Gesù mi aveva sempre chiamato, fin da quando ero piccola, ma io non avevo alcuna intenzione di trascorrere le mie giornate in chiesa e volevo solo divertirmi. Sono stata sempre molto ribelle e nella vita non ho combinato che danni; fino a quando ho scoperto di essere ammalata ai reni, che non funzionavano quasi più. Allora ho cominciato a cercare Dio, a chiamarlo, ma “a modo mio”, senza partecipare alla Messa o ai Sacramenti; e ho cominciato a scrivere su un quaderno il mio dolore, le mie debolezze, la mia paura di morire. Scrivendo ho iniziato inconsapevolmente a pregare, a implorare misericordia, a vedere anche i miei peccati. Ero disperata, al pensiero che avrei lasciato soli mio marito e due bambini piccoli, e presi a piangere tutti i giorni, di nascosto, cercando di non farmi vedere dalla mia famiglia; ma alla fine sono caduta in una forte depressione, con attacchi di panico. Mentre mi preparavo per entrare in dialisi, ho scoperto di essere nuovamente incinta ma, nonostante il mio desiderio, ho perso il bambino. Per cui ero sempre più depressa e disperata. Di lì a poco però fui invitata a una preghiera carismatica, alla quale andai per curiosità e per ringraziare tutte le persone che avevano pregato per me. Quell’incontro rapì il mio cuore e mi fece capire che la forza poteva venirmi solo da Gesù, del quale m’innamorai. Fu per me l’inizio di una nuova vita. Solo che, dopo questa parentesi, sarei dovuta tornare a casa mia; così mi misi a cercare su Internet se ci fosse una comunità carismatica dalle mie parti e la mia attenzione cadde sulla Comunità Gesù Risorto di Cento, in provincia di Bologna. Mi colpiva il nome e anche il giorno e l’ora dell’incontro erano per me molto comodi. Andai; mentre pregavo, sentivo sempre più forte nel cuore che quello era il mio posto e che ero felicissima di stare lì. Iniziai il percorso e ricevetti anche l’effusione, che fu per me un’esperienza unica: Gesù era sceso in terra per incontrarmi e non mi avrebbe più lasciato. Ormai la malattia non mi spaventava più, perché sapevo che il Signore se l’era caricata sulle sue spalle. Facevo la dialisi tranquillamente, come se si trattasse di una semplice puntura, e la depressione e gli attacchi di panico sparirono, perché io non mi sentivo per niente una persona malata. Ero anche speranzosa in un trapianto renale; ma mi resi conto che diventava sempre più difficile entrare nelle liste, poiché avevo anche un serio problema alla vescica, congenito e non operabile. Al Convegno del 2014, mentre si pregava per i malati, ho fatto finalmente un gesto di umiltà e ho chiesto al Signore di guarirmi e, proprio in quel momento, un animatore ha annunciato che Lui stava guarendo una sorella da un problema serio alla vescica. Sono scoppiata a piangere, perché sentivo che quella parola era rivolta a me. E finalmente arriva anche il rene! Per cui devo sottopormi immediatamente all’intervento. è durato nove ore e sono stata quattro giorni in terapia intensiva, ma, paradossalmente, era tutto bellissimo, perché sentivo la forza di Gesù, che mi ha dato anche la possibilità di testimoniarlo alle altre ricoverate, aiutandone alcune a tornare alla preghiera e alla confessione. Sentivo che la sua croce è l’unica speranza per le persone malate e che dalla croce possiamo attingere la forza per affrontare tutto, anche quelle situazioni spirituali che a volte fanno più male della malattia fisica. Così ho riconosciuto il Signore e ora so che è l’amore più grande che si possa avere nella vita. Grazie, Gesù, perfino per l’esperienza della malattia, dalla quale ho imparato tante cose, e grazie perché non mi hai mai lasciato sola e mi hai guarito.

Testimonianza firmata

Parr. “S. Biagio” – Cento

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