Quando ho ricevuto il compito di fare questa testimonianza l’ho preso come uno “scherzo” del Signore, perché finora non l’avevo mai fatta nella mia Comunità parrocchiale, ma mi ero sempre nascosto “sotto il banco”. Per di più ho pensato: «Chissà che cosa si aspettano da me…» e così sono andato proprio in crisi; e qui si è fatto sentire “quello del piano di sotto”, che è sempre molto attento a queste nostre debolezze.

Mi sono ritrovato proprio nel deserto spirituale ed è stato molto duro, perché mi dicevo: «Come faccio a parlare dello Spirito se lo Spirito non lo sento?». È stato un bel problema; però mi veniva in mente un insegnamento ascoltato qualche tempo fa, che esortava a chiedere anche in questi momenti, perché lo Spirito c’è sempre. E alla fine, in questo ultimo mese e mezzo, il Signore mi ha ridonato una grande fertilità spirituale, che mi ha permesso di scrivere quello che sto per dirvi.

Quando uno incontra lo Spirito, c’è “un prima” e “un dopo”. Io frequentavo già la Chiesa, quindi il mio non è un caso di conversione eclatante; però Dio non era al primo posto nel mio cuore. Me ne sono accorto quando è finita una storia con una ragazza, che era diventata una sorta di idolo per me. Per di più lei non credeva e, mi dovete credere, non è stato facile; perché noi siamo esseri spirituali e abbiamo bisogno di qualcuno che parli la nostra stessa lingua.

In quel momento ero disperato, come se mi mancasse tutto. Ma il Signore mi mandò in preghiera un brano molto bello, quello della pesca miracolosa, che per me ha significato questo: «Ti sei impegnato ma non hai preso niente, perché eri senza di Me. Ora getta nuovamente le reti, fondando la tua vita su di Me e diverrai “pescatore di uomini”… Soprattutto la tua vita sarà felice, perché ci sarò Io!».

Anche il mio direttore spirituale, all’epoca, mi diceva: «Tu cerchi il Signore solo con la testa, cerchi di capire le sue leggi solo con la ragione… mentre Lui ti invita ad amarlo con il cuore…». Capivo che lo Spirito Santo voleva fare in me quello che non riuscivo a fare con i miei sforzi umani, così decisi di tornare in Comunità (dove ero stato portato bambino da mia madre, che è una Responsabile) per vedere realmente di che cosa si trattava e lì è cominciata la mia vera esperienza.

Sono stati momenti bellissimi, quelli dell’innamoramento. Sembravo un “fagiano” tanto ero innamorato, con lo sguardo perso nel vuoto…!

Prima, come catechista dei ragazzi che si preparano a ricevere la Cresima, dicevo loro che lo Spirito Santo è l’Amore che c’è tra il Padre e il Figlio. Bello! Ma che cosa significava per me? L’ho capito per la prima volta: sentirmi veramente amato da Dio, sentire che questo Amore si incarna e diventa parte di me, sentirmi per la prima volta figlio di Dio, sentirne tutta la dignità. E questo ti cambia la vita.

Perché, sentendomi amato, sono guarito dalla mia scarsa autostima, che risaliva all’adolescenza, quando non mi sentivo accettato per l’aspetto fisico o per il carattere; sono guarito da tante ferite sull’amore e questo mi ha permesso di stare bene con me stesso e di affrontare con gioia e serenità anche le cose che non vanno bene. Ho capito finalmente di essere stato amato anche nei momenti difficili del passato, perché Gesù era lì… ora se te lo dicono è un conto, ma se lo vivi è un altro!

Anche se non avevo il dono delle lingue, ma dicevo solo: «Lode e gloria a Te!», queste poche parole mi portavano alla pienezza; perché in quel momento stavo riconoscendo l’opera di Dio nella mia vita, che era bella così come era.

In questa fase di inebriamento ho avuto il dono di perseverare sempre; perché l’amore è anche volontà, sacrificio. Per cui mi sento di consigliare, a chi magari è all’inizio di questa esperienza, di non desistere, di continuare, di fare il cammino per l’effusione, di aprirsi ai doni che lo Spirito incomincia a manifestare, di inserirsi anche in una Comunità di Crescita. Se io non l’avessi avuta, penso che non sarei qui a testimoniare con la gioia che provo adesso.

Il Signore ci riempie di gioia solo se guardiamo a Lui, perché le tentazioni altrimenti sono tante. Ad esempio per me è stato difficile trovare una ragazza che condividesse la stessa visione del fidanzamento; perché il mondo oggi ti dice: amore=piacere fisico, mentre invece l’amore è donazione, è mettersi in gioco. Ora, se cadiamo, possiamo rialzarci, ma se abbiamo fatto una scelta che sistematicamente ci allontana da Dio, allora lo Spirito geme dentro di noi e noi, che siamo persone spirituali, ne soffriamo.

Finalmente ho conosciuto Maria Cristina, che condivide con me tutto questo. Poi è anche della Comunità! Naturalmente la cosa più importante è che sia del Signore.

Al Corso Giovani dello scorso anno ero venuto anch’io sotto al palco per ricevere la preghiera per i “single”, che, devo dire, ha fatto effetto! Per la mia vita questo era un aspetto fondamentale; come pure è un aspetto fondamentale quello delle “sicurezze”. Io avevo paura del futuro e, quando ho cominciato l’Università, sono andato proprio in crisi al pensiero di come poter raggiungere la laurea, poi di trovare lavoro, ecc.

Naturalmente so che Dio mi ama e che condurrà la mia vita verso un esito positivo, ma, anche se mi sono laureato da pochi giorni, non so ancora che cosa dovrò fare, come mi sistemerò… L’incertezza c’è; ma alla fine mi sto affidando al Signore, perché questo siamo chiamati a fare. Se l’abbiamo conosciuto, non possiamo abbandonare il campo nei momenti di difficoltà: Lui è presente anche lì e la difficoltà serve affinché cresciamo nella fede e impariamo ad affidarci a Lui anche quando le cose sembrano impossibili.

Io l’avevo capito, ma non riuscivo a metterlo in pratica; e allora pregavo, pregavo… e all’apice di questa preghiera, un sabato, a “Don Bosco”, venne annunciata una guarigione da questo spirito di sfiducia, che effettivamente andò via. Quello stesso giorno ho conosciuto la mia fidanzata. Come tutto torna!

Un’altra cosa dove sicuramente lo Spirito mi ha guidato è stato il servizio. Lo facevo anche prima; perché è importante “ricambiare”, anche attraverso opere pratiche. Ora, quando me ne propongono uno, sento di dover pregare prima di accoglierlo, perché non dobbiamo fare niente per noi stessi, convinti di essere bravi. La parola stessa, “servizio”, rimanda a “ciò che serve”. Quindi dobbiamo metterci in preghiera e cercare di capire che cosa il Signore vuole da noi. Io per esempio ho capito che Lui mi ha messo a lavorare nella mia Comunità parrocchiale, dove animo un gruppo di ragazzi che non sono della Comunità, ma ai quali porto la bellezza dell’amore che sperimento qui. È normale che poi scaturiscano domande particolari ed è capitato che una ragazza, incuriosita, sia venuta a pregare. Chi incontra il Signore nella realtà carismatica, poi deve riflettere questo incontro in tutta la sua vita; tutti i servizi che fa devono riflettere questo amore e questa conoscenza di Lui.

In conclusione quello che sento di dirvi è: lasciamoci guidare dallo Spirito, andiamo dove Lui ci vorrà portare e soprattutto non siamo “tirchi”, pensando di tenerci stretto il nostro tempo, di non poter fare questo o quest’altro. Invece doniamoci, certi che “chi donerà la propria vita, la salverà”.

Testimonianza di Daniele Grassucci

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