Questo racconto fa seguito agli altri analoghi pubblicati precedentemente: ogni testimonianza resa a gloria di Dio apre la strada ad altre azioni di grazie.

A mio suocero, ricoverato d’urgenza in ospedale, fu diagnosticato un tumore all’intestino.

I medici fecero presente la necessità di un intervento immediato del quale, peraltro, date le cattive condizioni del cuore del paziente, non garantivano il buon esito. Fu operato dopo due giorni e io pregavo il Signore perché non lo facesse morire senza avergli dato prima la possibilità di riconciliarsi con Lui.

Superò inaspettatamente l’operazione e io chiesi a mio marito che, in quel frangente così drammatico, potesse avere il conforto religioso; ma egli si oppose, motivando il rifiuto con il fatto che sia il padre sia la madre non erano a conoscenza della gravità della situazione, per cui alla vista del sacerdote si sarebbero potuti spaventare. Le condizioni di mio suocero continuavano a peggiorare, per cui contattai telefonicamente il cappellano dell’ospedale pregandolo di portare all’ammalato il conforto del Signore.

Venutolo a sapere, mio marito mi rimproverò aspramente e mi disse che per mia “fortuna” il cognato aveva impedito al sacerdote di entrare nella stanza. Mi sentii addolorata per la cecità sua e di quella dei suoi familiari che, anche di fronte alla morte, non sapevano discernere quale fosse il vero bene per il loro caro. Continuai a pregare e a confidare nella misericordia del Signore, purtroppo però mio suocero entrò in uno stato di totale incoscienza, come ci fu detto da parte di un medico che, a conferma di queste sue parole, scosse violentemente l’ammalato il quale reagì molto debolmente.

Quella stessa notte lo sognai che mi diceva: Ho sete; capii subito di quale “acqua” avesse bisogno e, sentendomi sopraffatta dall’impotenza, chiesi con più forza aiuto al Signore perché provvedesse Lui. La mattina successiva, mentre nel corridoio dell’ospedale aspettavo che i medici visitassero i pazienti, mi si avvicinò una signora che mi chiese notizie; le riferii quanto dicevano i medici, che cioè mio suocero era ormai in stato di totale incoscienza.

Allora lei, che, ora ne sono certa, era un angelo mandato dal Signore, mi disse: I dottori dicono così, ma la persona avverte tutto, solo non ha la forza di rispondere. Queste parole fecero rinascere la speranza di poter fare ancora qualcosa e chiesi a Gesù di ispirarmi le parole giuste da dire al mio congiunto. Mi chinai su di lui e gli sussurrai: Stai sereno, perché Gesù è accanto a te. A sentir pronunciare quel nome il malato aprì gli occhi e mi sorrise, ripiombando poco dopo nella sua apparente incoscienza. Proprio in quel momento passò il sacerdote, lo chiamai perché venisse a pregare per mio suocero e alla domanda del cappellano se volesse pregare rispose vigorosamente di sì con il capo, accennando un segno di croce.

Ricevette così l’unzione con l’olio santo; dopodiché mi chinai su di lui e gli sussurrai: Ora non devi avere più paura perché vicino a te ci sono Gesù e la Madonna. Riaprì gli occhi e pronunciò le sue ultime parole: Grazie, grazie.

Mio suocero morì dopo due giorni, ma già il giorno prima i suoi occhi finalmente aperti testimoniavano lo sguardo dello spirito rivolto alla vera Vita e la sua bocca sorridente la gioia e la pace di sapersi nelle braccia del Signore.

Rossella – Parr. “Don Bosco” – Roma

Share This