A MAINZ IN GERMANIA

Nella “Giornata delle Diocesi cattoliche regionali” il nostro parroco ci aveva chiesto di rappresentare sia la nostra missione italiana a Gross-Gerau, sia la nostra Comunità Gesù Risorto, e noi abbiamo risposto sollecitamente, anche se avvertiti dell’incontro soltanto due giorni prima. Lavorando nelle ore notturne siamo riusciti a preparare anche un grande striscione che potesse rappresentare la nostra Comunità.

Arrivati però a Magonza, abbiamo dovuto costatare che per noi non era stato previsto alcun posto e così siamo stati fraternamente ospitati da una tenda vicina.

Subito con le chitarre e con i nostri canti abbiamo cominciato a lodare il Signore, facendo sì che alcune suore francescane croate si avvicinassero e, con un buon italiano, ci hanno invitato a cantare il canto di S. Francesco, insieme ad altre persone tedesche.

Per questa giornata improvvisata noi ti ringraziamo, Signore, perché ci hai dato la possibilità di lodarti insieme ad altri fratelli e sorelle e di costatare che nella preghiera non esistono barriere di lingua o di nazionalità.

Grazie, Gesù, e per la prossima “Giornata” ti preghiamo già da ora per una tenda tutta nostra.

Rosa Sorg – “Missione Cattolica Italiana” – Gross-Gerau

ERO CARDIOPATIO

Ero un cardiopatico, avendo subito all’età di trentotto anni un infarto. Soffrivo anche di ipertensione arteriosa e per questo motivo da ben diciotto anni, mattina e sera, ero costretto ad assumere farmaci salvavita.

Negli ultimi tre anni avevo frequenti giramenti di testa; non potevo più guidare l’automobile, persino parlare mi costava fatica e poi salire dieci scalini era per me come percorrere dieci lunghi chilometri. Nel tempo mi ero sottoposto a varie analisi, controlli e persino ricoveri ospedalieri. In questo stato precario di salute, il giorno della Pentecoste dello scorso anno, insieme con i fratelli della mia comunità mi sono recato ad Ariccia per il ritiro regionale del Lazio. Nel pomeriggio, durante l’Adorazione Eucaristica, mentre ero assorto nella preghiera, ho visto, con gli occhi dello spirito, un oggetto cilindrico di colore grigiastro all’interno del quale c’era un vortice (come un mulinello d’acqua). Questo, partendo dal cuore, arrivava fino al ventricolo sinistro e trasmetteva al mio corpo delle piccole vibrazioni, come delle scosse a bassa tensione. All’improvviso ho avvertito un forte calore soprattutto al torace, mentre ho avuto la netta sensazione che un liquido caldo partendo dalla cervicale percorresse la spina dorsale, irradiando allo stesso tempo calore in tutta la schiena. Ho aperto gli occhi e, mentre raccontavo ai fratelli che mi erano vicini quello che avevo visto e provato, ho sentito dal palco un responsabile annunciare che in quel momento il Signore stava guarendo due cardiopatici.

Ho pensato a quanto fossero stati fortunati quei due fratelli e ho ringraziato per loro il Signore, non collegando l’annuncio di quella guarigione con quanto mi era accaduto. Solo due giorni dopo mi sono accorto che la cosa mi riguardava. Ogni mattina difatti devo scendere dieci scalini per andare in cantina a prendere la carne per i cani e così feci anche quel giorno, ma una volta risalito mi accorsi di aver dimenticato di prendere il riso soffiato. Sono perciò sceso di nuovo e risalendo, con sorpresa, mi sono reso conto di non avere i fastidi e l’affaticamento che da anni mi affliggevano. Così, come un ragazzino, tra il divertimento e lo stupore, ho cominciato a scendere e risalire i gradini per non so quante volte.

Sempre nella stessa mattinata, sono andato nell’orto dove ho lavorato per circa un’ora e mezza, senza alcuna fatica, facendo quello che prima della guarigione avrei fatto in una settimana di lavoro. Ho pensato: Vuoi vedere che uno dei due cardiopatici guariti il giorno della Pentecoste sono proprio io?.

Due giorni dopo ho pensato che se il Signore mi aveva guarito dalla cardiopatia mi aveva anche guarito dall’ipertensione. Così ho smesso di prendere i farmaci salvavita. Dal 7 giugno dello scorso anno non prendo alcun farmaco e pensare che ne prendevo sei al giorno.

Non è finita qui. Dal 1986 avevo due cisti piuttosto dure ai testicoli e ultimamente cominciavano a darmi fastidio. La loro posizione mi suscitava vergogna tanto è vero che non mi sono mai rivolto a un medico. Facendomi la doccia quei giorni mi sono accorto che le cisti non c’erano più. Il Signore aveva operato in grande.

Agostino – Parr. “Nostra Signora di Lourdes” – Guidonia

DALLE “LUCI ROSSE” AI CANTI CARISMATICI

Ho conosciuto la Comunità Gesù Risorto un anno fa a Taranto e da allora tante cose si sono ribaltate nella mia vita. Prima però di arrivare a questi ultimi avvenimenti, devo fare un salto indietro negli anni.

Nel 97 a Santeramo fecero un Convegno regionale del R.n.S., al quale partecipai in qualità di volontario della Pubblica Assistenza ARM. Inutile dire che li presi per pazzi; però l’anno dopo iniziò in me un capovolgimento che mi portò a confessarmi e a comunicarmi di nuovo. Fu una cosa stupenda, ma che purtroppo non sarebbe durata.

In quello stesso anno mi iscrissi anche alla scuola serale, per completare gli studi che avevo lasciato in sospeso e costruire il mio futuro. Fantasticavo soprattutto di diventare un pilota di aereo, ma la bocciatura, che mi arrivò come una legnata fra capo e collo, non mi costrinse solo a ripetere l’anno, ma mi prostrò fino al punto di farmi pensare seriamente al suicidio. Seguirono tante altre cose brutte che, unite all’odio che incalzava, al senso di inferiorità che mi portavo dentro e ai problemi dell’epatite cronica, mi spinsero a ingaggiare una vera e propria guerra contro il Signore, al quale attribuivo tutte le mie sciagure.

Per sfogarmi presi a frequentare tutti i sabati i cinema a luci rosse e a fare sesso con gli uomini, anche se poi questo mi faceva crollare ancora di più il mondo addosso. Anche il 5 maggio del 2001 ero andato a Taranto per lo stesso motivo, ma evidentemente il Signore aveva altri programmi per me; così la mia corsa si fermò all’altezza della Cattedrale.

Stavano celebrando il novenario in onore del patrono della città, S. Cataldo, e la Messa era animata dalla Comunità Gesù Risorto. Al termine il canto di un Convegno dal quale erano appena tornati: “Lo Spirito e la Sposa dicono: Vieni!”. Entrai in crisi; volevo piangere, ma non ci riuscivo e con il nodo in gola chiesi se la stessa realtà fosse presente a Santeramo. Mi risposero di sì.

Forse il Signore voleva accelerare i tempi, perché di lì a poco anche nella nostra Chiesa Madre ci fu una Messa vespertina animata dalla Comunità Gesù Risorto che, dal 13 Giugno, iniziai regolarmente a frequentare.

Un mercoledì chiesi anche la preghiera di liberazione e sentii come se qualcosa uscisse da me, mentre non facevo che sudare, non so se per il caldo o per il freddo. Al Ritiro regionale di novembre sperimentai anche il riposo nello Spirito e dopo di allora vi confesso che, se mi capitava di non poter andare alla preghiera, mi sentivo proprio male.

Così è arrivato il Convegno di quest’anno. Sul retro del programma le parole del canto “Getterò le mie reti” mi hanno messo di nuovo in crisi, come la prima volta. Ho vissuto nuove liberazioni e un più profondo abbandono nelle braccia del Signore, che lodo con tutto il cuore per avermi toccato e che prego di fare della mia vita quello che più conviene a Lui.

Testimonianza firmata

SABRINA

Qualche tempo prima di iniziare questo cammino di fede, il Signore mise nel mio cuore le parole “Comunità e Assemblea” che per me non avevano alcun significato, fino a quando, dietro l’invito della zia di mio marito, partecipai a una preghiera comunitaria: da quel giorno è iniziata per me la vita nuova, la mia trasformazione in Cristo in un cammino verso la verità, la libertà e la salvezza.

In quella prima preghiera mi commossi molto e, sebbene cercassi di trattenermi scoppia a piangere a singhiozzi. Provavo una strana sensazione, che partendo dalle mani percorreva tutto il corpo: sentivo bruciore, formicolio e brividi, e capii che il Signore mi stava liberando dal rancore e dalla rabbia verso i miei genitori, che si erano separati, e dall’odio verso il mondo intero.

Lo Spirito Santo con la sua misericordia e il suo perdono rispondeva al mio grido disperato, mi tendeva la mano e mi salvava dalle tenebre in cui avevo vissuto. Fino ad allora avevo riso, parlato, scherzato senza sincerità; era come se portassi una maschera: sembravo felice ma in realtà non lo ero. Non riuscivo a perdonare la separazione dei miei genitori e, come conseguenza, avevo scelto di non sposarmi e di convivere.

Insomma il mio era un cuore arido, di pietra, ma il Signore ha avuto pietà di me e lo ha trasformato in un cuore di carne.

Nel tempo capii anche il significato delle parole sentite (Comunità e Assemblea). Il Signore aveva già progettato la mia vita: voleva salvarmi dai miei peccati, farmi rinascere in Lui e donarmi la grande grazia di conoscere una Comunità, dove poter pregare con tanti fratelli e sorelle in un continuo donare e ricevere.

Decisi di sposarmi e dopo sei mesi credemmo di aspettare un bambino: mi sembrava di toccare il cielo con un dito ma non è stato così. Nel fare la prima ecografia scoprii che la camera gestazionale era vuota: c’erano la placenta e il liquido ma non il feto e il tutto si era trasformato in un tumore del trofoblastro, una degenerazione della placenta. Così ho dovuto subire diversi raschiamenti e quattro cicli di chemioterapia.

Questo calvario è durato un anno e senza l’aiuto di Gesù e dei fratelli della Comunità non ce l’avrei mai fatta!

In questa sofferenza ho avvertito la presenza del Signore in modo più forte; ho sentito il suo amore nelle parole dei dottori, delle infermiere, dei malati e a tutti loro ho cercato di portare il suo conforto.

Ho conosciuto la croce: Gesù ha sofferto con me e io attraverso questa sofferenza sono risorta con Lui e sono guarita. Solo adesso capisco il valore della mia vita e ogni istante che vivo è per la gloria di Dio.

La strada che ci porta a Lui è spesso la più difficile, ma non ci dobbiamo scoraggiare, perché il Signore ci ama ed è sempre pronto a tenderci una mano per guidarci.

Sabrina – Parr. “S. Pancrazio” – Roma

MARTA

Quando il Signore mi ha dichiarato il suo amore, mostrandomi la sua misericordia, avevo ventidue anni. Fino ad allora, come la maggior parte dei miei coetanei, ciò che contava erano il divertimento, la discoteca, il fumo e i fidanzati. Tutto questo però non evitava che mi sentissi sempre sola e vuota, soprattutto quando ritornavo a casa.

Cercavo nelle amicizie qualcosa che potesse farmi sentire meglio, e per essere apprezzata, cominciai ad assumere un linguaggio e dei comportamenti sconvenienti.

Anche il rapporto con i miei genitori era in crisi, e sicura che a loro non importasse niente di me, cominciai a farmi del male: divenni bulimica perché volevo a ogni costo punirli per avermi lasciata sola e priva delle attenzioni di cui avevo bisogno.

E fu quando si concluse anche il mio fidanzamento che mi accorsi di non avere più la forza di andare avanti: pensai di togliermi la vita. Con la bulimia ci stavo riuscendo, avevo paura di guardare la morte in faccia, ma in questo modo lentamente me ne andavo senza neanche sentire dolore.

Finalmente un giorno conobbi una persona che mi annunciò Gesù in un modo nuovo e mi invitò a partecipare a un incontro di preghiera che si teneva in parrocchia; quando andai la prima impressione fu di sconcerto, pensai che quel modo di pregare non era per me.

La settimana successiva mi ritrovai di nuovo in quella chiesa, seduta all’ultimo banco: piangevo senza riuscire a smettere; raccontavo al Signore la mia orfanezza, di quanto mi sentissi sola e sfiduciata, e alla fine stanca di combattere, deposi le “armi di guerra” e gli dissi: Ti prego, da oggi tienimi sempre con te. Pochi attimi dopo udii annunciare: Gesù dice a una sorella, non temere, io ti terrò sempre tra le mie braccia; in quel momento capii che Lui mi stava ascoltando davvero!

Durante questo periodo il Signore ha rivoluzionato la mia vita: ha colmato ogni carenza di affetto, Egli è per me padre, madre e fratello; mi ha guarita dalla bulimia e ha corretto il mio linguaggio, insomma sono rinata. Ringrazio i fratelli della mia Comunità per la fede che hanno esercitato.

Ora quando chiudo la porta di casa non avverto più quel senso di solitudine che prima mi opprimeva ma solo gioia e pace. Gesù però è andato oltre, mi ha chiamata a suonare e a cantare per Lui, per questo mi sento viva e felice.

Faccio questa testimonianza per spronare i giovani che sono nella morte a non cercare altrove la vita perché la possono trovare solo in Colui che è già accanto a ognuno.

Marta – Parr. “S. M. Immacolata” – Messina

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