-8) a rimanere in Lui. Nel Vangelo di Giovanni tale invito è ripetuto  ben 40 volte. Nel solo capitolo 15, da cui è tratto il brano odierno, è ripetuto 11 volte. Rimanere in Gesù… Senza rimanere in Lui, non possiamo portare frutti. Ci sono vari nemici che nella nostra esistenza vogliono, invece, allontanarci dal Signore, il peccato, il mondo stesso, i beni materiali. Il Signore ha un immenso desiderio di stare con noi nell’intimità. Egli non ama i rapporti superficiali, come spesso sono i rapporti umani. E credete che sarebbe un  vero peccato non passare la vita con Lui, senza avere una profonda relazione con Lui.11084220_663751097065009_7518239455587067676_o
Siamo fatti a Sua immagine e questo ci dà la capacità di possedere una simile relazione. Si tratta di una vita da innamorati di Gesù, non di un’esistenza di subordinati a Lui. Solo se siamo innamorati di Gesù possiamo fare la Sua volontà e seguirlo. Per andare dietro a Lui, mettendosi alla sua sequela, ci sono cinque tappe da percorrere.
La prima tappa è quella del momento in cui Gesù ci chiama “discepoli” e ci invita a seguirLo. Successe a Pietro prima di noi e lui rispose a Gesù: ‘Signore, io non ne sono degno. Scegli uno più santo, perchè io sono un peccatore’, ma Gesù gli rispose che ciò non aveva importanza, perchè sarebbe divenuto santo durante il percorso. Anche noi veniamo chiamati da Gesù. Camminare con Lui, senza preoccuparci di come siamo, è il primo passo.
La seconda tappa è capire che Gesù ci invita, una volta che abbiamo cominciato a camminare con Lui, a divenire “servi”, così come Lui è servo. Quando noi serviamo, noi somigliamo a lui massimamente. Amare senza servizio è infecondo. Servire senza amore è schiavitù.
La terza tappa è quella della consapevolezza che, dopo aver servito, il Signore ci chiama “amici”. Ci chiede, cioè, di avere e ricercare un rapporto d’amicizia con Lui. Gli amici sono il bello della vita, sono come i fiori nei giardini. Divenire amici di Gesù è ancora più meraviglioso. Nessuno ha un amore più grande di chi dà la vita per i suoi amici, come ha fatto il Signore. Eppure Giuda lo tradisce con un bacio, quello che si danno gli amici. E Gesù, per questo, gli dice: ‘Amico, con un bacio tradisci il
Figlio dell’Uomo?’. Dunque preghiamo affinchè non tradiamo mai Gesù. Infatti chi prega si salva e chi non prega perisce!
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La quarta tappa è capire che Gesù vuole che diveniamo Suoi “fratelli e fratelli tra noi”. Gesù risorto incontra Maria Maddalena, che però non lo riconosce, perchè piange tanto e si dispera. In questo è simbolizzato il fatto che, per riconoscere Gesù come fratello, occorre compiere un percorso. Poi Gesù ci dirà, come a Maria Maddalena: ‘Ora che mi hai visto e che mi hai riconosciuto, va’ ed annuncia ai miei fratelli che Io sono risorto’. Dobbiamo trasmettere agli altri che tutti noi siamo la famiglia di Gesù e dobbiamo sentire che la fraternità con Gesù e tra di noi accompagna la nostra vita.
La quinta ed ultima tappa è quando sentiamo che Gesù chiama ciascuno di noi a divenire “un altro Cristo”, cioè Gesù stesso portato ed annunciato agli altri da ognuno di noi. San Paolo ci fa sapere di non sentirsi più se stesso, dopo avere incontrato Gesù. Dice infatti: ‘Non sono più io che vivo, ma Cristo vive in me’. Noi siamo di Cristo. Siamo uniti a Lui che dimora in noi. Quando uno è innamorato, porta la sua innamorata nel suo cuore, dovunque vada. Così fa il Signore con noi. E noi tutti i giorno dobbiamo ricercare questa unità con il Signore. Dobbiamo rimanere in Lui. E allora diviene bellissimo celebrare insieme l’Eucarestia, nella quale il Signore ci fa un trapianto di cuore, donandoci il Suo, ed una trasfusione del Suo sangue in noi!!
È meravigliosa l’esperienza dell’amore di Gesù. Lodiamo il Signore, che si è manifestato a noi con una forza così grande, è venuto a vivere in noi, per non lasciarci più. Egli ci riempie di Spirito Santo e ci rende fecondi. Taglia i nostri rami secchi e ci fa fiorire. Questa Comunità è una bellissima vigna del Signore e voi tutti i suoi dolci grappoli!”
Myriam Ramella

 

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