Testimonianza di Angela Nocerino

«Angela, Gesù è Risorto per te, perché ti ama da morire». Questo mi sono ripetuta tante volte quando, tra mille perplessità, ho deciso di partecipare anche quest’anno alla “Missione cittadina” pensata dalla Diocesi di Roma.

Sentivo forte nel mio cuore che Gesù mi chiamava per nome per dichiararmi il suo “folle amore” e, anche se impegnata e stanca per il lavoro e lo studio, non ho potuto restarmene a casa, non ho potuto rimanere sorda al richiamo della sua voce di Pastore.

Non potevo rimanere impassibile di fronte a Lui che non si dimentica mai il mio nome e lo pronuncia sciogliendo le mie resistenze; allora, armata di un pizzico di buona volontà, mi sono recata nel centro della città, per annunciare a tutti che Gesù è il mio centro. Sapete come?… Con pane e Nutella…!

Fuori della chiesa di S. Carlo al Corso e in altre zone del centro, nella settimana più piovosa di ottobre, si sono alternati infatti tanti ragazzi per spalmare la Nutella sul pane. Mentre alcuni erano impegnati nella fase puramente tecnica di preparazione, altri dovevano invitare le persone a mangiarlo. Se ci soffermiamo su questo punto, scopriremo che è un gesto fortemente profetico l’offerta del pane in questa maniera semplice e innovativa; mi sa tanto che Gesù abbia voluto dare attraverso noi missionari una rilettura in chiave moderna del dono di Sé. Sì, perché Egli stesso dice: «Io sono il Pane della vita» e, visto che Egli è lo stesso ieri, oggi e sempre, si adegua ai tempi e si lascia annunciare attraverso l’utilizzo della Nutella. Uhauh!!!

Io stessa dicevo ai bambini e a chiunque incontrassi: «Sai, Ilaria, Federica, Luigi… – chiamandoli sempre per nome, come Gesù fa con me – ti doniamo questo momento di dolcezza perché dolce è l’annuncio. Gesù ti ama e vuole che tu lo sappia, che lo conosca e che ricambi il suo amore. Perché come il corpo anela al cibo, l’anima anela a Dio, anche se tu non lo sai». Poi raccontavo la mia esperienza ed ecco che l’annuncio del pane e Nutella diventava ancora più profetico…

Lì dove era possibile, invitavamo quindi le persone a partecipare al Banchetto Eucaristico, luogo dove il pane diventa l’unico vero Pane: Gesù.

Le reazioni sono state naturalmente di tutti i tipi, ma ogni volta si sono tradotte per me in un balsamo di gioia, che mi ha scaldato il cuore, nonché il corpo, esposto all’umidità di quei giorni di pioggia… C’è stato chi mi ha abbracciata, chi voleva darmi dei soldi, chi mi ha ringraziata e chi mi ha mandato a quel paese. Chi ha pianto per la commozione, chi mi ha beffeggiato e chi, un dolcissimo ragazzo down, mi ha fatto il baciamano per riconoscenza, dicendo che la cioccolata non poteva mangiarla, ma era contento di sapere che Gesù gli voleva bene.

Ah, ragazzi, che “sballo” annunciare Gesù! L’adrenalina sale alle stelle, altro che “canne”… e pensare che solo due minuti prima di scendere in strada tremavo dalla paura, perché come Geremia dicevo al Signore: «Sono giovane e non so parlare». E Lui: «Non dire sono giovane, ma va’, perché il mio Spirito ti suggerirà che cosa dire…». E alla mia risposta: «Eccomi, manda me», è successo il miracolo. Nell’intimo del mio cuore mi viene fatta una rivelazione… L’offerta simbolica di Cristo, attraverso pane e Nutella, si materializza tramite me che, avendo accettato il mistero di salvezza e nutrita presso la mensa del Pane Eucaristico, divento in potenza io stessa Eucaristia.

Lo sono, in pratica, nel momento in cui dono il mio tempo, la mia disponibilità, la mia vita, per l’annuncio del Regno di Dio, così come ha fatto Gesù, prima sulla croce, poi sull’altare; e allora, pur continuando a essere la stessa di prima, con tutti i miei limiti di creatura, esco per strada e, tra una fetta di pane e Nutella e un sorriso, annuncio a tutti l’amore del mio Creatore.

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