Convegno Internazionale della Comunità Gesù Risorto (Fiuggi, 30 aprile- 3 maggio 2015).

Omelia del Card. Philippe Barbarin, arcivescovo di Lyon (Francia), durante la S.Messa del 1*maggio a Fiuggi. 

Il Card. Barbarin ha incentrato la sua omelia sulla figura di S. Giuseppe, di cui oggi ricorre la festa (S. Giuseppe Lavoratore), istituita per volontà di Pio XII: “Il brano del Vangelo odierno  (Mt. 13, 54-58) ci mostra l’incredulità degli abitanti di Nazaret, dove Gesù era cresciuto, che lo considerano soltanto il figlio del carpentiere e non riescono a capire da dove provengano la sapienza e l’autorità con cui Gesù insegnava.10838182_662984833808302_2630162687339408755_o
Sì, è stato S. Giuseppe a crescere e custodire Gesù, dalla sua infanzia fino all’età adulta. Di Giuseppe si parla molto poco nei Vangeli, ma si dice che era “giusto”. Egli era, cioè, uno vicinissimo a Dio, uno che era e viveva davvero ad immagine di Dio. Tutti noi siamo fatti a Sua immagine, ma spesso con la nostra vita non gli assomigliamo molto. Invece Giuseppe era un vero figlio di Dio.
Gesù stesso dice di lui: “Mio Padre lavora sempre ed anch’io lavoro sempre”. Sicuramente Gesù si riferiva prima di tutto al Suo Padre Celeste, ma di certo anche a S. Giuseppe, che faceva il falegname e faticava tutto il giorno. A me piace immensamente S. Giuseppe, perché vicino a lui Gesù è cresciuto ed è diventato un uomo. Vicino a lui ha imparato a lavorare e da lui ha appreso come parlar chiaro ed essere concreto nel rivolgersi alla società umana del suo tempo.
Per questo, quando ascoltate una parabola del Vangelo, dite grazie a Giuseppe, perchè è da lui che Gesù ha imparato la forza e la chiarezza e la capacità di stare in mezzo agli altri, per aiutarli con i suoi insegnamenti. Oggi io dico alla Comunità Gesù Risorto: guardate S.Giuseppe per capire Gesù. Gesù ha ricevuto tanto da lui, che pure ha tanto amato la Santa Vergine.
Quando Gesù stava morendo, con accanto Sua Madre e l’Apostolo San  Giovanni, che egli amava, Egli affidò Sua Madre a Giovanni e questi la prese con sé. E prima ancora, molti anni prima, l’angelo aveva detto a Giuseppe di non avere paura di prendere con sé Maria, incinta dello Spirito Santo. Alla fine del Vangelo, prima di salire al Cielo, Gesù dice a tutti gli Apostoli di prendere con loro Maria, la Madre della Chiesa che sempre li accompagnerà. È lei che mostrerà loro come seguirLo.
11168025_663276783779107_643537159104745611_nOggi Gesù fa a noi lo stesso invito: ‘Prendere con voi Mia Madre’. Prendiamo però anche Giuseppe. Giuseppe in ebraico significa: “far crescere” ed infatti egli non si occupa di se stesso, ma di far crescere Gesù. Questa è la sua missione. Penso ci sia riuscito bene! Ugualmente auguro a ciascun membro della della Comunità Gesù Risorto di poter essere chiamato “Giuseppe” , affinché, assumendone le stesse qualità e la stessa missione, faccia crescere Gesù nel mondo.
Il tema di questo convegno, tratto dalla fine del Vangelo di Marco, parla dei segni e dei miracoli che opereranno quelli che crederanno in Gesù. San Giuseppe non ha fatto nè segni prodigiosi nè miracoli nel senso inteso da Marco,  ma il suo grande segno e miracolo è stato Gesù stesso e ora c’è bisogno della stessa cosa. Che ciascuno di voi prosegua in quest’opera e dia agli uomini di oggi questo segno e miracolo, Gesù!
La frase del Vangelo che mi stupisce di più è questa: “Voi farete cose più grandi di me”. L’ha pronunciata Gesù, rivolto ai suoi discepoli ed anche a noi. Ora mi chiedo: ma se Gesù ha fatto Lui la cosa più grande di tutte, cioè ci ha salvato, come potremo noi superarlo facendo cose più grandi? Ebbene, Lui è venuto per le pecore disperse d’Israele ed invia noi a proseguire quest’opera. Con l’esempio di S. Giuseppe e tenendo vicino a noi la Vergine, ci manda sulle strade del mondo, affinchè diffondiamo la buona notizia del Vangelo. Ed è in quest’azione evangelizzatrice che faremo cose più grandi.”
Myriam Ramella

 

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