I miei 30 anni di Rinnovamento Carismatico

Il Rinnovamento Carismatico ha festeggiato i suoi 30 anni di vita in Italia. Nella testimonianza di chi è stato tra i suoi “pionieri” rileggiamo la gioia e la sorpresa del dono di grazia che ci ha fatto esistere.

A quel momento, nel settembre 1972, avevo un estremo bisogno di qualcosa di indefinibile che desse una svolta positiva alla mia vita. Ero scontenta, avvilita, depressa. Cercavo un aiuto, ma non lo trovavo, pur essendomi mossa in molte direzioni.

Avevo già incontrato il Signore, all’età di 17 anni, ed era stato un periodo bellissimo, nel quale lo stupore mi aveva toccato il cuore. Avevo scoperto Dio, la bellezza della creazione e un grande amore per Gesù mi aveva resa felice. Ma poi gli anni erano passati: ero ormai adulta e mi trovavo di nuovo bisognosa di rinnovare la mia esistenza che mi appariva non realizzata del tutto, come se desiderassi un di più che non possedevo ancora.

Avevo chiesto ripetutamente al Signore di farmi comprendere la mia vocazione, anzi di ridonarmela ben chiara. E la risposta venne, inaspettata. Una persona, tornata dalla Francia, mi aveva incuriosita, raccontando di un Movimento nuovo che procurava conversioni e guarigioni. Un sacerdote canadese, padre Valeriano Gaudet, sarebbe stato presente in un incontro di preghiera, a Roma, nei giorni seguenti. Un impulso forte e deciso mi chiamava: sarei andata a vedere! E andai.

Quel giorno, subito, dalla sera al mattino, avvenne un miracolo anche per me.

Dietro Piazza Navona a Roma, in Via dell’Anima, incontrai non solo un gruppo di persone meravigliose, ma un Dio che non ero più riuscita a trovare, il quale mi interpellava attraverso una crisi profonda: credevo di conoscerlo, ma fino a quel momento che cosa avevo fatto? Ero stata capace di donare agli altri la testimonianza della sua presenza in me come quelle persone?

Laici sposati, suore, sacerdoti, così pieni di Dio, mi davano l’impressione di essere un “verme” che aveva creduto di aver fatto tanto mentre non ero mai riuscita ad essere realmente “cristiana”.

Mi sentii quindi inchiodata in quel luogo e non sarei più voluta uscire di là. La preghiera, così spontanea, vera, ad occhi chiusi, quel colloquio così semplice con Dio, mi sconvolgeva.

Girovagai, salendo in una grande sala decorata di arazzi e feci come se questi mi interessassero a tal punto da lasciarmi nell’ammirazione. Allora apparve da una porta laterale una suorina che mi chiese se desiderassi una preghiera. Non sapevo come si svolgesse questa preghiera e a che cosa servisse. Improvvisamente sbucarono tante persone. Mi fecero sedere e mi imposero le mani tutte insieme, cantando e parlando in lingue strane e sconosciute. Tornai a casa con una gran confusione nella mente, non sapendo bene che cosa fosse avvenuto.

Ed era avvenuto qualcosa di straordinario: non solo erano scomparse le mie incertezze, le mie ansie, le mie tristezze, tutte d’un colpo, ma il mattino dopo mi svegliai, con queste parole sulle labbra: Non contristare più lo Spirito Santo che è in te. Poi pian piano mi resi conto, quel giorno, quali fossero state le meraviglie operate dal Signore in me, perché lo Spirito Santo mi aveva già trasformata gratuitamente, senza alcuna preparazione precedente.

Che cosa era avvenuto e che cosa era cambiato in me?

Ero sempre stata molto introversa, molto timida e questo mi aveva impedito dei veri rapporti cordiali con il mio prossimo.

Cominciai a desiderare di comunicare ad altri l’amore di Dio che sentivo così fortemente; avrei voluto gridare sui tetti la verità che avevo “toccato” nel mio cuore.

Sentivo per me quel versetto della prima lettera di Giovanni: Ciò che era fin dal principio, ciò che noi abbiamo udito, ciò che noi abbiamo veduto con i nostri occhi, ciò che noi abbiamo contemplato e ciò che le nostre mani hanno toccato… noi lo annunziamo anche a voi…. Era come se avessi “visto” di persona, “toccato” con le mie mani.

Da quel momento la Scrittura mi sembrò chiara, limpida, mi parlò come se fosse sempre un messaggio vivo per me o per chi mi era accanto. Fui stupita nel comprendere per la prima volta il significato delle lettere di San Paolo che prima non osavo affrontare perché troppo ostiche per la mia spiritualità.

Scoprii la prima lettera di Paolo ai Corinzi e i capitoli 12 e 3 furono da quel momento la mia guida.

La mia timidezza scomparve misteriosamente ed ebbi via via il coraggio sempre più grande di manifestare quanto avveniva nella mia anima. Infatti, la settimana seguente, ritornai a partecipare alla riunione di preghiera del Gruppo francese e fui spinta a raccontare quanto fosse avvenuto dopo la preghiera che era stata fatta per me. Parlai, senza timore, in francese e gli applausi che ne scaturirono, con il canto dell’Alleluia, mi rincuorarono molto.

Cominciavo a sentirmi amata concretamente, non solo da Dio, ma dai fratelli; comprendevo, poco alla volta, quanto una comunità gioiosa e davvero “rinnovata” mi avrebbe aiutata a uscire da me stessa, per ricevere e donare in uno scambio semplice e fraterno.

Non grandi cose, non tante parole, ma un affetto sincero che mi aiutava, mi confortava e mi convinceva a non essere più così “antipatica” agli altri come pensavo di essere; il mio complesso di inferiorità, che era cresciuto con me, svaniva poco alla volta, lasciando spazio a una nuova vita.

Ma non avevo ancora ricevuto l’effusione “ufficiale” e vi confesso che ne ebbi timore, essendo tentata di pensare che Dio, a quel punto, mi avrebbe presa totalmente senza lasciarmi più la mia libertà.

Invece, dopo un mese, improvvisamente mi sentii pronta e decisi di chiedere l’effusione. Non c’era un seminario a quel tempo! Pregò per me lo stesso padre Valeriano che chiese al Signore tutti i carismi possibili, enumerandoli uno per uno. Non mi soffermo sui carismi ricevuti: penso che il Signore mi abbia donato tutto quello di cui avevo bisogno in vista di quanto mi avrebbe aiutato a compiere.

Infatti, poco dopo, con alcuni ragazzi, tra i quali Franca Soldato, Rosanna Volponi, Diana e Maria Pasquarelli, decidemmo di iniziare a pregare privatamente in un’aula di scuola. Furono momenti di indicibile gioia.

Dal riunirci in quell’aula all’entrare in parrocchia trascorse breve tempo. Ma ci fu data la possibilità di pregare soltanto in una stanzetta, senza che alcuno ne venisse a conoscenza. Intanto il parroco, impressionato da questo nuovo modo di pregare, si consultò con mons. Poletti, che io stessa interpellai con una lettera. Mi rispose che “la nuova realtà veniva osservata benevolmente e con cautela”. La preghiera intanto continuava instancabile.

Questo parroco zelante, ma titubante nei nostri confronti, venne improvvisamente a mancare. Fu sostituito da un altro che, certamente mosso dallo Spirito, ci permise di entrare in chiesa perché, disse, se avessimo pregato per il parroco e per la parrocchia, come assicuravamo, non avremmo certo commesso nulla di sbagliato.

Nacque così il Gruppo Maria nella chiesa parrocchiale dell’Assunzione a fianco del primo gruppo italiano che si era prima chiamato Gruppo Emanuele e poi, cambiando sede, aveva già preso questo nome.

Nel periodo successivo si svolsero miracolosamente all’Assunzione i primi seminari del Rinnovamento Carismatico, ai quali si iscrissero tanti giovani e adulti.

Il primo seminario ben costituito si svolse nel 1976, vi si iscrissero 16 persone tra le quali Antonella Manfredi, ora responsabile ad Ardea (Roma) e Dora Subranni, mamma di Alessandro, il marito di Sabrina Mollo.

Nel maggio dello stesso anno altre 16 persone frequentarono un secondo seminario, tra le quali Riccardo Suriano, marito di Rosanna Volponi, e nel novembre successivo 21 persone ebbero l’effusione.

Come si vede in un solo anno vi furono 53 nuovi fratelli entusiasti e fedelissimi che si unirono a noi.

Nel mio quaderno, dove sono segnati i nomi di tutti, ritrovo nel 1977 il nome di Giampaolo Mollo che ebbe un’effusione spontanea e per lui il seminario fu tutto speciale.

Nel 1978 conobbi don Ivan Jurasic’ che venne spesso a celebrare la Messa, aiutandoci a pregare per gruppi di bambini e mamme della scuola dove insegnavo.

Sabrina Mollo, a 9 anni, pregò per lui interrompendo un gioco in cortile e dicendogli una profezia che rivelava quanto stesse vivendo e avrebbe poi vissuto.

Quante cose si potrebbero raccontare: conversioni, guarigioni, meraviglie di Dio così numerose che davvero non basterebbe lo spazio per enumerarle.

E oggi, come vivo questa mia esperienza di vita carismatica più che trentennale? Forse alcuni doni sono usati con meno frequenza, anche se con una consapevolezza diversa e una maggiore maturità. La fede quasi “aggressiva”, desiderosa di comunicare certezze, pur manifestandosi ancora con una certa esigenza da parte mia, è corretta però dalla consapevolezza che il Signore tratta tutti noi con una pazienza illimitata e che anche noi non possiamo perciò pretendere che gli altri ci ascoltino con la sollecitudine che vorremmo.

Certamente ci sono ancora tante cose da lasciare prima di incontrare il Signore nel modo più puro. Quello che non vorrei, dopo tutti questi anni, è voltarmi indietro e fermarmi a rimpiangere il passato. Vorrei invece dire anch’io con S. Paolo: Non però che io abbia gia conquistato il premio o sia ormai arrivato alla perfezione; solo mi sforzo di correre per conquistarlo, perché anch’io sono stato conquistato da Gesù Cristo… Dimentico del passato e proteso verso il futuro, corro verso la meta per arrivare al premio che Dio ci chiama a ricevere lassù, in Cristo Gesù (Fil 3,12-14).

Maddalena Gurgo

Come una goccia nell’Oceano!

Ho conosciuto la Comunità Gesù Risorto sei anni fa, qualche mese dopo il mio arrivo come parroco a “S. Francesco d’Assisi” in Villaricca. Fu allora che alcune sorelle che per pregare si spostavano a Melito, mi proposero di iniziare questa nuova esperienza in parrocchia.

Fino ad allora avevo partecipato a qualche incontro di preghiera carismatica, ma non sempre ne ero rimasto edificato; però quel giorno pensai subito che lo Spirito di Dio si presentava a me in quelle persone, per proporre alla mia comunità parrocchiale una forte esperienza di preghiera, per cui non esitai molto a dare parere favorevole. Il primo giorno vivemmo un momento alquanto intenso e bello, anche se non tutti poi l’accolsero con favore. A me la preghiera convinceva, inoltre stimavo molto le responsabili e guardavo con interesse (e mai come controllore!) lo sviluppo della Comunità.

Di tanto in tanto ero invitato per la Celebrazione Eucaristica in qualche ritiro diocesano o regionale e ogni volta rimanevo sempre più edificato nello spirito. Era una preghiera che toccava tutte le cellule del mio organismo: mi riempiva.

Invitato più volte anche al Convegno Nazionale, avevo però sempre rifiutato, perché ritenevo che il Signore ancora non mi avesse chiamato per questa esperienza (… o forse ero sordo?!). Alla fine decisi di partecipare al Convegno 2001, anche se solo per due giorni. Inizialmente feci un po’ di fatica a entrare in preghiera; poi mi lasciai prendere dalla forza travolgente dello Spirito che mi riempì di tanto amore di Dio.

Tornato in parrocchia, iniziai a dare la mia testimonianza, anche se le incomprensioni continuamente si frapponevano tra me e una parte della comunità parrocchiale, che non condivideva la mia scelta.

Chiesi di partecipare anche al Corso nazionale per responsabili (anche lì solo per due giorni, per impegni legati al ministero). Mi trovavo in una fase di conflitti: mi chiedevo se era giusto che stessi in quel posto, perché non a tutti in parrocchia avevo detto dove mi trovavo e per qual motivo. Però ebbi la conferma che il Signore mi apriva altre vie che mi orientassero a rafforzare il mio amore per Lui e il desiderio di servirlo senza timore, anche quando la Croce diventa ogni giorno sempre più pesante.

Da quel momento iniziai ad avere incontri sempre più frequenti con Gianni Gargiulo, con cui potei condividere alcune esperienze del mio ministero e della mia vita, e che mi propose di ricevere una preghiera personale; l’accolsi con qualche riserva umana, ma con grande fiducia nel Signore e infatti fu un vero bagno di grazia, per me in modo particolare, ma anche per coloro che pregavano per me.

Gli chiesi allora che significato potesse avere per un sacerdote ricevere l’effusione dello Spirito. Già immaginavo la risposta: prendere coscienza di tutte le meraviglie che il Signore aveva compiuto nella mia vita, dal momento in cui sono stato chiamato alla vita cristiana e soprattutto al sacerdozio.

Ho fatto così quattro mesi di cammino (il mio seminario per l’effusione), mesi in cui le tentazioni sono state tante. Mi dicevo: Chi te lo fa fare? …Tu che sei già prete, lascia queste cose a chi si affaccia ora alla vita cristiana!. Contemporaneamente sentivo forte il messaggio del Signore: Lasciati andare e non ti preoccupare, lasciati andare perché l’amore di Dio sarà così grande e travolgente che non ti renderai nemmeno conto di ciò che Lui vuole fare nella tua vita.

In questi quattro mesi, al di là delle continue tentazioni e lotte, mi è servita molto la bella testimonianza laicale di Gianni e della moglie e delle responsabili della mia Comunità (Maria, Lina, Tina e Stefania), ma anche di diversi fratelli e sorelle. Vedevo che ciascuno di loro, nonostante le fatiche personali, trovava sempre la forza nello Spirito per sorridere e benedire Dio. Continuamente mi ritornava nella mente la parola del Signore: Vi riconosceranno da come vi amerete.

Così sono arrivato a desiderare di ricevere l’effusione dello Spirito, fino a esprimere il desiderio di poter vivere questa esperienza al Convegno Nazionale. Non perché volevo essere “speciale”, ma mi rendevo conto che in quell’occasione l’avrei vissuta in maniera straordinaria; e poi le domeniche successive erano per me dense di impegni pastorali, al punto che avrei rischiato di non essere molto concentrato.

E l’esperienza dell’effusione vissuta al Convegno è stata un’esperienza forte, un’esperienza di Dio. Il venerdì sera alcuni fratelli del CNS e Gianni hanno pregato per me: hanno chiesto allo Spirito di Dio di essere presente in maniera ancora più forte nella mia vita e di rinnovare tutti i doni che Lui già mi aveva fatto. Un momento straordinario! Ho avuto una tale certezza della presenza del Signore che mi sono sentito come una goccia nell’Oceano!

Rendersi conto delle meraviglie del Signore è un’esperienza veramente unica, che Lui ci concede di vivere se con fiducia gli apriamo il cuore.

Non ho mai smesso di amare il Dio, non ho mai dubitato della sua presenza, però quello che è successo la sera in cui ho ricevuto l’effusione non potrò mai dimenticarlo, in quanto ha lasciato in me grandi segni. Da quel momento sto vivendo la mia vita sacerdotale con maggiore coscienza che in noi sacerdoti c’è la forza dello Spirito Santo.

Il giorno dopo ero un po’ confuso per le profezie e gli annunci che mi erano state fatti e avevo bisogno di mettere ordine nella mia mente e nel mio cuore. Mi sentivo quasi “schiacciato” dal suo Amore e dalla sua Misericordia; avevo la coscienza di essere un nulla di fronte alla sua Immensità. Però tutto questo non faceva altro che stupirmi e riempirmi di gioia. Nonostante avvertissi di essere questa goccia, costantemente sentivo dire dall’Oceano: Ti basta la mia grazia! e Prendi il largo!. Ora questa goccia non sa rispondere altro all’Oceano che: Eccomi! Si faccia di me secondo la tua parola.

Don Giuseppe Carmelo – Parroco di “S. Francesco d’Assisi” – Villaricca

 

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