«Io non mi confonderò mai con quei matti!»

Ho 36 anni e provengo da una famiglia cattolica praticante. Sin da piccolo ero stato abituato a essere presente, almeno fisicamente, alla Messa tutte le domeniche e a comportarmi da “cristiano” nel senso comune del termine. Anche mia moglie Antonella è stata educata secondo la fede cattolica e nel nostro piccolo abbiamo cercato di formare una famiglia secondo la nostra fede.

A un certo punto della nostra vita il mio lavoro di ricercatore in Cosmologia mi ha richiesto di passare un periodo di specializzazione all’estero di circa 5 anni. Dapprima ci trasferimmo tutti negli USA, ma dopo tre anni Antonella, Francesca e Daniele sono tornati a vivere a Roma e io, nel tentativo di avvicinarmi, ho accettato un lavoro nel nord dell’Inghilterra.

Questi anni spesi all’estero sono stati fondamentali per la mia carriera lavorativa, ma stavano inesorabilmente rovinando la mia vita affettiva e spirituale. Infatti, quando rientrai definitivamente in Italia, ero diventato molto scontroso con tutti. Il mio lavoro mi aveva portato a rimettere in discussione questo Dio che, seppure continuava a esistere, secondo me, tutto sommato, si faceva gli affari suoi.

Mi ero fortemente convinto che le cose qui sulla terra dobbiamo sbrigarcele da soli e che Dio sta lì solo a guardare. Inoltre, non andavo più a Messa e non avevo intenzione di ritornarci, figuriamoci poi confessarsi, né volevo ascoltare mia moglie quando diceva di volerci andare insieme. Anche il rapporto con lei si stava logorando fortemente: lontani ormai da due anni, eravamo abituati a vivere come se l’altro non ci fosse e, quindi, non avevamo più nulla da dirci. Per esempio, in occasione di un viaggio in macchina durato sei ore, non ci siamo scambiati neppure una parola.

Ricordo anche che non andavamo mai a dormire contemporaneamente. Inoltre, quando mia moglie durante la notte si avvicinava a me, io in modo molto sgarbato le dicevo di tornare nella sua metà del letto. In questa situazione disastrata il Signore è venuto in nostro aiuto, manifestandoci la sua misericordia.

Tutto è cominciato quando uno dei miei fratelli, Maurizio, che era separato dalla moglie Daniela da alcuni anni, iniziò a frequentare la Comunità. Anche lui era una persona molto attaccata al lavoro e, quando ho saputo che aveva cominciato a frequentare assiduamente un gruppo carismatico, ne rimasi molto meravigliato. Lo prendevo in giro dicendogli di guardarsi bene da tutti questi “spiritati” perché c’era il rischio che si “spiritasse” anche lui. Dopo alcuni mesi che frequentava la Comunità, Maurizio decise, con largo anticipo, di partecipare al Convegno internazionale. Appena mia madre lo seppe si accordò con lui per andarci insieme, poiché era da sempre affascinata da questo Movimento. Decisero anche di prenotare un terzo posto, sperando di convincere l’altro mio fratello Francesco, che è sacerdote e che all’epoca non frequentava ancora la Comunità.

Nel frattempo, in una preghiera personale, alcuni responsabili annunciarono a Maurizio che il Signore voleva risanare la sua famiglia. Confortati da ciò, mio fratello e sua moglie Daniela decisero di provare a ricucire il loro rapporto, partecipando al Convegno insieme ai figli. A questo punto mia madre, non avendo più il posto in auto per raggiungere la località in questione chiese a me di accompagnarla e mi disse anche della loro decisione, per me assurda. Andai su tutte le furie, inferocito contro tutti quegli incoscienti che, accaparrandosi il diritto di parlare in nome di Dio, avevano detto a mio fratello e a mia cognata che potevano ricominciare. Ero sicuro che questo ennesimo tentativo sarebbe finito male, come tutti quelli precedenti, e non sopportavo che persone estranee potessero dare un consiglio così assurdo e insensato, senza conoscere le situazioni: per me erano totalmente incoscienti. Dicevano che Dio fa nuove tutte le cose e cambia i cuori e le menti, ma per me erano solo cose da film.

Dapprima mi rifiutai di accompagnare mia madre, ma lei disse che ci sarebbe andata comunque, anche a piedi (considerate che pochi mesi prima aveva avuto pure una frattura del femore), così le dissi che, nonostante tutti i miei impegni, l’avrei accompagnata: in realtà volevo solo farle capire che per lei sarebbe stato impossibile spostarsi dall’hotel alla tenda da sola e senza macchina; così l’avrei riaccompagnata la sera stessa a casa.

Poiché attribuivo le colpe di tutto quello che stava accadendo a Maurizio e Daniela e al loro assurdo tentativo di riconciliarsi, non volevo assolutamente incontrarli. Mi assicurarono che sarebbe stato impossibile incontrarli, poiché noi alloggiavamo in alberghi molto distanti e nella tenda ci sarebbero state comunque più di 4000 persone.

Arrivò il giorno del Convegno. Io accompagnai mia madre e la aiutai ad entrare nella tenda dove si svolgeva la preghiera. Appena entrato, rimasi agghiacciato nel vedere tanta gente che lodava, cantava e danzava. Mi colpirono particolarmente tutte quelle persone che dicevano parole incomprensibili e a voce alta commentai: «Guarda quanti matti ci sono in giro! Quanti scemi!». Credevo fermamente che tutti loro si stessero lasciando suggestionare e ripetessero semplicemente le parole confuse e incomprensibili che qualcuno diceva a caso. Ricordo anche che prendevo continuamente in giro mia madre. Dato che c’era tanto fango e il terreno era molto scivoloso le dicevo: «Dai, casca! Rompiti l’altra gamba che poi vengono ‘sti spiritati, ti impongono le mani e il Signore ti guarisce». Ironia della sorte, ma ora dico “disegno di Dio”, una delle prime persone che incontrai nella tenda fu proprio mio fratello Maurizio. Molto stizzito mi rivolsi a lui dicendogli: «Allora ‘sto Signore ti ha guarito la moglie o no? Tutto sistemato adesso, vero? Finalmente siete in pace, no? È cambiata la situazione?».

Terminata la preghiera ero troppo stanco e non ripartii per Roma. Decisi quindi di rimanere fino al giorno dopo. La mattina seguente, sempre più arrabbiato, mi recai alla tenda insieme a mia madre. Continuavo a prendere in giro tutte le persone che incontravo, soprattutto quei “matti” che, a mio giudizio, si illudevano di parlare in lingue. A un certo punto della preghiera, tuttavia, alcuni responsabili si avvicinarono a me e mi chiesero: «Possiamo pregare per te?». Io con la bocca risposi di sì, ma dentro di me pensavo: «Fate pure quello che vi pare, tanto siete una massa di esaltati».

Non appena quei fratelli mi imposero le mani accadde qualche cosa che ancora oggi, a raccontarlo, mi emoziona e mi riempie di meraviglia e stupore: sentii un amore immenso che mi attraversava in lungo e in largo. Sentivo dei brividi intensissimi che salivano e scendevano lungo la schiena e un grande calore diffuso su tutto il corpo. A quel punto cominciai a piangere intensamente. La mia bocca era così spalancata che le giunture mi facevano male. In quel momento presi coscienza di aver rinnegato quel Gesù che avevo conosciuto quando ero più giovane: interiorizzai le parole dell’evangelista Matteo quando, parlando del rinnegamento di Pietro, dice: «… E, uscito all’aperto, pianse AMARAMENTE» (Mt 26,75).

Alla fine di questa preghiera sentii dentro di me una pace immensa, mai provata prima. Anche se non lo ammettevo, non vedevo l’ora che ricominciasse la preghiera pomeridiana. Quello stesso pomeriggio ricevetti un’altra preghiera nella quale mi annunciarono che il Signore mi stava dando il dono del canto in lingue. Tra me e me pensai che mi stessero prendendo in giro, ma non dissi niente. In ogni caso mi sentii più leggero e pieno di gioia, tanto che uscii fuori dalla tenda e telefonai a mia moglie, dicendole che il Convegno era bellissimo e proponendole di unirsi a noi. Lei acconsentì e immediatamente andai a Roma a prendere lei e i nostri figli.

Dato che non c’era più posto nell’albergo in cui alloggiavo, ci dovettero sistemare in un altro, la cui qualità lasciava molto a desiderare. Nonostante ciò, sentivo dentro di me una gioia incontenibile e le condizioni di quell’hotel mi facevano semplicemente sorridere. Il mattino seguente mi svegliai abbracciato a mia moglie. Da anni non succedeva! Mostrai una tenerezza che non le avevo mai dimostrato. Le dicevo in continuazione: «Ti amo, ti amo, ti amo! Non so perché te lo dico, ma non riesco a smettere». Lei mi guardava stupita e sorpresa, ma non diceva niente.

In quel momento il Signore ci stava facendo un grande dono, facendoci vivere nello spirito la realtà del sacramento del matrimonio. Per la prima volta sentivo vivo dentro di me d’essere un tutt’uno con mia moglie, “non più due, ma una sola carne e un solo cuore” (Mt 19,6).

Quella mattina avevo la lode nel cuore. Lodavo e ringraziavo il Signore dappertutto e non riuscivo a smettere.

Con questa lode nel cuore arrivai alla tenda.

Non appena iniziò la preghiera cominciai a emettere un suono melodioso con la bocca che non riuscivo ad interrompere. Mio figlio, pensando che giocassi, mi tappava la bocca per farmi stare zitto, ma io non riuscivo a fermarmi.

Maurizio e Daniela arrivarono alla tenda con molto ritardo, circa mezz’ora dopo che la preghiera era cominciata. Erano rimasti veramente pochi posti a sedere, due dei quali proprio nella fila davanti a quella dove eravamo seduti io e mia moglie. Il Signore volle che, fra le varie combinazioni possibili, mia cognata si sedesse proprio davanti a me. Io comunque non lo sapevo, visto che sin dall’inizio della preghiera avevo tenuto gli occhi chiusi, concentrato nel lodare e ringraziare il Signore.

Durante questa preghiera alcuni responsabili cominciarono a pregare per me con l’imposizione delle mani. Come le volte precedenti, sentii subito l’amore del Signore che mi riempiva pienamente. A un certo punto i responsabili mi annunciarono che il Signore mi chiedeva di cercare il suo volto. Io non capivo cosa volessero dire: vedevo come un corridoio buio, con una luce in fondo, e pensavo che dovessi cercare il volto di Gesù su un eventuale quadro attaccato alle pareti. Per quanto mi sforzassi non riuscivo a vedere nulla. A un tratto, i responsabili mi dissero: «Inginocchiati davanti alla potenza del Signore».

Io piegai le ginocchia e in quel frangente la mia testa si posò sulla schiena di mia cognata che stava seduta innanzi. Senza che me ne accorgessi, le mie mani si posarono sul suo capo, che cominciai a stringere con forza. Contemporaneamente incominciai a gridare in lingue con un’intensità e una foga per me impensabili.

Proprio io che per tre giorni avevo deriso tutti quei fratelli che balbettavano suoni incomprensibili, avevo cominciato a fare lo stesso. Anzi di più: emettevo suoni e parole strane con tutte le mie forze e non riuscivo a smettere. Ricordo molto bene che, alcuni minuti dopo aver cominciato a gridare in lingue, i responsabili mi dissero di calmarmi, ma io non potevo. La preghiera continuò in questo modo per molti altri minuti. Alla fine smisi di parlare in lingue e dentro di me sentii una pace infinita.

Più tardi, durante la celebrazione della Santa Messa, mi ritornarono in mente le parole dei responsabili: «Il Signore ti dice: cerca il mio volto». In quell’istante vidi chiaro il volto del Signore, che prima inutilmente cercavo sulle pareti di quel corridoio buio, in mia cognata Daniela. Dissi tra me e me: «No, Signore, non è possibile, non mi puoi chiedere questo!». E me lo ripetei un bel paio di volte. Ma quella sensazione era più forte di me. Allora mi feci coraggio e, abbracciando Daniela, le dissi: «Ti voglio bene». Grande fu il mio stupore quando lei, senza esitare, mi rispose: «Lo so, me l’hai detto fino ad ora».

Tutto quello che avevo gridato in lingue durante la preghiera precedente lei lo aveva sentito in italiano!

Da quel giorno il Signore ha continuato a operare con molti prodigi. Mio fratello e mia cognata sono tornati a vivere insieme e, come aveva promesso loro, Egli sta veramente ricostruendo la loro famiglia. Io ho finalmente scoperto che Gesù è vivo e ci ama di un amore immenso, che si riversa come un fiume anche su tutte le persone che ci circondano. Adesso vivo la famiglia in modo più completo. Inoltre, proprio io che non avevo mai tempo per nulla, ora riesco a pregare con la mia famiglia, con la Comunità e quasi quotidianamente partecipo alla Messa.

Grazie, Gesù, perché ti sei rivelato. Lode, Gloria, Onore e Potenza a Te che sei il mio Dio.

Pasquale

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