AVELINA

Come sei grande Signore! Come la cerva desidera la sorgente, così io desideravo Te; desideravo toccarti e immergermi in Te. Ero come argilla in attesa della mano che le desse forma. Ero felice, ma non gioiosa, piena di desideri e progetti, ma non ero piena di Te. Tu mi hai rinnovato con i tuoi miracoli, numerosi come i granelli della sabbia; mi hai tirato fuori dalla tomba segnandomi con il tuo sigillo e scrivendo il mio nome nel palmo della tua mano.

Ero malata, Signore. Avevo trentaquattro anni ma, pur essendo ancora giovane, avevo meno forze di un bambino; non potevo fare niente. Mio assiduo compagno il dolore, perfido e invincibile, finché Tu non hai trasformato la desolante malattia in gioia: ti ho pregato e mi hai restituito la salute. Non solo, ma la guarigione dal reumatismo poliartritico, infermità che con il tempo, a detta degli specialisti, non poteva che peggiorare, ha aperto la porta ad altri tuoi doni, cambiamenti e guarigioni.

Il giorno che ha cambiato la mia vita era cominciato come tutti gli altri: era un lunedì, giornata dedicata alla solita preghiera comunitaria, ma Tu hai voluto dimostrarmi che sei sempre nuovo, imprevedibile; che anche oggi, così come duemila anni fa quando ancora eri sulla terra, compi miracoli e prodigi.

Quel giorno mi hai fatto incontrare per la prima volta con il carisma della guarigione e con le persone che il Signore usa per riversare su di noi questo dono. La mia incredulità e insicurezza sono state sostituite da un grande, indescrivibile calore che “bruciava” le mie mani e “accendeva” i miei giunti; lo scetticismo si è trasformato in fede certa nei tuoi miracoli.

Da quel momento è radicalmente cambiato il mio rapporto verso di Te, Signore: non potevo più lasciarti ai margini della mia vita; finalmente ho aperto il mio cuore, così che Tu potessi farne la tua dimora.

Con me hai conquistato anche i miei familiari che, di fronte all’evidenza del mio persistente e repentino risanamento, hanno cominciato a credere, e la conferma medica che in me non c’è più traccia della malattia, quasi si trattasse di un’altra persona, ha contribuito al loro perseverante cambiamento.

Il parere dei medici che ad alcuni “fortunati” può accadere il regresso della malattia e che “forse”, ma con un grosso “forse”, io potrei essere io una di questi, mi fa ridere, perché io so a Chi ho creduto: ho creduto in Te, mio Signore, che tutto puoi, tutto fai nuovo!

In verità ti sei premurato di darmi una misura piena e traboccante del tuo amore; difatti sono riuscita, per la prima volta, a partire per Cianciano, dove ho partecipato al Corso per animatori e responsabili.

Quei quattro giorni ho vissuto nella tua ombra; con il corpo appena presente sulla terra e l’anima che, dinanzi al tuo trono, cantava la tua gloria. E lì, ancora una volta, hai voluto dimostrarmi la tua potenza compiendo un miracolo dopo l’altro. Mi hai liberato dalla gelosia e dal non perdono, dal senso di inferiorità e dalla colpa. Mi hai mostrato la tua bontà operando la mia seconda guarigione fisica. Hai compiuto opere che mi hanno lasciata stupefatta; quasi non credevo che finalmente esaudissi tutte le mie preghiere. Sei venuto verso di me con il cuore colmo di amore, con doni e carismi, con misericordia e perdono.

E io ti ho sentito, conosciuto, amato, permettendoti di abitare nel mio cuore. Signore mio, amico mio, amore mio, mio splendido Salvatore!

Avelina – Parr. “Natività di Maria” – Mali Losinj (Croazia)

CLARA

Da circa dieci anni avevo problemi alla parte inferiore delle gambe (dal ginocchio in giù): erano gonfie, di un rosso acceso, piene, piene di piaghe. Difatti si formavano delle “bolle” che, riempiendosi di siero e sangue, finivano con il rompersi, facendo fuoriuscire il liquido che contenevano. Sia che stessi seduta o in piedi, per terra si formava una chiazza di siero. Quando mi coricavo, ero costretta a proteggere il materasso con un’incerata. Fin dal mattino avvertivo un senso invalidante di stanchezza e un dolore costante come se nelle mie vene scorressero spilli invece che sangue.

Uscivo solamente lo stretto indispensabile per evitare di incontrare gente i cui sguardi incuriositi mi facevano provare vergogna. Sono stata visitata e ricoverata in quasi tutti gli ospedali di Roma; sottoposta a tre biopsie, ma le diagnosi erano sempre diverse: cattiva circolazione sanguigna, sistema linfatico senza ricambio, mal funzionamento della tiroide, svariate malattie della pelle ecc. ecc. Tutte le terapie si dimostravano inefficaci e addirittura, in alcuni casi, compromisero ulteriormente il mio stato di salute. Solo su due punti concordavano tutti i medici che mi visitavano: la mia malattia non era contagiosa e che, purtroppo, non c’era speranza di guarigione, anzi le mie condizioni si sarebbero progressivamente aggravate. La medicina dichiarava i suoi limiti; solo il Signore, mi ripetevo, può guarirmi. Ritornai così nella Comunità dalla quale per sette anni mi ero allontanata, riallacciando quel filo di corrente d’amore di cui parlava Jacqueline. Sentendomi accolta con tenerezza, rispetto, discrezione, riuscii finalmente a non avvertire più la curiosità dalla quale prima mi sentivo perseguitata. E se anche la mia salute fisica non migliorava, tuttavia cambiavo io interiormente; si rafforzava in me la convinzione che un giorno il Signore mi avrebbe detto: , pertanto, fiduciosa e serena, attendevo. Passarono così altri due anni e una notte sognai di essere a letto ammalata, senza speranza di guarigione. All’improvviso, una voce possente mi disse : . Qualche giorno dopo ritirai delle analisi; tutti i valori erano ben al di sopra dei limiti consentiti e il medico al quale le sottoposi mi prospettò la possibilità di dover affrontare un intervento chirurgico al torace.

Era veramente troppo! Avevo bisogno dell’aiuto di Gesù e dell’amore dei fratelli. Chiesi pertanto una preghiera personale durante la quale mi sentii amata, capita, protetta, coccolata come se fossi proprio tra le braccia del mio Signore. Immediatamente avvertii un miglioramento, sentendomi ritornare le forze fisiche. Successivamente, nel corso di una preghiera comunitaria, alcuni fratelli profetarono la guarigione di diverse malattie e una, in particolare, la sentii proprio mia, tanto che immediatamente la trascrissi su di un foglietto di carta; diceva: .

Da allora sono trascorsi quattro mesi; le piaghe non ci sono più, le gambe sono ancora un po’ rosse, ma vanno lentamente schiarendosi e anche l’intervento chirurgico è stato scongiurato.

Che grazia conoscere Gesù! Per Lui niente è troppo difficile e non è mai troppo tardi! Arriviamo in Comunità stanchi, schiacciati dalle difficoltà della vita quotidiana e allora Lui, il Signore, si serve dei fratelli per abbracciarci, parlarci, consolarci… e tutto all’improvviso cambia, perché finalmente, lo sentiamo vivo, vero, accanto a noi.

Clara – Parr. “Assunzione di Maria SS.” – Roma

ERO SCHIAVO DELLA DROGA

Sono un giovane di 27 anni, frequento la Comunità da poco più di due e desidero raccontarvi l’esperienza dell’amore di Gesù nella mia triste vita.

Provengo da una famiglia molto povera: eravamo sette figli e di conseguenza, subito dopo la scuola dell’obbligo, sono andato a lavorare. Sentendomi grande (avevo solo 15 anni) ho iniziato a fare le cose “da grandi”, come fumare hascish. Mi sentivo importante perché non solo fumavo quelle sostanze ma le vendevo ai miei amici, che mi consideravano superiore; e anche le ragazzine, affascinate da questo mio ruolo, mi cercavano continuamente.

Di lì a poco ho provato una droga più pesante e pericolosa, che comunemente i giornali chiamano “polvere d’angelo” ma che in realtà produce effetti devastanti e che, secondo me, è proprio un prodotto di satana per catturare l’uomo e trascinarlo all’inferno già su questa terra. La cocaina dà la sensazione di essere onnipotente e di poter dominare tutto e tutti e io, trascinato da questa grande novità, mi ci sono gettato con tutto me stesso, cercando agganci per procurarmene sempre di più e accumulando in breve tempo tantissimi debiti.

Così è iniziato il mio calvario: cambiavo casa e lavoro in continuazione, ma mi cercavano e mi trovavano dappertutto, mentre quelli che prima si dichiaravano amici mi avevano abbandonato e venduto ai miei creditori. Avrei voluto pagare i debiti un po’ alla volta, ma loro pretendevano il denaro tutto insieme e io pur volendo uscire dal giro, per procurarmi tanto denaro non avevo altro modo che continuare a “vendere”.

In questa difficile e dolorosa situazione incontrai la ragazza più dolce dell’universo, me ne innamorai pazzamente e per questo non riuscii a nasconderle il mio calvario. Lei, per tutta risposta, mi diede tutto il suo amore, la sua comprensione e il suo sostegno per lottare insieme e aiutarmi a uscire dal giro; però i suoi genitori, venuti a conoscenza della mia storia e delle mie abitudini, la obbligarono a lasciarmi. Così, in un attimo, la droga mi portò via l’amore, la casa, il lavoro, tutto; comunque era lei la perdita più grande che non riuscivo a sopportare e continuamente immaginavo che, una volta liberatomi da questa terribile schiavitù, l’avrei riconquistata di nuovo. Ma non riuscivo a smettere di sniffare e trascorsi ancora cinque lunghissimi anni da solo, disperato, senza vedere nessuno e pensando continuamente a lei.

In queste condizioni innalzai a Dio la mia prima unica supplica e dissi: . Come se riaverla fosse per me l’unica speranza che mi avrebbe fatto morire in pace e per la prima volta nella mia vita entrai in una chiesa per confessarmi: non era mai accaduto prima, neanche durante l’infanzia. Consegnai tutti i miei ventiquattro anni carichi di vizi e di peccato con un grande coraggio, senza nascondere nulla; qualcosa dentro di me mi diceva che Dio mi avrebbe perdonato. Uscito di lì mi sentii leggero, come se un angelo mi stesse abbracciando, e stavo così in pace che sarei stato pronto a morire.

Una settimana dopo andai a trovare mia sorella, che non vedevo mai a causa della mia vita disordinata e che mi invitò a partecipare a una preghiera. Andai e mi misi in disparte, ma una responsabile venne a pregare su di me, sussurrandomi all’orecchio tanti riferimenti alla mia vita che conoscevo solo io e Gesù. Caddero tutte le resistenze, si dissolse l’incredulità e io sentii che Lui mi salvava dalla schiavitù e dalla morte per droga (di cui veramente facevo un uso sproporzionato).

Ora lo Spirito Santo fa sgorgare continuamente dal mio cuore un inno di ringraziamento e di lode, insieme al desiderio di testimoniare ai tanti giovani disperati e smarriti, come ero prima io, per ridare loro la speranza e dire che il Signore promette salvezza, vittoria e pace a chi torna a Lui con cuore docile e pentito.

Claudio

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