“MI HA SCELTO E MI HA MANDATO”
“Lo Spirito del Signore è sopra di me; per questo mi ha consacrato con l’unzione, e mi ha mandato per annunciare ai poveri un lieto messaggio, per proclamare ai prigionieri la liberazione e ai ciechi la vista” (Lc 4,18).
La scelta
La seconda parte del brano di Isaia parla della scelta e della missione. Siamo nella sinagoga di Nazaret e Gesù, aprendo il rotolo del Libro, legge questa profezia e la applica a sé, perché la realizza proprio Lui, il Messia scelto e inviato dal Padre con il compito preciso di ricongiungere a Dio tutti i figli che erano stati dispersi dal distacco originale. Gesù infatti è il Figlio eterno, quello generato e non creato, che prende corpo e sangue nel seno di Maria Vergine, viene nel mondo, prende su di sé tutto ciò che fa parte dell’uomo e, vivendo da vero uomo in mezzo agli uomini, realizza la salvezza , la redenzione.
Dopo Gesù, nel corso dei secoli, molti altri che hanno creduto in Lui sono stati unti dallo Spirito Santo e inviati per ricongiungere al Padre i figli perduti, i quali sono diventati a loro volta altri annunciatori di salvezza, operatori di prodigi e testimoni della misericordia di Dio verso l’uomo, prolungando così nel tempo la missione affidata a Gesù. Faccio questa affermazione con grande sicurezza, perché ho qui, davanti a me, migliaia di testimoni che possono confermare la verità di ciò che dico: quanti di noi, ricevendo l’annuncio da qualche fratello, hanno sentito all’improvviso nel cuore la potente voce dello Spirito che ci ha fatto capire di essere amati da Dio e ci ha trasformati in annunciatori del Regno, perché convinti personalmente di ciò che abbiamo visto e udito.
Siamo stati chiamati per nome, uno ad uno, scelti, segnati da un sigillo di fuoco, con una vocazione chiara che ci identifica e ci costituisce “ambasciatori di Cristo”, mettendoci in una condizione nuova davanti a Dio e davanti al mondo. E questa scelta, fratelli, è definitiva; oserei dire perentoria. Non è certo una scelta provvisoria, passeggera, perché lo Spirito Santo nello stesso momento in cui ci ha scelti ci ha riempiti di se stesso: non ci ha toccati soltanto in un pezzetto di cuore, ma ci ha riempiti di sé, ci ha separati, riservati a Lui; e non ha riservato per sé soltanto qualcosa della nostra vita o del nostro tempo, ma la totalità di quello che siamo.
La vocazione e la scelta dunque rimangono per sempre, anche se lo capiremo gradualmente, entrando in un rapporto sempre più intimo con il Signore. La potente azione dello Spirito Santo, accolta con docilità, ci fa tendere sempre di più ad identificarci con Gesù, che ci unisce tutti insieme rendendoci adoratori – con Lui e nel suo nome – del Padre che lo ha inviato. Quando noi facciamo questo, diventiamo tutti uniti Gesù e le nostre preghiere, le nostre lodi, le nostre braccia alzate sono la preghiera di Gesù che agisce in noi; per questo avvengono poi tante cose meravigliose: è Gesù che prega attraverso noi!
Certo noi non veniamo spogliati improvvisamente della nostra mentalità e dei nostri sentimenti umani, pieni di speranza , ma anche di calcoli… Il Signore ha pazienza, anche se ci parla con molta chiarezza dicendoci: “Se mio; ho su di te un diritto di proprietà, perché ti amo e tu hai risposto sì al mio amore. Ma ricordati che sei mio a modo mio, non a modo tuo; fidati di me!”. Noi vogliamo essere del Signore come vogliamo noi, mentre Lui ci dice con chiarezza: “Devi fidarti di me”. E in questa richiesta di fiducia comincia per noi la macerazione, l’annientamento, la morte a noi stessi e al nostro egoismo.
Come Gesù entriamo nel Getsemani, dove è duro fare la volontà di Dio Padre, ma è proprio questo che ci chiede il Signore. Lo Spirito Santo prende possesso di una carne che deve essere “lavorata” da Lui. La vita nuova e i compiti nuovi che vuole affidarci mal si conciliano con il nostro modo di essere: “Non si mette vino nuovo in otri vecchi” dice Gesù, ed è vero; l’otre deve essere nuovo, altrimenti si rompe, perché non regge al fermento del vino nuovo! Questo significa che non possiamo pretendere di servire Dio secondo i criteri e la mentalità vecchia, ma permettendo allo Spirito di “fonderci, di plasmarci, di riempirci, di usarci”, come cantiamo al momento dell’effusione.
Quando siamo stati chiamati dal Signore molti di noi erano lontani da Lui, i più erano distratti da mille problemi che li portavano a vivere una vita convulsa, piena di sofferenze e di delusioni, fino ad arrivare a quello stato di perenne insoddisfazione e anche al poco rispetto per se stessi. Quante volte abbiamo detto: “Non ce la faccio più, non sono capace” e ci siamo messi di lato, perché gli altri erano più bravi, più belli, più forti, più santi di noi. Eppure molti di noi hanno sentito la voce dello Spirito proprio in quel momento in cui ci sentivamo inutili, falliti, incapaci di dare un indirizzo serio alla propria esistenza, pieni di rabbia verso tutti e tutto. Adesso vi invito a riandare con il pensiero alla vostra chiamata, a rivivere ora, tutti insieme, come Comunità, l’inaudita potenza di quell’istante, in cui tutto il nostro essere è stato stravolto dall’azione dello Spirito Santo che ci ha fatto comprendere, come in un’esplosione improvvisa, che Dio esiste e che ci ha sempre amato, ci ama e ci amerà sempre!
Riandiamo a quel momento; se siamo qui è perché, in qualche maniera, l’abbiamo vissuto. Che il Signore rinnovi quell’esperienza meravigliosa, quando abbiamo capito che Dio era chinato su di noi e ci accoglieva come figli. Allora prendono forza nel nostro cuore e comprendiamo sempre meglio le parole di Gesù: “Non siete voi che avete scelto me, ma io ho scelto voi”. Dunque la scelta è un’iniziativa di Dio e chi ha capito questo acquista un senso più acuto e più profondo della propria vocazione, che non si affievolisce dentro di lui man mano che il tempo passa, ma anzi si rafforza sempre di più, dandogli un senso nuovo di meraviglia e di riconoscenza, di umiltà e di fedeltà allo Spirito Santo. Inoltre ci rendiamo sempre più conto che la scelta viene fatta dal Signore con grande saggezza: Lui ci prende, nei vari ambienti dove siamo, senza però separarci da essi.
Essere scelti da Dio non significa andarsene da un luogo fisico, cioè non si lascia la famiglia, la casa, il lavoro o comunque il contesto in cui ci si trova, ma ci si resta dentro in maniera completamente nuova; lo Spirito Santo non ci separa, ma ci rende elementi di unione, o meglio di comunione, tra tutti quelli che ci circondano. Naturalmente è diverso il discorso riguardante la vocazione alla vita consacrata; a cui Dio chiama alcuni più intimi a una totale devozione personale a Lui e alla sua Chiesa. Chi è scelto dallo Spirito Santo a poco a poco diventa un uomo di pace: dove va lui si stabilisce sempre un clima nuovo, la gente lo cerca e molti gli aprono il proprio cuore, consolati dal suo modo amorevole di ascoltare e dalla sua preghiera. Che cosa è successo? Che lo Spirito Santo, agendo su di noi, ci sta purificando e questa purificazione passa attraverso tre momenti: Egli ci informa, ci forma e ci trasforma.
* Lo Spirito Santo ci informa. Avviene pressappoco lo stesso processo che si ha quando si insegnano a un bambino la lingua, le usanze, i modi di essere propri della nazione in cui è nato. I suoi educatori gli forniscono adeguate e continue informazioni e il bambino gradualmente diventa italiano, o tedesco… un cristiano, un musulmano… e così via. L’informazione si basa su annunci verbali, su testimonianze, su esempi, sul comportamento degli educatori, al quale il bambino si adegua, divenendo simile ai suoi maestri.
Il nostro educatore è lo Spirito Santo, che ci informa sul bene e sul male. Non dall’esterno però, come fanno gli educatori umani, ma dall’interno del nostro cuore, dove abita stabilmente dal momento in cui siamo stati battezzati e da dove ci convince ad operare per il bene e a rifiutare il male; soprattutto ci rivela che Dio ci è Padre e ci ama di un amore eterno, pieno di misericordia, fino al punto da donarci il suo Figlio diletto e da inserirci nella sua Chiesa, anche attraverso una Comunità come la nostra, che cerca di vivere con fede e coerenza la propria vocazione alla santità.
* Lo Spirito Santo ci forma. Attraverso tutte le informazioni e gli annunci che riceviamo, Egli ci forma una nuova mentalità, non più guidata dalle emozioni dell’istinto, o peggio ancora dalla cultura mondana fondata sull’egoismo e sulla soddisfazione dell’orgoglio personale, ma piuttosto fondata sulla speranza di governare con fede e con amore tutte le vicende della vita.
La conversione della mentalità è qualcosa di molto più forte e profondo e ci vuole tempo per ottenerla, perciò dobbiamo avere pazienza e dobbiamo crescere nella preghiera e nel confronto continuo con i fratelli della Comunità.
* Lo Spirito Santo ci trasforma. Man mano constatiamo che si trasforma così il nostro modo di affrontare la vita: molti di noi possono testimoniare che prima dell’incontro con il Signore vivevano pieni di problemi, derivanti quasi sempre da un modo ansioso ed esagerato di affrontare le cose; prima tutto sembrava grave e la più piccola contrarietà assumeva i toni della tragedia. In una parola, eravamo “squilibrati”, incapaci di valutare le cose nel modo giusto. Ora invece succede sempre più spesso che, nei momenti di difficoltà, il grido che esce dalle labbra non è più un’imprecazione, ma piuttosto: “Lode e gloria a te, Signore Gesù! Affrontiamo insieme anche questa difficoltà”.
La forza delle preghiere vissute in Comunità, le parole delle profezie ascoltate ci risuonano dentro e ci tranquillizzano. Ora sappiamo, perché ne siamo stati informati dallo Spirito Santo, che Dio è sempre con noi e ci ama, e questo trasforma il nostro modo di comportarci, rendendoci più sereni e composti. È come se avessimo un “peso” dentro di noi che fa da baricentro e che, anche quando arrivano le “batoste” della vita, ci impedisce di cadere (ricordate quel pupazzo che si chiamava “Ercolino sempre in piedi” che, pur prendendo spintoni, tornava subito dritto, perché aveva in fondo un peso che lo rimetteva in equilibrio).
Questa è la trasformazione che lo Spirito Santo opera in noi: ci mette nel cuore questo “peso” che si chiama fiducia in Dio e che ci permette di affrontare ogni cosa con grande serenità, non perché siamo diventati indifferenti, ma perché abbiamo compreso che noi dobbiamo e possiamo governare la nostra vita, senza essere vittime degli avvenimenti che ci capitano intorno.
La missione
Il Signore dunque ci ha scelti e trasformati, attraverso gli strumenti del suo Spirito. Però non ci dice soltanto: “Vieni”, ma anche: “Va’”. Tanto è stata potente la grazia della chiamata, altrettanto è potente la forza con cui ci sentiamo spinti ad andare verso tutti, per diffondere quello stesso amore che ci ha fatto risorgere a vita nuova.
Non ne possiamo fare a meno. Tutto ciò che riguarda la nostra vita diventa annuncio; in ogni occasione, obbedendo a un impulso interiore, cerchiamo di introdurre il discorso della fede, mirando ad annunciare Gesù a tutti.
“Come il Padre ha mandato me, così io mando voi”: non siamo mandati a fare qualcosa di diverso, ma a fare esattamente quello che ha fatto Gesù. Il problema caso mai è il “come”. Il “come” di Gesù lo conosciamo bene; Egli stesso lo riassume in una frase: “Non sono venuto per condannare il mondo, ma per salvarlo”; mentre noi tante volte entriamo nelle varie situazioni di vita condannando. In qualunque situazione di vita entra invece Gesù lo fa portando la novità della misericordia, non più solo la giustizia. Oggi si parla molto di giustizia e poco di misericordia, mentre il Signore vuole che noi siamo misericordiosi; vuole donarci un cuore di fratello, anzi di padre e di madre, così da portare molti a Lui.
Gesù cerca sempre il modo di aprire gli occhi ai disperati e di far riconoscere loro l’amore misericordioso del Padre e lo fa anche a costo di essere mal giudicato dai benpensanti del suo tempo; anche ai pubblicani e alle prostitute porta la luce e la parola del Padre, senza guardare se lo meritano o non lo meritano.
Questo è il “come” di Gesù. Il “così” nostro deve essere ancora vissuto: è il Vangelo del nostro tempo che deve essere ancora scritto, con la nostra vita. Diventerà “vangelo”, cioè “lieto annuncio” di salvezza per tanti, solo se aderiremo con coerenza e con coraggio alla vita e al comportamento di Gesù di Nazaret. È Lui il Maestro e il Signore.
“Come il Padre ha mandato me”. Il Figlio eterno di Dio, quando accetta di incarnarsi nel seno verginale di Maria, viene a prendere su di sé tutte le caratteristiche proprie di un uomo: la nascita, gli stati d’animo, la gioia, la tristezza, la fame, la sete, il dolore, fino ad arrivare alla morte.
Gesù era sempre rivolto al Padre, attento a fare solo la sua volontà, fino al punto che anche la morte fisica viene accettata da Lui come rendimento di gloria al Padre: è così che Gesù esprime concretamente il suo amore per il Padre, con l’obbedienza totale alla vocazione e al mandato che ha ricevuto. Un’obbedienza che non nasce dalla paura, ma dall’amore, solo dall’amore; e questo ci insegna tante cose: quante volte noi sentiamo nel cuore la spinta ad operare per obbedire agli impulsi dello Spirito Santo, ma poi mettiamo in mezzo tante scuse umane per difendere la nostra vita, il nostro spazio, la nostra “privacy”, mentre il Signore ci chiede di donarci in una grande obbedienza! Il volere di Gesù si adegua in tutto e per tutto al volere del Padre, ottenendo in tal modo la resurrezione dai morti. Evento che ha una potenza di grazia tale che non investe solo Gesù, ma tutti coloro che crederanno in Lui e seguiranno la sua via.
Eccola la “novità” in assoluto: chi appartiene a Cristo sa con certezza che la sua vita non finirà con la morte fisica e che anche il suo corpo risorgerà, alla fine dei tempi. Come affermiamo nel Credo: “Credo nella risurrezione della carne e nella vita del mondo che verrà”. È Gesù che ha introdotto questa novità: noi non moriremo più ed è dall’alto di questa certezza che dobbiamo vedere le cose della nostra vita. Questa è la nostra forza e questo siamo chiamati ad annunciare a tutti: la vita eterna!
“Così io mando voi”. Siamo mandati a portare la vita là dove c’era la morte, a diffondere lo spirito di resurrezione in ogni luogo dove ci troviamo, in modo da prolungare, ampliare ed esprimere in questo nostro tempo la stessa e identica missione di Gesù, diventando come Lui.
Ciascuno di noi, nel momento in cui annuncia la vita eterna e l’amore di Dio, è come Gesù! Lo Spirito Santo, infatti, ci spinge sempre più a comprendere quello che Gesù ha fatto e a imitarlo nella sua vocazione di Verbo incarnato. La nostra resistenza umana, però, a volte ci impedisce di lasciare proprio tutto per seguire la nostra vocazione e allora il Signore, con grande pazienza e insistenza, anche attraverso vari avvenimenti della vita (che dobbiamo saper interpretare) ci conduce a compiere quella che in fondo è la nostra aspirazione più grande: costruire un mondo di pace, di giustizia e di felicità intorno a noi, facendo conoscere a tutti la via giusta che abbiamo scoperto, cioè Gesù Cristo.
Questa spinta interiore è costante, non ci lascia mai, insiste giorno e notte ed è bello aderirvi, compiendo a volte anche sacrifici e atti di coraggio, che meravigliano il mondo e riempiono noi per primi di gioia, perché abbiamo dato vittoria a Dio, abbiamo obbedito al Padre per amore, solo per amore: il brivido d’amore che scorre tra noi e il Signore è il premio per aver aderito alla spinta che sentiamo dentro di noi a superare noi stessi e il nostro rispetto umano, per andare con coraggio verso coloro ai quali siamo inviati; a quei ciechi e quegli zoppi che spesso non si rendono nemmeno conto di essere tali e che magari considerano noi, che annunciamo loro la vera vita e la salvezza, come dei pazzi o degli esaltati.
Per molti noi siamo esagerati, perché mettiamo Dio dappertutto; oppure degli utopisti che credono alle favole e vivono fuori dal mondo. In queste condizioni il nostro compito sarebbe praticamente impossibile se non intervenisse l’unzione dello Spirito Santo, il quale, attraverso semplicissime azioni che noi compiamo, parla al cuore di chi ci osserva, dando un valore di testimonianza evangelizzatrice a tutto ciò che ci riguarda, spesso senza che nemmeno ce ne accorgiamo. Sono i carismi, dati ai generosi. E carismi non sono solo le lingue, la profezia, la scienza… ma anche quello di vivere una vita santa, il più possibile coerente con il Vangelo, è un carisma, quello della testimonianza vera, della “martirìa”.
Quello che il Signore ci chiede in questi casi è di avere una grande umiltà, un grande amore per tutti, il non-giudizio e una grande generosità di impegno. Gli egoisti che si mettono sempre al centro di ogni cosa, o quelli che vogliono “gestire” lo Spirito Santo non saranno mai usati dal Signore: se vogliamo fare da noi, Lui si ritira e allora restiamo con la nostra tecnica, i nostri studi, le nostre capacità umane, ma non passa l’unzione dello Spirito che è quella che converte.
Come comunità
In questa missione il Signore non ci lascia soli, ma ci dona una comunità, che ci incoraggia e ci conforta nell’opera di evangelizzazione; una comunità carismatica, in cui lo Spirito Santo opera con segni e prodigi per confermare la verità del Vangelo che viene annunciato e dove tutti si sentono dei salvati, pieni di gratitudine e amore verso Dio e verso i fratelli.
Ma vi siete mai chiesti perché il Rinnovamento Carismatico è così numeroso nel mondo? Si parla di oltre novanta milioni di fratelli che hanno fatto la stessa esperienza che abbiamo fatto noi e che si cercano, si riuniscono per pregare e lodare Dio come un’unica realtà, un unico popolo che il Signore ha scelto ed invia come fosse una persona sola! Quanti di noi possono testimoniare che, pur amando moltissimo i fratelli di sangue, i parenti, non stanno bene con loro allo stesso modo, perché con loro non possono parlare di Gesù, mentre il nostro cuore è sempre lì! Il nostro cuore non sta più nel considerare quanti soldi abbiamo, quanti appartamenti, o nel fare pettegolezzi… prima era così, ora non più; oggi la nostra gioia consiste solo nel parlare di Dio e delle sue cose.
È successo così per ognuno di noi. Se vi guardate intorno, se guardate il fratello che avete a fianco, vi accorgerete che forse non ne conoscete neppure il nome, eppure avete pianto di gioia insieme davanti al Signore, avete alzato insieme le braccia e danzato per Lui, e vi siete guardati negli occhi comunicandovi la gioia di poter esprimere liberamente tutto l’amore che c’è in voi. Sentite che, in qualche maniera, vi appartenete. Ed è proprio così, perché è il Signore che accomuna tutti i suoi figli, scelti “tra le genti”, per farli diventare un unico popolo, il popolo dello Spirito Santo che, insieme a Lui, lodi e glorifichi il Padre e il Figlio.
Questa lode, questa luce però deve essere posta in alto, perché tutti ne possano godere; ecco perché siamo così esuberanti nelle nostre preghiere comunitarie. Gesù ci dice anche: “Voi siete il sale della terra, siete il lievito della pasta…”: il sale si lascia sciogliere, il lievito si lascia assorbire, non resiste, così il pane cresce e può essere mangiato da tutti. Statene certi, lo Spirito Santo prima o poi darà a tutti il modo di capire le parole di Gesù: “Questo è il mio corpo, prendetene e mangiatene tutti…”, cioè: “Mi metto nelle vostre mani, masticatemi, nutritevi di me, ma fate anche voi come me”.
Oggi, durante la celebrazione eucaristica, io sentivo di essere il calice e che il mio sangue diventava il Sangue di Cristo. Chiediamolo tutti al Signore: fammi pane, fammi mangiare da tutti; anche quando l’essere trasformati nel Corpo di Cristo significa mettersi a braccia aperte e lasciarsi inchiodare a una croce, perché è proprio in quel momento che possiamo bagnare del nostro sangue anche l’aguzzino che sta battendo sui chiodi e chiedere a Dio di benedirlo. Questo dà salvezza e fa crescere la Chiesa.
L’offerta di se stessi fatta ai fratelli per amore di Dio, a imitazione di Gesù, ha un valore inestimabile e una grande potenza di evangelizzazione. Una comunità intera che accoglie, cura e consola chi è afflitto e bisognoso, senza stancarsi, viene sempre notata, anche da coloro che si oppongono alla Chiesa e criticano tutto ciò che la riguarda. Costoro ci scrutano, valutano la nostra coerenza e spesso si mettono in discussione, perché notano i frutti evidenti dei cambiamenti di vita, che avvengono solo attraverso la preghiera e l’accoglienza amorevole dalla Comunità. Quante volte creature che erano lontane da Dio, osservando dal di fuori la nostra vita vissuta con coerenza con quello che predichiamo, si sono accese nella speranza e si sono affiancate a noi, cercando quella stessa fonte di serenità e di pace che ha dato a noi la gioia di accogliere tutti, anche i nemici! Sulla nostra Rivista ci sono molte testimonianze di persone che sono state attratte al Signore proprio dal comportamento della moglie, del figlio, di un amico, e che poi si sono trasformate anche loro seguendo la Comunità.
A Roma c’è un detto: “Le chiacchiere stanno a zero”. Ora tutti noi siamo capaci di parlare di Gesù, di annunciarlo, ma faremo solo tante chiacchiere, cioè tanti zeri, se davanti a tutte le nostre parole non mettessimo quell’uno che è la coerenza della nostra vita; solo allora quelle “chiacchiere” diventano numeri grandissimi!
In conclusione, fratelli, l’unzione dello Spirito Santo non è altro che un bagno d’amore di Dio che sempre di più ci identifica a Gesù e alla sua missione salvifica. Missione che, come abbiamo visto, passa attraverso la nascita, la vita, la sofferenza, la morte e la risurrezione: nessuno di questi passaggi può essere escluso, altrimenti la nostra rimarrà una fede balbettante, non provata in tutte le situazioni. Senza uno di questi passaggi la nostra vita non sarebbe simile a quella vissuta da Gesù e non potrebbe comprendere a fondo tutti i risvolti dell’animo umano: chi può capire e consolare un sofferente disperato se non un altro sofferente, ma pieno di speranza e di serenità perché si fida di Dio?
Non rifiutiamo allora niente della nostra vita, ma accettiamola così com’è, con uno spirito saldo, sentendoci inviati dal Signore a dare testimonianza di fede, anche attraverso le situazioni difficili che stiamo vivendo. Dice S. Paolo: “Io penso che le sofferenze del tempo presente non siano assolutamente paragonabili alla gloria che Dio ci manifesterà” invitandoci in tal modo ad affrontare ogni cosa con lo sguardo rivolto alla vita eterna: alla vita che già adesso è eterna; non lo diventerà dopo che saremo morti, ma lo è fin d’ora.
Questa è la grande forza, il potere che Gesù ci ha trasmesso attraverso l’unzione dello Spirito Santo, la certezza cioè che il Padre ci ama e non ci abbandona, così come ha amato Gesù e non l’ha abbandonato nel mondo dei morti. Ed è per questo che noi diventiamo sempre più capaci di amare, perché siamo consapevoli di essere amati da Dio!
Coraggio, dunque, Comunità Gesù Risorto, vai avanti sulla strada che il Signore ti ha indicato, vivi in pienezza la tua vocazione di comunità di lode e di evangelizzazione, tenendo sempre presente davanti a te solo la gloria di Gesù e della sua Chiesa. “Lo Spirito
del Signore è sopra di te, ti ha scelto e ti ha inviato per portare il lieto annuncio della salvezza ai poveri”.
Ora, questo popolo che ti adora, si rivolge a Te, Padre, nel nome di Gesù, che è vivo in mezzo a noi, e con Lui ti dice: “Venga il tuo Regno, Padre, sia fatta la tua volontà, come in cielo così in terra”. Usaci per questo, Padre; questa Comunità ti dice: “Eccomi, Signore, manda me!”.
di Giampaolo Mollo