“E tutti furono colmati di Spirito Santo”

Siamo 130 giovani nel teatro della parrocchia “S. Giuseppe Cafasso”, a Roma, e ad attenderci troviamo una tavola imbandita con caffè e dolci vari, preparati dai ragazzi della Comunità, che non hanno risparmiato energie affinché tutti potessimo sentirci accolti e amati. Quindi ha inizio la preghiera comunitaria, dove innalziamo una lode potente al Signore, che si fa presente in mezzo a noi e ci mette una grande gioia nel cuore. Lui ci attende come lo Sposo attende la sua Sposa; e ci invita anche a metterlo alla prova, esortandoci a chiedere con coraggio a Lui quello che non osavamo chiedere, perché vuole operare in noi con potenza e compiere attraverso di noi meraviglie. Sentiamo un’unzione particolare sulle nostre vite, mentre ci chiama “sue gemme preziose” e ci assicura che vuole servirsi di tutti noi.

Lodiamo nelle lingue, alcuni si lasciano andare in una danza spirituale e, su invito di chi sta animando la preghiera, andiamo ad abbracciare coloro che si sentono in difficoltà. I cieli sono aperti su di noi e lo Spirito Santo scende come una pioggia, che lava via ogni vecchio modo di pensare, spezza ogni catena e dona libertà. Le parole che ascoltiamo in profezia ci dicono che Lui ci conferma nella chiamata all’amore e le preghiere con l’imposizione delle mani favoriscono tante guarigioni del cuore. L’insegnamento di Paolo e Deborah, fidanzati e prossimi sposi, è semplice e ispirato e tocca il cuore.

Quindi, dopo il pranzo, c’è l’Adorazione Eucaristica, dove la presenza viva di Gesù ci scuote con una potenza straordinaria e dove sentiamo di deporre ai suoi piedi i nostri pesi, perché niente possa più allontanarci da Lui; mentre una parola profetica ci rivela che Lui vuole servirsi di noi per preparare altri ancora al suo Ritorno. Seguono testimonianze molto toccanti e tutto si conclude con la S. Messa, celebrata dal viceparroco don Danilo e animata con i nostri canti

Marianna Durante

 

«Nel giorno di Pentecoste, lo Spirito del Padre e del Figlio viene comunicato nella sua pienezza a ciascun discepolo, manifestando a un tempo l’unità e la diversità della Chiesa. Così, fin dall’origine, la vita cristiana si sviluppa come esperienza insieme profondamente comunitaria e profondamente personale. Chi ci offre la grazia di armonizzare questa duplice dimensione è lo Spirito Santo; se viene meno una di queste due componenti, non viviamo più nel raggio della sua azione.

La presenza dello Spirito – Dio uguale al Padre e al Figlio – è attiva, dinamica: viene per purificare, illuminare, infuocare, guidare e condurre alla vita eterna. Viene soprattutto per cambiare il nostro essere, per fare di noi “una nuova creatura”, per “infonderci” una vita più grande, più forte, più generosa, la sola capace di saziarci e di soddisfarci, cioè la sua stessa vita divina. Egli è il principio di tutta la nostra santificazione e della nostra divinizzazione.

Le condizioni necessarie per ricevere il dono dello Spirito Santo sono la fede, l’umiltà, il pentimento, la partecipazione ai Sacramenti. Sono anche il silenzio, il raccoglimento e soprattutto l’invocazione e la preghiera, sull’esempio di Maria e degli Apostoli nel Cenacolo. È la ragione per la quale la maggioranza delle preghiere che la Chiesa rivolge allo Spirito Santo sono invocazioni: “Veni, Creator Spiritus! Veni, Sancte Spiritus!”. È un grido di domanda, di desiderio: “Vieni! Vieni, o Spirito Creatore! Vieni, o Spirito Santo”. È la richiesta appassionata al Padre e al Figlio affinché mandino lo Spirito, Persona divina. E quando Dio dona, non offre qualcosa, ma dona Sé stesso. A noi è chiesto di saper attendere, di non stancarci di chiamare.

La Chiesa vive per il dono dello Spirito Santo, a lei comunicato in virtù della redenzione operata da Cristo. Ma lo Spirito non è dato una volta per tutte nell’evento della morte di Cristo, bensì è continuamente effuso. Infatti dal cuore di Cristo, trafitto dalla lancia, escono sangue e acqua, simboli del Battesimo e dell’Eucarestia; così lo Spirito continua a essere presente per mezzo dei Sacramenti, che costituiscono la Chiesa. Questa consapevolezza ha portato Sant’Agostino ad affermare: “Noi abbiamo lo Spirito se amiamo la Chiesa; amiamo poi se siamo innestati nella sua compagine e nella sua carità”.

Per godere della presenza dello Spirito e lasciarcene colmare, bisogna amare la Chiesa, avere “il gusto della Chiesa”, che oggi purtroppo sembra venire sempre meno a causa di tanti personalismi e anche di piccoli e meschini poteri.

Lo Spirito non solo riempie il cuore del battezzato ed è l’anima della Chiesa, ma si diffonde e tende a permeare di sé tutta l’umanità: “Spiritus Domini replet orbem terrae”. Del dono dello Spirito Santo partecipa tutto l’universo».

Paolo Todarello e Deborah Cardinali

(Stralcio dall’insegnamento)

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