Continuano ad arrivare bellissime testimonianze da chi ha partecipato al recente Corso per i Giovani.

Cari fratelli, sono Giuseppe e sono uno dei responsabili della Comunità dell’Università di Cosenza. Di ritorno dal Corso per i Giovani di Chianciano, sento nel cuore il dovere di dare testimonianza per questa stupenda avventura che il Signore ci ha fatto vivere. Non avevamo mai vissuto un incontro così proficuo, mai il Signore aveva compiuto così tante meraviglie nelle nostre vite!

Tutto ha inizio Giovedì sera quando arriviamo alle 23 circa nella stazione di Paola. Il nostro treno per Chiusi parte alle 2.30 quindi abbiamo tanto tempo libero… Ne approfittiamo per meditare su un questionario in modo da iniziare a fare un po’ di comunione e capire con che animo arriviamo al Corso. Mentre pensiamo sia imminente l’arrivo del nostro treno, ci vengono annunciati 30 minuti di ritardo. Dopo un po’ scopriamo di aver sentito male: non 30 ma 130 minuti! Alla fine il treno arriva con più di 3 ore di ritardo… Abbiamo i posti prenotati sulla carrozza 13. Corriamo verso la fine del treno: carrozza 9… carrozza 10… carrozza 11… il treno è finito!!! Ebbene sì, non c’è la nostra carrozza. Saliamo e chiediamo aiuto al controllore e al capotreno. Qualcuno minaccia denunce, qualcun altro alza la voce, ma Gesù ci aiuta a mantenere la calma. Il capotreno ci dà una mano e dopo circa un’ora riusciamo ad avere uno scompartimento tutto per noi. Non sono i nostri 18 posti ma almeno, a turno, riusciamo a stare un po’ seduti o sdraiati. Si rafforza di molto la nostra comunione: nessuno vuole stare seduto, ognuno preferisce cedere il posto al fratello più stanco. In tarda mattinata arriviamo a Chiusi: stanchi, assonnati, con le ossa rotte ma gioiosi e sereni! Grazie, Gesù!

Il ritiro si rivela, come già detto, inesauribile fonte di grazie e doni per ognuno di noi! Ragazzi che, al loro primo incontro nazionale, vengono amati e coccolati dal Signore. Altri più avanti nel cammino a cui il Signore conferma tutte le sue promesse.

Voglio però testimoniare quanto successo sabato sera: dopo cena decidiamo di riunirci in hotel per fare qualche testimonianza e per dare gli annunci per il viaggio del giorno dopo. Tempo stimato per l’incontro: 10 – 15 minuti. Invece dura più di 3 ore! Nella nostra comunità in genere bisogna strapparle dalla bocca le testimonianze. Sabato sera invece sentiamo tutti il bisogno di aprire le labbra per rendere grazie al Signore! Finito il giro delle testimonianze ci sono dei fratelli che si trovano in grande difficoltà. Decidiamo di dividerci in gruppetti per pregare su di loro: questo gesto è fonte di grazia per tutti! La preghiera aiuta chi la riceve ma anche tutti gli altri (una sorella cade addirittura nel riposo dello Spirito mentre prega per un’altra e ancora non capiamo come non si sia rotta la testa contro il pavimento…); si crea tra tutti una straordinaria comunione e mi viene un pensiero: «Ecco, ora la nostra Comunità è veramente una Comunità!».

Dopo il viaggio di andata si sprecano le battute su quello di ritorno, ma nel nostro cuore c’è la certezza che il Signore sia con noi.

Domenica, dopo pranzo, partiamo per Roma. Il treno arriva con 40 minuti di ritardo ma non è niente rispetto a quello che ci aspetta… Passiamo il pomeriggio nella capitale. Alle 22.30 ci trasferiamo da Termini alla stazione di Roma Ostiense. Appena entrati nella stazione la bella sorpresa: il nostro treno è soppresso! Poco male… Vado a parlare col capostazione che mi propone due alternative: aspettare un treno che parte alle 4 oppure prenderne al volo uno per Tiburtina da dove sarebbe passato poco dopo un espresso per Palermo. Ricordo ancora l’entusiasmo col quale corro verso i miei fratelli gridando: «Fratelli, andiamo al binario 11 perché il Signore ci manda un treno molto più bello del nostro!». E qui un altro pensiero invade il mio cuore: «Va tutto storto e noi siamo felici? È proprio così: siamo noi i veri “alternativi”!». Prendiamo il treno per Tiburtina insieme ad altri ragazzi nella nostra stessa situazione, ma con una fondamentale differenza: loro mormorano e sono preoccupati, noi cantiamo, lodiamo il Signore e siamo sicuri di arrivare (prima o poi) a casa! Arrivati a Tiburtina continuiamo a cantare mentre aspettiamo il treno. All’arrivo c’è ancora qualche problema perché non potremmo salire a bordo… Dopo un po’ ci viene concesso di salire, ma posti non ce ne sono, quindi passiamo le sei ore del viaggio nei corridoi: qualcuno riesce a dormire, qualcuno legge, qualcuno prega… Nei nostri cuori c’è una serenità “irreale” che stupisce sia il controllore che gli altri passeggeri nella nostra stessa condizione.

Incontriamo ancora qualche altra difficoltà (arriviamo a Cosenza troppo presto, gli autobus ancora non passano, ci facciamo 40 minuti a piedi per andare a prendere le macchine) ma ormai siamo abituati a ben altro…

La riflessione è naturale: quali altri ragazzi avrebbero viaggiato in questo modo senza un lamento, senza un mormorio, senza sfasciare il treno? Sicuramente solo noi, in quanto servi di Cristo, abbiamo avuto questa forza!

C’è una certezza nel nostro cuore: sia il viaggio di andata che quello di ritorno sono stati una grande grazia che ci ha fatto il Signore! Grazie, Gesù, perché hai preparato i nostri cuori ad accogliere tutto il tuo amore. Grazie, Gesù, perché ci hai chiamati e non hai deluso le nostre aspettative. Grazie, Gesù, perché ci ami!

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