VERSO LE ELEZIONI
Come ormai tutti sappiamo, a ottobre e a dicembre prossimi si svolgeranno, in 2 tempi, le votazioni che porteranno al rinnovo dei membri eleggibili del CIS. Per prepararci tutti adeguatamente, approfondiamo la riflessione su quelle caratteristiche che i Candidati dovranno mostrare in partenza e su quelle scelte che dovranno assicurare di attuare una volta eletti.
- Sapere “sacrificare” il tempo
La parola “sacrificare” a volte ci spaventa. Ma in realtà significa “rendere sacro”, offrendolo a Dio, riservandolo a Lui.
Vuol dire “offrire come primizia”; e, quando si offre qualcosa al Signore, deve essere ciò che abbiamo di migliore. Non possono essere i nostri “scarti”: ciò che è avanzato, che non ci serve più, di cui non sappiamo che cosa fare. Bensì ciò che è prezioso e vitale per noi, nella consapevolezza che, nelle mani del Signore, acquisterà un valore più grande, il vero valore, e sarà giunto a buon fine.
Questo è vero, in modo particolare, per quel bene preziosissimo che è il tempo. Che ci è stato affidato, nel quale ci muoviamo e con il quale facciamo i conti, tutti i giorni. Per di più noi abbiamo già scelto di “consacrarlo”, attraverso gli impegni familiari, quelli lavorativi e, per quanti svolgono un compito di responsabilità nella nostra Comunità, attraverso un servizio assiduo che comporta più e più impegni settimanali. Ma, come diceva un grande statista italiano, Cavour, è a quelli che sono già super pieni di impegni che si possono affidare con fiducia impegni nuovi; perché gli altri “non avrebbero tempo”.
Certo, è un’espressione per alcuni versi anche un po’ paradossale. E noi dobbiamo saper valutare e discernere se e a quali nuovi impegni possiamo dire di “sì”. Ma se diciamo di “sì”, poi dobbiamo metterci all’opera, senza indugio, perché il Regno di Dio ha esigenze grandi, che non ci è lecito disattendere.
Chi accetta, deve porsi alcune domande fondamentali; anzi, potremmo dire, con alcune domande deve proprio “farci a botte”, perché è solo da questo conflitto che si può uscire fortificati e, per questo, meno impreparati.
– Quanto tempo posso e voglio dedicare agli impegni che vanno svolti dal CIS? Li conosco? Mi sembrano troppo gravosi? Penso forse che, data la mole di lavoro, allora, come abbiamo sentito dire, possano svolgerli solo le persone che stanno già in pensione?
Per trovare la risposta, possiamo solo guardare a Gesù e vedere se, le profezie che lo riguardano, riguardano anche noi. Gesù dice: «Sono Io…!»; sono Io quello mandato a ridare la vista ai ciechi, a liberare gli oppressi, ecc, anche se mi costerà la vita! Gesù non parte dalla difesa della sua vita, e nemmeno ci approda, ma dall’accoglienza piena della profezia di Isaia, che lo riguarda. Che parla di Lui.
A noi, una grazia ci ha investito così fortemente da farci dire: «Sono io!»? Certo, poi la conferma viene dalle votazioni. Ma, intanto, c’è questo moto del cuore, anzi dello spirito?
E questo slancio va costatato in tutta la nostra vita di servizio, non improvvisato al tempo del pensionamento. I Candidati attualmente sono stati presi tra i Delegati: c’è stato impegno nel servizio alla diocesi? Ci sono state le visite alle Comunità, gli incontri diocesani, i Ritiri regionali, la cura dei Responsabili, i rapporti con il Vescovo, la relazione con altri Movimenti, ecc.? Perché tutto questo nel CIS sarà decuplicato; certo, non lo faremo da soli, ma con l’aiuto di altri servitori generosi e soprattutto con l’aiuto di Dio.
– So leggere “i segni dei tempi”? Quelli che si presentano alla Comunità e al Rinnovamento Carismatico (oserei dire alla Chiesa) e quelli che si presentano anche alla mia vita personale?
Le “cose nuove” che il Signore ha preparato per noi “sono tempo”. Cioè costano e costeranno altro tempo; da dedicare a incontri, avvenimenti, studio, viaggi, programmazioni. Pensiamo a CHARIS e al nuovo “Servizio Nazionale di Comunione” che sta nascendo in Italia (come in ogni altra Nazione): richiedono tempo e tempo “di qualità”; così come è richiesto, d’altro canto, per tutte le attività che il CIS già svolge affinché la Comunità tutta possa vivere il Convegno, gli Animatori e i Giovani possano vivere i propri Corsi, le diocesi possano ricevere le missioni, ecc.
Che cosa il Signore ha preparato realmente per noi? Come il nostro contributo aiuterà il Rinnovamento Carismatico tutto a essere finalmente e in pienezza quella “corrente di grazia” che sarà accolta in tutti gli ambiti della Chiesa? Abbiamo atteso questo momento da 50 anni, vogliamo tirarci indietro proprio ora, perché chi sarà stato eletto potrebbe rispondere: «Non ho tempo»?
Noi siamo chiamati a leggere anche le nostre personali stagioni. Cioè interrogarci se, con il trascorrere degli anni, siamo più alla ricerca di un accomodamento personale, in attesa della vita dell’aldilà. Oppure se gli anni che abbiamo vissuto così intensamente nel servizio non si siano tradotti in un patrimonio ineguagliabile di esperienze, da mettere ancora a disposizione della Comunità con generosità piena.
– So che le cose che sono state costruite “oggi”, vanno ancora costruite di nuovo “domani”? So che, proprio perché viviamo nel tempo, e non ancora nell’eternità, non posso fermarmi, come se tutto potesse continuare a vivere per “motu proprio”?
Prendiamo ad esempio la formazione dei Responsabili. Quando uno pensa che ora c’è davvero un bel corpo di Animatori forti nello spirito, questi si sono già invecchiati e bisogna cominciare da capo: una generazione dopo l’altra.
Non è possibile fermarsi. E nemmeno rallentare. Alfredo, uno dei Fondatori della Comunità, usava un’espressione bellissima: «Non si scende da un jet in volo!».
Chi non fosse molto presente e attivo, anche solo per mancanza di tempo, finirebbe inevitabilmente per ostacolare anche gli altri, così da non rimanere sminuito nel confronto, per “abbassare continuamente l’asticella”, così da riportarla alla propria misura.
Questo a livello orizzontale. Poi c’è il livello verticale, nel quale chi non si dona tende progressivamente a lasciar cadere le ispirazioni, che ovviamente scomodano, e a non ascoltare più le novità dello Spirito. Capiamo di che grave responsabilità ci caricheremmo? Perché questo modo di operare, anzi di non operare, porterebbe al decadimento, e perfino allo spegnimento della Comunità!
Noi invece dobbiamo chiedere al Signore che ci riveli i piani più grandi che ha per questo “progetto santo” che è la Comunità Gesù Risorto e che doni a tutti noi, ai futuri CIS in particolare, salute, forze, tempo, ispirazioni, profezia, coraggio, amore.
A. Alberta Avoli Ricci