La divisa che indosso prima mi stava “stretta” e mi chiedevo spesso se il mio mondo lavorativo e il mio credo potessero convivere insieme. Ero arrivato al punto di pensare che dovevo lasciare il mio lavoro, abbandonando questo ambiente così pieno di cose “dure” e di persone che credono soltanto alla carriera e, in ogni caso, che credono soltanto al bene di questo mondo. Più mi avvicinavo al Padre, in questo cammino carismatico, e maggiori “tentazioni” lavorative avevo, come poter andare all’estero per guadagnare più soldi; e io, lo confesso, mi sentivo attratto da questi beni materiali, da queste cosiddette ambizioni lavorative. Anche se poi sentivo dentro di me che qualcosa non andava e pregavo il Signore di aiutarmi a capire quale fosse la mia strada. Quante volte ho visto cambiare l’atteggiamento nei miei confronti, da parte di persone che mi conoscono, quando venivano a conoscenza che io sono “un militare”, e mi chiedevo sempre il perché. Perché la gente non comprende che, al di là dal lavoro che uno svolge, può credere, pregare e amare Dio? Ed ecco che il Signore, attraverso i fratelli che hanno pregato per me, mi ha fatto capire, dolcemente e con i suoi tempi, che proprio dove c’è più bisogno di Lui, lì, in quel luogo, manda le persone che credono in Lui e che vogliono fare qualcosa per la sua pace e il suo amore; insomma mio Padre celeste mi chiamava a offrire la mia vita per Lui e per la sua Chiesa. Ha fatto di me un suo strumento, mi ha chiamato a lavorare per Lui.

Adesso avevo meno tempo materiale per pensare alle cose del mondo, ma giacché sono stato sempre una “testa dura”, non mi bastava; era come se volessi qualcosa in più, una certezza, una specie di “certificato” dal Signore, un “sigillo” che davvero mi facesse esultare e gioire, e che ponesse la parola “fine” su questo mio perenne pensiero di sentirmi un “cristiano di serie B”, di sentirmi giudicato e definito un duro, incapace di amare soltanto per il fatto di indossare una divisa. Tante volte ho sofferto quando le persone mi hanno detto: Ci fai paura, per il tuo modo di fare da militare. Infine questo momento è arrivato. È giunto il giorno 19 novembre 2000 in piazza San Pietro, giorno del Giubileo dei Militari e delle Forze di Polizia.

La presenza di migliaia di colleghi e dei loro familiari, provenienti da tutto il mondo, è stato davvero impressionante e commovente. Certamente la giornata non prometteva niente di buono, dal punto di vista meteorologico, ma il Signore, proprio per dare un ulteriore significato alla nostra presenza, ha voluto confermare quanto ci ha detto in preghiera molte volte: “Fiumi d’acqua viva scenderanno su di voi”, e davvero per me essere lì presente sotto la pioggia incessante assieme a mia moglie, la quale condivide la mia vita cristiana, è stato come un ulteriore messaggio di Dio Padre.

Il momento culminante è stato quando ho ricevuto quello che noi militari chiamiamo “medaglia d’identificazione”, che presentava però una piccola variante: non c’erano nomi e cognomi, né tantomeno numeri di matricola, soltanto la parola CREDO. Sì Signore, Padre mio, io credo, credo in Te e nel tuo immenso amore per noi tutti, anche se siamo “militari”. E ora mi sento orgoglioso e pieno di gioia di questo messaggio per me in particolare. Sono pieno del tuo Spirito che mi aiuta a guardare con i tuoi occhi le persone che s’interrogano sulla mia divisa e il mio impegno nella tua Chiesa. Sono felice di condividere questo tuo cammino insieme a tanti “colleghi”, perché Tu lo sai, siamo davvero tanti, siamo tanti che, con ogni grado e incarico all’interno delle Forze Armate, crediamo in Te e amiamo solo Te. Parlando a nome di tutti gli appartenenti alla Comunità Gesù Risorto che vestono una divisa, ti confermo il nostro CREDO! E il nostro impegno a essere la Tua Forza Armata nella preghiera e nel tuo amore. Lode e Gloria in eterno a te, Padre mio.

Carlo – Parr. “S.M. Immacolata e S. Vincenzo de’Paoli” – Roma

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