Omelia tenuta da Mons. Paolo Selvadagi, vescovo ausiliare del settore Ovest di Roma, durante la celebrazione della S. Messa nella cripta della Basilica di S. Giovanni Bosco in Roma, sabato 19 gennaio 2015.
Durante il suo discorso, Mons. Selvadagi ci ha offerto una breva, ma incisiva e profonda meditazione sul Vangelo della Seconda Domenica del Tempo Ordinario, che ci propone l’episodio del Vangelo di Giovanni in cui Andrea, dopo che Giovanni Battista aveva dichiarato che Gesú era il Messia che doveva venire, va da Lui, a parlargli.
Era, infatti, un momento in cui alla gente non bastava piú Giovanni il Battista, che parlava di Dio, predicava e battezzava. Egli annunciava l’arrivo del Messia. La gente peró cercava questo Messia. Cercava Dio. Anche noi oggi cerchiamo pace e speranza, cerchiamo amore. L’amore ci serve come l’aria da respirare…ma chi puó darci tutto ció?
Anche a Samuele accadde qualcosa di simile. Il suo maestro Eli gli indicó: “Quando sentirai che qualcuno ti chiama, tu rispondi: parlami!” . Samuele lo fece, manifestando la sua voglia di ascoltare la voce di Dio. È in quell’ascolto che Samuele conosce il Signore.
Anche l’apostolo Andrea va da suo fratello Giovanni e gli dice: “Abbiamo trovato il Messia!” È una notizia straordinaria, che riassume tutta la storia della salvezza, riprendendo la gioia e l’annuncio che tutti quelli che prima di lui avevano cercato Dio e di cui leggiamo nell’antico Testamento. Avevano, dunque, trovato il Dio che guarisce, che consola e perdona.
Andrea non tiene per sé questa splendida scoperta, ma ne dà notizia a Giovanni e poi lo conduce da Gesú. Non si limita, perció, a dirgli una cosa, per quanto straordinaria, ma lo porta personalmente da Gesú. Ora pensiamo a noi oggi. Anche noi dovremmo fare altrettanto: non soltanto limitarci ad annunciare il Signore agli altri, ma accompagnarli uno per uno nel cammino, interessandoci in prima persona di condurli a Lui.
La notizia della salvezza è una notizia meravigliosa che non possiamo tenere solo per noi, così come Andrea non l’ha serbata per sé, ma l’ha portata a Giovanni.
Adesso chiediamoci: quanti da domani condurremo a Gesú?
Myriam Ramella