Mattina

Oggi è domenica, è il terzo giorno del nostro convegno. Da una parte, quelli che tra noi sono impegnati in qualche servizio cominciano ad essere un po’ stanchi per gli orari tirati e per il poco sonno, per la concitazione nel dover provvedere a tante cose. Dall’altra, tutti quanti indistintamente siamo contenti di esserci. Il Signore ricompensa abbondantemente ogni fatica e ti dà tanto di più! Come si potrebbe misurare le Sue grazie?

Il primo canto d’accoglienza c’invita proprio a questo: “Vieni a stare insieme a noi, per lodare il nome del Signore…”. Il secondo canto ci ricorda che proprio “nella luce del Signor marciamo” e amiamo, viviamo… “Tu sei il Signor, il nostro canto è per te, la nostra vita ti appartiene”, dice il terzo. Abbiamo qualche problema coni microfoni, ma nulla d’irrisolvibile.

È ora il momento del benvenuto ai fratelli diocesi per diocesi, quelle in Italia e quelle nel resto del mondo. Un momento molto amato non per motivi di campanilismo, ma perché ci mostra quanti luoghi lo Spirito Santo ha benedetto con la presenza della Comunità e perchè ciascuno di questi luoghi, di queste zone ha le sue caratteristiche, le sue problematiche, le sue sconfitte e le sue vittorie nelle battaglie che la Comunità combatte ogni giorno, per portare la Parola ed annunciare il Regno di Dio.

18157871_1117731151666999_424522401324891230_nI fratelli sono felici che il nome della diocesi dove vivono sia pronunciato e che poi si esulti con un grido di giubilo, con un applauso o una benedizione al Signore per la sua esistenza! E poi è stupendo accogliersi vicendevolmente e ci piace farlo. Allo stesso modo Dio pronuncia con amore tutti questi nomi e ci fa sentire nel cuore che anche Lui ci saluta: “Che bello, figli miei, avervi tutti qui!”…

Iniziamo la preghiera con la consapevolezza di essere tanti, di venire da tanti luoghi così diversi. Ci sembra, pertanto, naturale intonare “Popoli tutti”, che esprime proprio la lode che sale a Dio da ogni nazione della Terra, a Lui, il Dio unico che ci dà pace e conforto, al Quale cantiamo gloria e potenza, al Quale cantiamo di gioia, perchè le sue opere sono meravigliose e perché non c’è promessa e non c’è fedeltà che in Lui solo.

Sentiamo che alla nostra preghiera si stanno unendo gli angeli del Cielo ed i nostri fratelli che si sono addormentati nella fede in Gesù ed ora sono con Lui nell’eternità. O Signore, portaci tutti in alto al tuo cospetto, per vivere la gioia di un Dio che ci ama. Nel canto abbiamo detto: “Per sempre con te resterò”, o Signore e questo conta per noi, questa promessa. Ora vogliamo contemplare la Gloria del Signore nei Cieli ed avere un anticipo dell’esperienza che ci attende quando lo raggiungeremo in Paradiso, dove per sempre, con la Chiesa intera, Lo loderemo ed esulteremo in Lui.

La lode che stiamo facendo ci purifica, ci guarisce, fatremare tutto l’inferno ed il diavolo non la sopporta! Chi sta nell’angoscia, chi è malato, chi vive in una famiglia divisa… anche questi fratelli vogliono lodare il Signore in questo momento, non perchè sono felici, ma perché il Signore è con noi, combatte con noi e ci libera. Il Cielo scende qui sulla Terra…gli angeli scendono sulla Terra e risalgono a Dio cantando gloria a Lui…È questo quello che adesso sentiamo, mentre attendiamo la manifestazione gliriosa del Signore in mezzo a noi. Egli sta già operando tra noi, ma in modo ancora più forte Egli vuole manifestare il Suo amore…lì, nella nostra debolezza.

Manda, o Signore, il Tuo Spirito di resurrezione! Tu, il Potente, il Santo…perché noi non abbiamo nulla, ma confidiamo in Te. Chiediamo ora al Signore la Sua unzione. Nel canto che intoniamo domandiamo l’intercessione di Maria, per giungere a Lui, per toccarLo…”Spirito di Dio, vieni, vieni, alita su di noi!”…Tu chiediamo, o Spirito, una nuova effusione, una nuova Pentecoste e soprattutto, ti chiediamo di rinnovare i nostri cuori e le nostre menti!

Dall’animazione annunciano che lo spirito della morte sta cedendo il passo alla potente vita di Dio Spirito, che irrompe nei nostri cuori come un torrente primaverile. Lo Spirito Santo è su di noi e sta compiendo una nuova creazione su ciascuno di noi e su tutta la Comunità . Ci sta liberando dalla paura, dalle menzogne, dalla morte..sta scacciando ogni spirito impuro da questa assemblea e lo sta sottomettendo. Soffia su chi è morto nel suo cuore, o Signore, su chi ha perso la speranza…toccaci adesso, Signore, ed abbattici sotto la potenza del Tuo Spirito!

18193885_1117744381665676_2946462104404941023_nIl Signore ci risponde: “Guarisci, figlio mio, figlia mia, perché Io voglio che tu guarisca”. A molti Gesù fa capire che Lui è più grande della sua condanna, del suo cuore , della sua malattia, dei suoi problemi. Egli può ogni cosa. Il cuore, il cuore, quella parte di noi che ci fa soffrire a volte tremendamente! Ora Gesù ci vuole dare il Suo cuore, perché impariamo l’amore e veniamo liberati da ogni legaccio, da ogni miseria e nudità, dal non perdono, dalla rabbia e dal risentimento.

Il Signore prosegue la Sua opera guaritrice tra noi, mentre Gli chiediamo di farci sentire anche il Suo abbraccio di Padre per noi. A noi e soprattutto a chi non ha conosciuto il proprio padre terreno e a chi non ha percepito la paternità e la maternità dei suoi genitori, a chi si sente solo ed indifeso… Dio, che è Padre ed è Madre, risponde: “Ti prendo nelle mie braccia, ora sei con me e nulla ti può accadere. Prendo io il tuo peso, ti alleggerisco. Poi lo porterai insieme a me, perchè non sei più solo.” E noi, felici e riconscenti, entriamo nell’amore di Dio e tra le Sue braccia, per non uscirne più.

Dio ha vinto nella nostra vita e noi vogliamo celebrarLo. La Sua destra si è innalzata per noi! “Cantiamo al Signore, stupenda è la sua vittoria. Signore è il Suo Nome, alleluja!”.

La preghiera termina, ma non la nostra gioia. Facciamo una pausa e poi di nuovo tutti in tenda, ad ascoltare la riflessione di Alberta, che potremo leggere sulla rivista prossimamente e che oggi è dedicata a “Il carisma della gioia “.

18198339_1117730725000375_6198789940893013603_nAlberta esordisce con una domanda: “Chi di voi vuol essere felice?”. E si alza dall’assemblea, un boato di risposte, che poi sono una sola: “Io, io…”. Be’ , tutti lo vogliamo. Essere felici è un desiderio insopprimibile dell’uomo, che tende a ricercare la sua realizzazione, per trovare in essa, appunto, il suo compimento e la sua felicità. Però la felicità terrena non è abbastanza per colmare tutte le aspettative dell’essere umano, perché solo Dio è la nostra gioia ed il cristianesimo è proprio la religione della gioia e dell’esultanza, che celebra la salvezza che Gesù ci ha portato, liberandoci dalla schiavitù del demonio e del peccato. La Sacra Scrittura è piena di inviti a gioire in Lui, ad essere sempre lieti, per le meraviglie che il Signore ci fa vedere continuamente, per le liberazioni, le guarigioni e specialmente “perché il nostro nome è scritto nei Cieli”. Siamo destinati al Cielo, al Paradiso! E poi, già qui sulla Terra, Gesú ha un progetto per ciascuno di noi, che solo noi possiamo realizzare e nessun altro al nostro posto. Un progetto che è una parte unica e mirabile del disegno di Dio per l’umanità.

E la festa che bisogna fare per il fratello peccatore che era morto spiritualmente ed ora è tornato in vita e torna nella casa comune del Padre (la Chiesa)? Ed il mio tripudio personale per la MIA conversione, la mia salvezza?…

18198208_1117730711667043_8222041867917070043_nPoi Alberta passa il microfono a Roberto, che si chiede come fosse il volto di Gesù quando esultava, tutte quelle volte che il Vangelo ci racconta la sua gioia esultante per la conversione di qualcuno, per la resurrezione di Lazzaro, per i successi dei discepoli… come potremmo descriverlo? Come sostenerne lo sguardo? Eppure dobbiamo ricercare quel Volto, quell’esultanza che è autentica gioia del cristiano, che è quella del Suo Maestro…che non è esaltazione, ma esultanza, per la presenza del Signore e dello Spirito in noi; il Quale non ci lascia indifferenti, ma ci dinamizza, ci fa proseguire la strada della vita pieni di gioia, ovunque andiamo e a chiunque il Signore ci mette davanti, persino quando ci dicono che siamo tutti matti. Ma se noi non ci avvicineremo a costoro con l’autentica gioia del Vangelo, non attrarremo nessuno. Il Vangelo, la Grazia e la Parola di Dio sono gioia diffusiva, la gioia che proviene dal Cristo risorto, quella che conquista e che fa sì che le persone vogliano entrare anch’esse in questa pienezza del cuore ed incontrare Gesù, datore di questa gioia e di questo amore.

La gioia cristiana dura anche tribolazione, nelle contrarietà, nella persecuzione, perché la potenza dello Spirito Santo lo rende possibile e perché non ha a che fare con gli avvenimenti del mondo, ma con Gesù. Gli apostoli ed i discepoli godevano nelle tribolazioni per i fratelli e per Cristo hanno dato la vita con la gioia e gratitudine di averlo loro concesso. Oggi siamo noi ad essere chiamati alla “perfetta letizia” che fu di San Francesco: per Gesù tutti i disagi e persino le ingiurie e le bastonate…ma se anche in questo riusciamo a ringraziare e lodare il Signore, lì è perfetta letizia, perché metteremo Gesù al centro di ogni cosa…ed allora la nostra afflizione sarà mutata in gioia…

Terminato l’insegnamento, ascoltiamo la testimonianza del fratello peruviano Manuel, che ha avuto un’embolia polmonare, una neuropatia ed ora ha un cancro al sangue. Manuel ha conosciuto la Comunità proprio quando ha dovuto affrontare la chemio. L’ha affrontata con l’abbraccio di Dio Padre nel cuore. Ha ricevuto in quel periodo anche l’effusione e in quell’occasione gli venne annunciata la guarigione dai fratelli che pregavano per lui. La guarigione del midollo, e quindi del cancro, gli è stata successivamente confermata dagli esami medici. Quanto sei grande, Signore!!!

Un’altra sorella di Sanluri (Sardegna), guarita da una leucemia mieloide acuta, ci testimonia: “”Gesù è vivo e compie miracoli ancor oggi. Io ne sono la prova”. Di nuovo grazie, Signore! Sei meraviglioso! È poi la volta di una sorella napoletana, a cui Gesù, durante lo scorso convegno, ha guarito dei noduli alla tiroide; di una sorella molisana guarita da una labirintite proprio qui, a questo convegno. E poi il turno di una sorella peruviana, guarita dalla ferita del cuore per la perdita di suo figlio e convertita al perdono ed ad una vita cristiana e nel rinnovamento, fino a diventare responsabile della nostra comunità di Arequipa in Perù. Anche la sua interprete testimonia la sua guarigione da una grande mialgia, tramite l’accettazione davanti al Signore di questa sua situazione. Gesù però non l’ha lasciata sofferente, ma l’ha guarita durante un ritiro comunitario…. grazie dal profondo del cuore! Siamo grati al Signore per Sue queste opere stupende e comprendiamo il valore della testimonianza, che non solo dà gloria a Dio, ma rinforza la fede dei fratelli nel Signore.

E non finisce qui qui. Carlo ed Anna di Pomezia ci raccontano di aver perso la metà della sua famiglia nel terremoto dell’Italia centrale del 2016, ma anche di come Dio, la Chiesa e la Comunità li stanno aiutando ad andare avanti, soprattutto con i loro cuori, e a superare il dolore. L’esperienza dell’effusione li ha colmati e rafforzati…

Impossibile raccontare tutte le ulteriori testimonianze, che pure meritano tutte attenzione e riconoscenza a Dio. Verranno perciò pubblicate sulla rivista, affinché nulla della Grazia di Dio, effusa sul Suo popolo, vada perduto.

Pomeriggio

Dopo il pranzo – ed un buon caffè! – siamo di nuovo in tenda e ci apprestiamo ad accogliere il Santissimo, nell’Adorazione Eucaristica, presieduta da P. José Arbeláez Montoya, parroco a “Niña María” in Medellín (Colombia). Prima di cominciare c’è sempre una grande agitazione. Poi tutto d’improvviso si calma. Sta per entrare il nostro Re, sta per passare in mezzo a noi, prima di essere intronizzato sull’altare. Da lì ci guarderà e noi gli parleremo e gli diremo di noi, della nostra vita. Lui sa già ogni cosa, ma vuole che siamo noi a rivolgere a Lui il nostro intimo e le nostre richieste. In realtà, prima di quelle, vuole l’offerta del nostro cuore. Siamo qui, Signore, siamo venuti qui per adorarti… e voi, spiriti maligni, che non riconoscete che Gesù è il Signore, fuggite davanti a Lui!

18221704_1117731131667001_5348899047063687818_n“Maestà, noi ti amiamo e ti adoriamo,…difendici dal male, al riparo insieme a te, Maestà! …Tu vieni a noi ed il Tuo Spirito asciugherà le nostre lacrime con tutto il Tuo amore!”, queste parole cantiamo e queste crediamo, mentre noi ci inginocchiamo davanti a Lui, alcune giovani della Comunità danzano innanzi all’ostensorio e tutti i ministri che hanno accompagnato processionalmente l’Ostia Santa prendono posto sotto l’altare.

“O Re di gloria, siamo qui sotto il tuo altare. Ci hai donato il Tuo Corpo e la Tua vita. Per questo ti adoriamo, Maestà”…continuiamo a cantare. Poi il canto in lingue dice quello che le parole della mente non saprebbero esprimere…Riempici di gioia, Signore, mentre attendiamo la tua manifestazione. Appartenerti, Signore, è la vera gioia e noi siamo contenti di appartenerti. Manifestaci il Tuo amore, Gesù…uno ad uno…! Che tutti siano sanati, guariti e tornino a casa trasformati.

“Se tu ami Gesù, adesso canta il tuo amore!” Gridano dall’animazione ed un canto potente si eleva dall’assemblea. È l’incenso che nei nostri cuori, che sale verso il trono eccelso di Dio. Mia forza e mio canto è il Signore. lui è la mia salvezza! È lo Spirito che mette sulle nostre labbra un canto nuovo, quello dell’uomo riscattato dal Signore e trasfigurato ad immagine e somiglianza di Dio.

Una forza esce dal Santissimo e ci raggiunge. Chiediamo al Signore di toccarci, con la forza che esce da Lui, mentre cantiamo. Tocca i malati, Signore, tocca i malati di tumore, i sordi, i ciechi! …E questo canto sta penetrando nel cuore di Dio, il nostro Signore che si commuove per noi. Questo canto è potenza di Dio, sta arrivando fino al Cielo e gli angeli ed i santi si stanno prostrando con noi e proclamano fortemente la santità di Dio.

Tutti vengono invitati dall’animazione a cantare in lingue anche se non l’hanno mai fatto, perché lo Spirito è ansioso di riempire anche loro di quella lode profonda che sorpassa la nostra intelligenza…Molte cose avverranno in questo canto nuovo, totalmente spirituale, come una nuova creazione. Un fiume di Grazia sta uscendo dal cuore di Gesù ed in questo canto nuovo cantiamo tutta la nostra miseria e la nostra speranza in Lui. “Ti prego, Signor, guarisci il mio cuore. Perdona tuo figli, a te tornerà. A te mi voglio prostrare e nelle tue mani la vita offrire, a te che sei Padre e Re….”

O stirpe di Abramo, gioisci. È Lui, il Signore! E noi gioiamo e cantiamo il canto nuovo per il Signore e tutti gli strumenti musicali a nostra disposizione vengono suonati con fora e con fervore, in questo canto nuovo. Battiamo le mani, danziamo ed in ogni modo diamo gloria a Dio…qui in mezzo a noi c’è Lui, il Creatore dell’universo. Ed il Signore ci sta guardando con grande amore, ci dà un anticipo di quello che faremo in Cielo. Oggi il Paradiso è sceso sulla Terra. “Guardate a me e sarete raggianti!” , ci dice Gesù. Cerchiamo dunque il Volto del Signore, miriamo il Santissimo, per essere penetrati da Lui in quello sguardo.

Poi Gesù Sacramento scende dal palco e passa in processione tra il Suo popolo, come quando percorreva le strade della Palestina tra due ali di folla osannante. Scende per farsi vicino, per continuare a benedire ed a guarire, ad operare nei cuori. Lo shofar sottolinea questo passaggio del Santo tra di noi e ci fa sentire fin nelle viscere un suono che è in sé proclamazione della potenza, della forza e della santità di Dio, che dice ai demoni, come fu nell’Antico Testamento : “Fuggite davanti a Israele, perché il Signore combatte per lui!”. Cosa, dunque, abbiamo noi a temere, se Lui è con noi?

Gloria, gloria all’Agnello! A Lui le lodi che innalziamo davanti al Suo trono. Davanti a Lui tutto il creato s’inginocchia. Che dono di Grazia, che ricchezza spirituale ha effuso su di noi oggi il Signore! Che potenza di salvezza! “Meraviglioso sei, chi è pari a Te, Gesú? Per l’eternità il canto mio sarai. Hai conquistato ogni parte di me…Io non desidero che Te…Io non desidero che Te…”con il canto esprimiamo ciò di cui il nostro cuore ora trabocca.

Osanna nelle altezze, o Signore! Poi , dopo aver incensato il Santissimo, P.Camilo ci benedice con il Santissimo stesso. Tutti gioiamo e la gioia continua con la testimonianza di una sorella, a cui Gesù ha guarito un piede durante l’adorazione, e con quella di Manuela, oggi salva, ma che era seriamente in pericolo di vita a Londra, poco prima del convegno del 2016, per la quale pregammo in diretta da Fiuggi, tutti e quattromila, quanti eravamo. E poi ancora altre sorelle salgono sul palco a dare lode a Dio, raccontandoncome il Signore ha agito nella loro vita.

18268480_1117726925000755_6561863411892670576_nEd ora una breve pausa, per ricomporci prima della Santa Messa, che oggi è presieduta dall’Arcivescovo Mons. Rino Fisichella, Presidente del Pontificio Consiglio per la Nuova Evangelizzazione e concelebrata da numerosi sacerdoti della Comunità. Mons. Fisichella c’invita a considerare come oggi in tutto il mondo i cristiani celebrano la Resurrezione del Signore, la Pasqua settimanale della domenica, ascoltano la Sua Parola e si nutrono di Lui nell’Eucarestia.

Il Vangelo di oggi, tratto dal capitolo 24 di Luca, ci propone l’episodio dei discepoli di Emmaus, che ci richiama alla centralità dell’evento pasquale e dell’Eucarestia nella nostra vita, così come fu essenziale per loro, affinché riconoscessero il Signore dal segno dello spezzare il pane. Loro, a cui bruciava il cuore, mentre Gesù, che ancora non avevano chi fosse, li istruiva lungo la strada verso la locanda in cui si erano poi fermati per la notte.

“Cari fratelli e sorelle – esordisce l’Arcivescovo – ringrazio chi trent’anni fa aperse il cuore e la mente affinché lo Spirito realizzasse tutto quello che oggi c’è in questa Comunità. Trent’anni! Siete nella vostra piena maturità, ma dovete già da ora al futuro, anche guardare ai prossimi trenta, affinché continuiate a camminare in Lui!” Poi Mons. Fisichella ha rivolto un breve saluto in inglese, tedesco, francese e spagnolo ai fratelli stranieri, strappando applausi all’uditorio. È quindi entrato in italiano nel vivo del significato del brano evangelico dei discepoli di Emmaus.

“Gli stessi due discepoli, alla fine del racconto, raggiungono la comunità e gli apostoli a Gerusalemme, per dire che hanno visto il Signore Risorto. Ciò è anche l’icona della nostra vita e di quella della Chiesa, che si ritrova intorno all’Eucarestia, in ogni parte del mondo per celebrare Gesù, vivo e presente in mezzo al Suo popolo. Nella celebrazione dell’Eucarestia siamo un solo corpo ed un solo spirito, poiché professiamo una sola fede.

Ma di che parlavano questi due discepoli? “Di tutto quello che era accaduto ” nei giorni precedenti, della loro delusione, della loro tristezza… talvolta lo facciamo anche noi. E senza Cristo siamo tristi, come lo erano i due discepoli, credendo che Gesù non fosse più con loro. Si rammaricavano di non averGli fatto in precedenza tutte le domande che erano nel loro cuore, di non averci parlato abbastanza prima che morisse, di non essersi confidati con Lui. E qui è Gesù che va loro incontro e che prende l’iniziativa. Si mette a camminare con loro ed a spiegare le Scritture…

Anche a noi è chiesto di fare altrettanto, di non lasciare nessuno indietro, ma di prenderei il passo del fratello più debole, per aiutarlo a portare i suoi pesi ed assisterlo nel cammino della conversione, della maturazione e della vita. Non sempre Gesù ci parla direttamente, ma spesso lo fa attraverso i fratelli, di cui ci chiede di avere cura. Dobbiamo stare attenti a riconoscere Gesù che cammina con noi, sul sentiero della vita! Come ai discepoli di Emmaus, dopo duemila anni è ancora Gesù che ci spiega il senso delle Scritture, che ci parla di Lui e della Sua resurrezione. È la Sua Parola che rimane sempre con noi.

18222217_1117726905000757_414920946449140647_nI discepoli dicono a Gesù per la strada, quando ancora non lo avevano riconosciuto: “Alcune donne ci hanno detto che Gesù è vivo” ed anche oggi noi lo possiamo dire. Gesù vuole farci comprendere l’immenso amore che ha per noi. Ora anche voi della Comunità Gesù Risorto siete la testimonianza che Gesù è risorto, ma dovete offrire anche una testimonianza con la vostra vita, vivendo la resurrezione. Tutti noi, come i discepoli di Emmaus, dobbiamo dire: “Resta con noi, Signore!” E Lui lo fa continuando a spezzare il Pane per noi, dandoci Se stesso. Teniamo, dunque, gli occhi fissi su Gesù, sull’Eucarestia, che è per noi! È quello il segno della resurrezione, di Cristo che si dona per tutti, di Cristo che non scompare, ma rimane per sempre nella Sua Chiesa”.

Alla fine della Messa, la Comunità ha ringraziato Mons. Fisichella per la sua partecipazione in mezzo a noi e poi tutti abbiamo pregato per lui, come regalo per esserci venuti a trovare. Ne è stato felice e ci ha detto di averla sentita nel profondo del suo cuore. L’Arcivescovo ha quindi impartito la benedizione rituale sull’assemblea ed una speciale benedizione sugli adolescenti e sui giovani della Comunità, che si sono radunati come una gioiosa marea sotto il palco.

La sera – il Concerto

Tornati in albergo, la cena è stata veloce perché dobbiamo ritornare alla tenda, per partecipare ad un concerto, organizzato dal Ministero internazionale della musica e dei canti, dal titolo: “Un cammino di resurrezione “, che è stato trasmesso in diretta streaming, sul sito della Comunità.

Prima d’iniziare, abbiamo pregato per i ragazzi del Ministero canti, che hanno prestato le loro voci, il loro tempo e la loro fatica per realizzare questo progetto.

Lo spettacolo ha ripercorso la storia di questi trent’anni della nostra Comunità, attraverso la proiezione di diapositive, canti e parole che la raccontano. Abbiamo rivisto le immagini, riascoltato la voce dei fondatori che ora sono già da tempo con il Signore, Giampaolo Mollo, Jacqueline Dupuy e suo marito Alfredo Ancillotti, rivissuto gli inizi, travagliati ma meravigliosi, della Comunità. A cominciare dal nome che la Comunità sente che il Signore le donò in preghiera: Gesù Risorto. Noi, un popolo di risorti con Cristo, che, guariti e liberati dal Suo amore, va ad annunciare la Sua resurrezione al mondo intero e le opere mirabili di Lui…

Trent’anni fa lo Spirito Santo volle questa Comunità come strumento della resurrezione di Cristo nella Chiesa e ciascuno di noi oggi è una meraviglia agli occhi di Dio, qualcosa di unico, prezioso ed irreperibile, che Gesù plasma e poi invia ad annunciare il Suo Nome agli altri uomini. Molti di noi erano lì trent’anni fa, quando per la prima volta ci ritrovammo al I convegno, a Gaeta, animati da una fede ed una gioia grandissime, con quella fede che tutto spera e tutto attende da Dio; senza sapere dove Lui ci avrebbe condotto, ma consapevoli che Egli aveva in serbo per noi un disegno portentoso, il quale pian piano si sarebbe svelato ai nostri occhi.

unspecifiedI nostri ragazzi del Ministero canti ed i nostri musicisti fanno rivivere a molti di noi, attraverso i canti della Comunità di quegli anni, momenti molto importanti e tempi di conversione, esperienza di condivisione, di paradiso o di estrema difficoltà, di deserto, di lode grande, dì crescita… ognuno di quelli che c’erano sa cosa ha ricordato e rivissuto con infinita gratitudine a Dio!

Ma anche i fratelli che sono arrivati dopo di allora o anche in questi ultimi tempi hanno sentito la forza e l’amore con cui sia i ragazzi che ci hanno offerto il concerto sia noi che c’eravamo in quegli anni li abbiamo amati, perché colmi di grazia di Dio, che oggi celebriamo e magnifichiamo con questa serata. Li abbiamo amati perché la Comunità è cresciuta, si è espansa ed ha raggiunto migliaia di persone in varie parti del mondo, portando a loro quel bene divino che aveva prima iniziato la sua opera di guarigione e trasformazione in noi… Già, iniziato, solo iniziato! La conversione, infatti, dura tutta la vita…

Ad un certo punto abbiamo anche benedetto tutte le nazioni in cui la Comunità è presente, nelle varie lingue in esse parlate. Una standing ovation è stata poi dedicata ai membri del nostro CIS, come segno del nostro amore e della nostra ricoscenza. Ci hanno commentato tre fotografie, che sono state proiettate sullo schermo, a rappresentare tre momenti significativi dell’evoluzione della Comunità: la dimensione del servizio ai fratelli che ci caratterizza; le prime missioni all’estero; il riconoscimento definitivo dello statuto. Ci hanno raccontato anche alcuni episodi degli inizi e poi abbiamo rivolto loro alcune domande.

Abbiamo ricordato il dono della storia della Comunità, quella che Dio ci ha dato, che è un capitolo della storia della Chiesa per la Chiesa, perché noi siamo un cammino ecclesiale e un cammino che la Chiesa stessa consiglia a quanti ne sono attratti, come percorso che offre tutti i mezzi per arrivare a Dio, per diventare santi insieme. È questo quello rappresenta che il dono dell’approvazione del nostro statuto, fattoci dalla Chiesa. A nostra volta, il dono che la Comunità si sente di offrire alla Chiesa è quello dell’esperienza della resurrezione, che noi viviamo quotidianamente anche nella dimensione carismatica e che vogliamo mettere a disposizione del mondo intero.

Oggi facciamo memoria di quanto il Signore ha fatto per noi in questi trent’anni e di come ci ha portato per mano, delle opere stupende che ha compiuto. Concludiamo con un canto che vuol essere un augurio ed un invito per il futuro della Comunità e per il nostro, perché il Signore apra i nostri occhi e noi possiamo impare a vedere il Suo Volto e la Sua Presenza nella nostra vita, negli altri, in quello che facciamo.

Myriam Ramella Cascioli

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