Ancora non abbiamo iniziato, ma i fratelli stanno già cominciando ad entrare nella tenda. Fa tanto caldo, ma questo non scoraggia di certo chi è arrivato da tanto lontano, per partecipare a questo 32esimo appuntamento internazionale della nostra Comunità. In effetti ci sono fratelli che sono partiti in macchina la notte scorsa, pur di arrivare in tempo e fratelli che hanno dovuto prendere il traghetto o l’aereo.

Intanto dall’altoparlante ascoltiamo i canti della Comunità, che ci introducono pian piano nel clima del convegno. Quanto è bello salutare le persone che incrociamo e dire a ciascuno: “Benvenuto! Il Signore ti benedica e buon convegno!” Eppure tante volte abbiamo fatto la riflessione che, in fondo, un convegno di un anno vale l’altro. Un po’ come dire: be’, facciamo sempre le stesse cose… Ma non è vero!! È solo una tentazione. Ogni anno c’è una grazia diversa, un dono diverso, un’esperienza speciale che Gesù ha preparato proprio per ciascuno di noi. E, se ce la perdiamo, abbiamo perso un’occasione per stare con Lui, per vivere Lui e la Sua resurrezione.

“Voglio cantare un canto nuovo solo per Te…Sii esaltato fino al cielo e su tutta la terra, Signore… mi rifugio sulle tue ali…”. Sono queste le parole che stiamo ascoltando mentre aleggia questo pensiero di scoraggiamento. Basta. Ora comincia la preghiera e la forza di Dio non è lontana. Verrà subito in nostro soccorso. E poi stare con i fratelli è già una cura!

Ognuno di noi è arrivato qui non solo con il proprio carico di problemi, ma anche con la richiesta di tante persone che hanno bisogno di preghiere e che, non potendo partecipare di persona al convegno, raccomandano al Signore le loro vicissitudini ed i loro cari attraverso i fratelli. Ma pensiamo forse che il nostro Dio, “il Dio grande e potente su tutta la Terra”, come dice la Scrittura, non lo sappia? Forse Egli non s’intenerirá di fronte a quanti si rivolgeranno a Lui con tutto il cuore? No, Egli è già all’opera e, anzi, ci precede e ci dona la salvezza, la pace e la misericordia.

 

Noi, cultori del Suo Nome, noi che abbiamo bisogno d’incontrarLo, noi che vogliamo sperimentare la Sua presenza, noi che Lo desideriamo e che Lo invochiamo, sappiamo per certo che ora faremo questo incontro…

Entrano alcuni giovani sventolando le bandiere di tutte le nazioni in cui la Comunità è presente. Questo gesto sta a significare che simbolicamente il mondo intero viene accolto qui, questo pomeriggio, in questa tenda. Chiediamo al Signore che Egli l’allarghi davvero a tutti i popoli e che la Sua Parola giunga agli estremi confini della Terra anche tramite la Comunità Gesù Risorto. Il tema di queso convegno è proprio: “Non con la forza, né con la potenza , ma con lo Spirito di Dio” (Zac 4,6). Solo il Suo Spirito, infatti, può guarire il mondo avvelenato dal peccato e dall’egoismo, reso cieco e sordo agli appelli di quanti soffrono nel corpo e nell’anima, di quanti non hanno da mangiare, sono soli, vecchi, malati… un mondo che vede e sente solo il richiamo dei soldi e del potere. Gesù, vieni in nostro soccorso!

 

Finalmente inizia la preghiera. Cantiamo:”Che gioia quando mi dissero saliamo al monte del Signore!” Cominciamo, dunque, questa ascensione verso di Lui, che è poi una discesa nel profondo del nostro cuore, dove Lui ci attende. “Gesù è potente, è il Signore della vita”, dice Paolo dal palco, “e noi vogliamo ringraziarLo per i doni che ci ha dato, per i miracoli che ha compiuto nella nostra vita”. Si alza poi il canto in lingue. È la lode dei poveri, è la lode di coloro che confidano solo in Dio. Le schiere del Cielo sono unite a noi in questo canto. “Sorgi, Signore, sorgi in tutta la Tua potenza santa e terribile e compi ancora prodigi e miracoli tra noi… – annunciano dal palco – Gesù vuole rinnovare la Sua Pentecoste qui, in questa tenda…Vieni, Spirito Santo di Dio, del Dio Vivente, ed effonditi su di noi con lingue di fuoco. incendiaci di amore, riempi il nostro cuore con il Tuo fuoco!”

L’azione potente dello Spirito è già qui, ma veniamo tutti invitati ad invocare la potenza di Dio, perché ciascuno la desideri e la sperimenti personalmente. Ci prendiamo per mano. Vogliamo sentire la comunione che ci unisce ed anche aiutarci e sostenerci l’un l’altro. “Santo Spirito vieni in noi, vieni in noi”, cantiamo, “Spirito di potenza, Spirito liberatore, vieni in noi!”… Molti hanno gli occhi chiusi. Altri piangono, altri sorridono. Il Signore sta toccando l’assemblea con la Sua potenza d’amore.

I cieli si stanno aprendo su di noi, mentre lo Spirito Santo ci consola e ci guarisce, ci accarezza il cuore e fascia le ferite. Chiediamo al Signore di proseguire la Sua opera. Quanti pozzi profondi in cui c’è solo solitudine e tristezza Egli vuole raggiungere, quante vite spezzate vuole ricostruire! Non serve raccontargli la propria storia. Dio conosce ogni suo figlio ed ascolta il grido del povero e la voce flebile di chi non ce la fa più. “Tocca i miei pensieri, i miei sentimenti, perché ho bisogno di te!, grida Roberto.

“Il Signore ci sta ascoltando. Ci chiama oggi ad esser come Lui, risorti”, sente Maria. “Non mi sono dimenticato di Te. La mia misericordia è sulla tua vita. Ricorda tutti i benefici che ho compiuto finora per te. Sono io, sono il Signore che si è fatto incontrare da te la prima volta e che ora viene ancora a salvarti. Io ti amo, figlio mio. Se tu oggi sei qui, è perché Io ho predisposto per te questo momento di grazia proprio per te”…

Il Signore chiede oggi a ciascuno di noi di lasciarci amare. Lui è qui per questo. A qualcuno sta dicendo di non disperare, di avere fiducia, perché Egli può fare nuova ogni cosa, può cambiare tutto…E noi Gli raccomandiamo il fratello o la sorella che abbiamo accanto. Gesù si china su ognuno di noi, sta passando in mezzo all’assemblea. Vuole consolare molti cuori afflitti e rialzare le mani stanche. Vuole liberarci dalle oppressioni.

“Coraggio, non temete! Ecco il vostro Dio. Egli viene a salvarvi..Non temere, perché il deserto della tua anima fiorirà. Egli ti libera dalla paura, dalla schiavitù dei tuoi vizi, dal peccato che ti opprime “. È la profezia che il Signore ci manda. Che bello! Ora molti, invitati dall’animazione, lanciano un grido di fede, come il cieco Bartimeo. “Chiama per nome la malattia e chiedi a Lui la guarigione! Fai un gesto di fede e tocca il mantello di Gesù! Tocca, o Signore, gli smarriti di cuore e chi ha perso la speranza. Tocca, o Signore, chi è schiavo del demonio. Tu sei Dio, Tu puoi tutto!”

Un grido di fede, che fa fermare il Signore davanti a noi: Gesù, Figlio di Davide, abbi pietà di me! Dio dell’impossibile, Re dei re! E Gesù ci risponde: “Sì, lo voglio. Guarisci! Sii liberato!” Lo Spirito Santo ci invia pure il passo Atti 5,12-16, a conferma di quanto abbiamo sentito nel cuore. È il passo che racconta la storia della Chiesa primitiva, la Chiesa della Pentecoste, la Chiesa in cui avvenivano conversioni, miracoli e prodigi ogni volta che gli Apostoli ed i discepoli pregavano ed invocavano il nome di Gesù…

Nel canto continuiamo a lodarlo: “…Dio dell’impossibile, re di tutti i secoli… i popoli ti acclamano, i cieli ti proclamano re dei re…” . Sentiamo il Signore vicino, chino su ognuno di noi. “Sono qui, non temere. Io sono con te e ci sarò sempre.”, ci sussurra all’orecchio del cuore. E noi gli rispondiamo: “Grazie, Gesù! Gesù, Tu Dio dell’impossibile e povero tra i poveri, tocca e guarisci chi è malato, disperato, chi non ce la fa, chi non vede una via d’uscita. Regna con il tuo amore su di noi!”

Poi ci imponiamo le mani l’un l’altro, ci mettiamo a servizio dei fratelli. Dio ci sta amando, noi Gli chiediamo Un dono di grazia per ciascuno. Questa preghiera ci unisce ancora di più e fa sì che ci annunciamo il Suo amore reciprocamente. Quanti bisogni inespressi nei cuori di tanti! Quante difficoltà, spirituali e materiali, che rendono difficile la vita e le relazioni con Lui e con gli altri! Dio però non ci giudica, ma viene ad amarci, contento di questo amore scambievole tra di noi.

“Cantate al Signore un canto nuovo, perché ha fatto cose stupende… si è rivelato nostro Salvatore. Tutta la Terra ha visto la salvezza del nostro Dio”, viene annunciato in una profezia dal palco. Grazie, Gesù, grazie. Davvero sei grande ed in Te abbiamo la nostra vittoria. Non cesseremo mai di confidare nella Tua Grazia!

OMELIA di DON STEFANO RANFI

La S. Messa del 25 aprile è stata presieduta da Don Stefano Ranfi, parroco di San Tarcisio, in Roma. Durante l’omelia, Don Stefano ha detto:

“Era questo quello Gesù che aveva spiegato agli Apostoli durante i tre anni in cui era stato con loro: che il Cristo doveva patire, essere crocefisso e poi risorgere il terzo giorno. Per tre anni Gesù aveva vissuto, camminato, mangiato e dormito con loro. Aveva insegnato, maaveva anche provato l’ostilità dei Farisei. E gli Apostoli ne erano stati testimoni ed avevano visto il popolo che Lui guariva e che Lo osannava… Eppure, arrivato il momento culmine della morte di Gesù, quando tutto questo avrebbe dovuto diventare vita per loro ed acquistare un senso profondo di salvezza, essi fuggono terrorizzati.

Per gli Ebrei Dio era l’Altissimo, l’Onnipotente ed anche tutti gli altri Suoi titoli rispecchiavano la grandezza del Signore contrapposta alla piccolezza dell’uomo. Ma questo Dio che ha guarito le folle da ogni malattia, ha deciso di sconfiggere Satana con l’umiliazione della croce, con la spoliazione della Sua divinità. Gli Apostoli però erano smarriti, persino arrabbiati con Gesù, che si era lasciato prendere dalle mani del malfattori.

Anche i discepoli di Emmaus erano delusi e tristi: “Pensavamo fosse Lui il Liberatore d’Israele, ma è stato crocefisso come un reietto! Eppure alcune donne ci hanno detto di aver avuto una visione di angeli…”. Essi parlavano così, ma non credevano alle donne, equiparate a chi non contava nulla e non era dunque degno di fede. Che paradosso! La nascita di Gesú fu annunciata dagli angeli ai pastori, una categoria di persone sottostimate, simili agli zingari odierni. E, quando Gesù risorge, appare proprio alle donne. Esse non avevano personalità giuridica, non potevano ereditare né testimoniare, dovevano essere invisibili in una società maschilista, come quella ebraica. Gesù ha pensato sempre agli ultimi, agli esclusi, che hanno sempre avuto il primo posto nel Suo cuore!

Gesù ha aperto gli occhi ai discepoli di Emmaus con lo spezzare il pane. Gesù svanisce dalla loro vista dopo questo gesto, perché la Sua missione era compiuta. Allora, infatti, essi avevano compreso. Gesù era resuscitato ed essi Lo avevano visto. Per questo, senza badare all’oscurità ed ai suoi pericoli, tornarono in fretta a Gerusalemme di notte, per dare l’annuncio a tutti gli altri.

Ma gli Apostoli, i Dodici, avevano ancora paura e non credevano. Così Gesù si fa toccare, chiede da mangiare. Il Crocefisso era ora il Risorto, lí davanti a loro. La Sua resurrezione non aveva cancellato i segni della Passione. I chiodi si vedevano. La piaga del costato era aperta. Era là che Gesù era stato trafitto dalla lancia. Dall’acqua uscita dal Suo cuore era nata la Chiesa. Il Suo sangue aveva redento l’umanità. L’ignomia della croce era diventata strumento di salvezza.

Per noi cristiani la morte è quindi una sorella, non è un teschio orribile, che mostra la fine totale della vita, la putrefazione del corpo. La morte è la sorella che ci prende per mano, che ci accompagna verso Gesù, in paradiso.

Gli Apostoli non credevano ed erano attoniti, sebbene potessero toccare il Risorto. Infatti occorre una conversione per credere in Gesù, il Dio dell’impossibile che sconfigge la morte e risorge. E noi siamo chiamati a questa conversione del cuore. Siamo chiamati a riconoscere che la morte in Cristo è una vittoria, che le sconfitte sono in Cristo resurrezione, che tutte le malattie e le fragilità sono in Cristo una grazia. Chiediamo a Gesù che in questi giorni di convegno ci faccia comprendere che Lui è il Vivente ed il Risorto.

Pensiamo pure a quei nostri fratelli dello Sri Lanka, che nel giorno della scorsa Pasqua erano in chiesa ed ascoltavano il Vangelo della resurrezione. In un lampo essi si sono trovati davanti al Signore risorto. Egli è apparso loro come il Vivente e li ha abbracciati. Umanamente l’attentato che li ha colpiti ci è parsa una disgrazia immane, ma consideriamo che essi, che stavano solo ascoltando il racconto della resurrezione, sono entrati all’improvviso nella resurrezione! Tutti dobbiamo desiderare ardentemente di andare un giorno con Gesù. ChiediamoGli questa grazia.”

 

 

 Myriam Ramella Cascioli

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