Preghiera 29 aprile mattina
La preghiera del mattino sta per iniziare, ma prima tutti ci accogliamo reciprocamente, mentre dal palco nominano una per una le diocesi, comprese quelle estere, in cui la Comunità è presente e qui rappresentate da gruppi festosi e vivacissimi. Per loro, sicuramente, questo convegno internazionale è un’esperienza unica e, forse, per qualcuno anche la prima volta che si reca all’estero.
“Danza, danza, danza al tuo Signore…”, sono queste le parole di riconoscenza che cantiamo, mentre vengono elencate le diocesi. Ogni anno sono sempre di più e questa è già di per sè una grandissima benedizione…”Andate a predicare fino agli estremi confini della Terra”, ci ha chiesto Gesù e la Comunità lo sta facendo!
Ma c’è anche un saluto riservato ai fratelli che ci seguono da casa in streaming, per chi non è potuto venire, per chi è malato, per chi è stato impedito da qualche imprevisto. Buongiorno, fratelli, il Signore non si dimentica di voi.
“Siamo le tribù del Signore”, esclama Paolo, “È Egli stesso che ci accoglie, che ci chiama a stare con Lui. Per questo innalziamo ora a Lui una grande lode…” . Il canto sale ed il cuore si apre. “Tu, Signore sei mio re, Colui che amerò per sempre. Tu fortezza, Tu pietà. Per questo gioirò!”…
Le nostre mani, le nostre braccia si alzano verso di Lui. È di certo il cuore che lo loda per i Suoi benefici, per il Suo amore, ma anche il corpo partecipa di questa lode. Vogliamo fare una profonda esperienza di Lui, vogliamo arrivare fino al Suo trono, fino alla nube inconoscibile nella quale Dio dimora e che Egli dischiude per noi, nel profondo del nostro cuore. Vogliamo cantare lo stesso canto degli angeli e dei santi, senza parole umane, ma con il linguaggio dello Spirito, che, come profumo soave e come incenso di adorazione, manifesti il nostro amore a Lui.
“Squarcia il velo del tempio, Gesù, affinché possiamo contemplarTi ed esultare in Te, il Signore risorto!”, esclama Paolo dall’animazione del palco. “Oggi è un giorno speciale. È il giorno che il Signore ha preparato per te, fratello, sorella! Non dubitare. Oggi, se credi, vedrai la gloriosa potenza di Dio.”
Sentiamo che un fiume di gioia e di vita sta scorrendo in mezzo all’assemblea Gesù sta passando e vuole fermarsi accanto a ciascuno di noi. Egli ha desiderio d’incontrarci e di baciare il cuore di ciascuno di noi. Poi Gesù ci parla: “Da tutta l’eternità ho preparato questo momento. Non sentirti indegno. Se percepisci questo nel tuo cuore, sappi che Io sono più grande del tuo cuore! Questo bacio sul cuore ti guarisce e ti sottrae alle tue schiavitù, riscatta il tuo passato. Mai ti ho lasciato, nè abbandonato. Non temere, Io vengo in tuo aiuto. Ti libero da tutte le paure, dalla paura della morte, delle malattie…Oggi voglio visitare proprio te, tu che ti senti escluso dal mio amore. Io oggi te lo dono. Lasciati immergere in questo fiume d’amore! Tu sei qui perché Io ti amo!”
Il Gruppo Canti intona “Lascia che il tuo fiume”. È l’amore del Padre, è l’amore dello Spirito che ci pervadono. È l’amore del Figlio che ci avvolge e ci purifica, ci culla, si prende cura di noi, mentre ci abbandoniamo nelle mani del Dio Unico e Trino, del Creatore, del Salvatore e del Datore di Vita. Esultiamo perché ora Egli è qui e ci tende la mano. “Coraggio! Non abbatterti, perché Io ti renderò forte. Non temere, perché hai trovato grazia presso di me. Voglio immergerti nella mia Misericordia e fare di te la creatura che ho sempre pensato. Voglio rigenerarti e far rifiorire il deserto della tua anima.” Questo sussurra Gesù nell’intimità del nostro essere.
“Ecco, sto alla porta e busso. Se qualcuno mi aprirà, io entrerò e cenerò con lui e lui con me…” (Ap. 3, 20-22). È il momento dell’amore e nessuno può resistere a questo amore. Apriamo la porta del nostro intimo a Gesù, perché il Signore possa regnare in noi. Gesú ci sta dichiarando il Suo amore. Egli è davanti a noi, viso a viso. È come l’amore dello sposo per la sposa… Molti provano anche sensazioni fisiche o un grande calore nel petto. È la stessa esperienza dei discepoli di Emmaus, che sentivano ardere il cuore mentre Gesù parlava loro per la strada.
Alcuni fratelli però dubitano, perché hanno ancora il cuore chiuso. E Gesù sta dinanzi a loro come un mendicante. Vuole raggiungere il loro cuore, non vuole giudicarli. Vuole donare una carezza spirituale che essi non hano mai conosciuto e che li guarirà. Molti stanno liberandosi tramite il canto in lingue. Poi un altro canto solitario nelle lingue si leva dall’animazione. Sentiamo che attraverso di esso il Signore sta guarendo molti tra noi, perché “Mio canto e mia forza è il Signore…che, come un prode, si leva e viene in nostra difesa”. È un canto profetico che sta sanando nei fratelli le ferite interiori sulla paternità e sulla maternità, là dove non si sono sentiti amati. Li sta facendo risorgere da un dolore che ha frenato ed ostacolato la loro crescita spirituale e psicologica.
“Abbà, Padre, sono tuo figlio, ascoltami!” – di nuovo cantiamo- “Più solo non sarò, a Te mi appoggerò. Abbracciami! Abbà, Abbà” . Su ogni nostro dolore invochiamo la pace del Signore. “Chiunque si sente orfano, chi si sente solo, chi deluso, invochi il Signore!”, incitano dal palco. I responsabili si alzano dai loro posti e vanno a pregare sui fratelli, ma compresa, che a questo punto, più che scrivere….passo all’azione. È davvero un fiume in piena, che scorre, scorre e scorre ancora, fino a sommergerci nella pace e nella forza gentile dello Spirito, che ti dice le cose, anche quelle che non avresti mai voluto sentire, ma che non ti fa male e che, invece, ti porta la vita. Sono le innumerevoli grazie che il Signore sta effondendo sul Suo popolo.
Gesù, grazie, ti riconosciamo Signore della nostra esistenza e vogliamo esprimerTi tutto il nostro amore, la nostra ricoscenza. Il “Canto del mare” ci sembra un modo adatto per farlo. Eccoci a danzare per Lui, a battere le mani ed a gridare di gioia, come gli Ebrei che avevano passato il Mar Rosso, scampati all’esercito del faraone. Terminato il canto, imponiamo le mani su tutti i nostri giovani che desiderano fidanzarsi e su quelli, già fidanzati, che vogliono sposarsi. Gesù, ti preghiamo, concedi loro questa benedizione, questa gioia! Fa’ che possano costituire autentiche coppie e famiglie cristiane, dove Tu sia il centro della loro vita! Noi lo crediamo, Signore. Noi te lo chiediamo tutti insieme, uniti e concordi. Realizza, o Gesù, il desiderio del loro cuore!
È poi la volta della preghiera per coloro che sentono la chiamata al sacerdozio ed alla vita consacrata. Domandiamo al Signore che questa chiamata diventi sempre più chiara e che cessi il combattimento loro cuore, affinché accolgano il Sí che Dio ha sulla loro vita. Vieni, Spirito Santo, e soffia su questi Tuoi figli. “Io metto il mio sigillo sul tuo cuore”. Risponde il Signore e noi crediamo che Gesù spianerà il loro speciale cammino fino a Lui.
Preghiera del 29 aprile pomeriggio
Nonostante il caldo ed i ritmi serrati della scaletta odierna, siamo di nuovo in tenda. Il servizio d’ordine sta allestendo la sala per un evento speciale, un segno che verrà dato alla fine della preghiera di questo pomeriggio. Intanto i fratelli entrano e riempiono i settori. C’è un gran vociare e tanti si spostano da una parte all’altra, per cercare i membri della p
ropria comunità parrocchiale o per andare a comprare qualcosa al banco libri prima che iniziamo. Dal palco stanno dando due avvisi che riguardano l’abbonamento alla rivista, il nuovo CD che si intitola come questo convegno, “Io sono la luce del mondo” ed il nuovo calendario realizzato dalla Comunità per il 2019. Ora però il Gruppo Internazionale della musica e del canto ha iniziato a suonare e tutta questa umana attività in sala cede il passo alla lode ed al canto.
“O Adonai, Tu sei il Dio dell’universo… i cieli cantan la gloria, tutti i figli oggi ti adorano… Hai cambiato il mio lamento in danza.” Questo canto gioioso ci introduce a momenti più intensi ed intimi con il Signore. Perciò ci segnamo con il segno della vittoria in Lui, con il segno della croce che ci contraddistingue come Suoi fedeli. Dai Canti intonano “Il santo viaggio” e noi iniziamo la preghiera così come abbiamo tutti già intrapreso il nostro santo viaggio verso di Lui e con Lui.
“Dio, Tu mi dai piedi di cerva, per camminare sulle alte vette…”. Sí, o Signore, nelle difficoltà, quelle che ci sembrano alte ed insuperabili come montagne, Tu ci dai la tua grazia per superare le asperità della vita. E poi ci dai anche “ali di colomba” per volere verso di Te! Ti benediamo, ti vogliamo lodare nelle lingue, vogliamo dirti il nostro grazie. Sono le ali che Tu hai dato alla Comunità per innalzarci verso di Te. “Voliamo verso il Signore con la resurrezione che ci attira e che ci fa diventare luce per il mondo!”, esclama Gabriele dall’animazione. “Prepara il tuo cuore nel silenzio, nell’ascolto e nella semplicità, “gli fa eco Mimma, “perché stasera tu possa ricevere la Sua parola”. Il canto in lingue attira la presenza del Signore e sentiamo che devono cantare a Lui anche coloro che non lo hanno mai usato questo dono, per sperimentare il passaggio ed il tocco dello Spirito.
Il Signore ci dice che ciascuno di noi è qui perché è stato riservato per il Suo progetto santo e non per i nostri meriti, che peraltro non abbiamo! Siamo figli della Luce e questa Luce che il Signore ha messo in ognuno di noi si deve manifestare agli altri, deve annunciare che Gesù è vivo. “Voi siete la luce del mondo” ha detto Gesù nel Vangelo e ora, con questa preghiera, stiamo andando incontro a Lui che è questa Luce del mondo. “Spirito di Dio, alita su di noi”, cantiamo. Sí, soffia su di noi affinché possiamo vivere questa Luce e divenirlo noi stessi nel mondo e per il mondo!
“Lode e gloria, lode e gloria…” continuiamo a cantare, invocando lo Spirito di Dio, lo Spirito di pace e di verità, di bellezza e di forza, di luce e di fuoco. La Sua potenza tra noi è grande, ma non abbiamo intenzione di resisterGli. Il nostro comune desiderio è quello di arrenderci a Lui, perché che si compia in noi l’opera meravigliosa che il Signore ha pensato per ciascuno di noi e per tutti allo stesso tempo: essere il Suo corpo risorto e glorioso. Intanto Gesù chiede al nostro cuore: “Vuoi essere me nel mondo? Tu già mi appartieni…” Cosa vogliamo risponderGli? Sí, o Gesù, siamo piccoli, siamo poca cosa, ma con Te accanto e, se ce lo chiedi Tu, lo faremo!”
“Lode e gloria, lode e gloria…”, Tu ci stai chiamando ed attirando con forza al Tuo cuore. C’è una nuova Pentecoste in atto, lo Spirito sta scendendo con potenza su di noi e ci sta trasformando in luce per il mondo. Le tenebre della paura, del dubbio e del rifiuto di questa Luce si stanno dissipando. Lasciamo che questa luce ci cambi, ci riplasmi con il fuoco, come cera molle. Intanto il Signore sta guarendo le infermità di molti, specialmente di quelli che, pur malati e doloranti, si sono alzati in piedi per cantare. Tanti faranno poi la loro testimonianza. Grazie, Gesù, perché ci stai guarendo. Ed il nostro pensiero si rivolge pure a quei fratelli che abbiamo lasciato a casa. Chiediamo che vengano sanati e che l’anno prossimo partecipino al convegno.
“Io credo, Signore, che Tu sei venuto qui per me, per consolarmi!”, diciamo a Gesù. Lui ci risponde con il brano in cui San Paolo spiega che lo Spirito invia i carismi sul Suo popolo, distribuendoli come vuole secondo la Sua Sapienza, ma di certo senza lasciare nessuno senza un Suo dono. Sono doni da usare per il bene della comunità e per la crescita personale di chi li riceve, come manifestazione dello Spirito che opera in ciascuno per l’utilità comune. I doni ed i carismi dello Spirito, infatti, rendono visibile il Regno di Dio al mondo, lo Spirito che opera tutto in tutti.
Gesù vuole ora che questa carità verso i fratelli venga concretamente effusa sul Suo popolo. L’amore vissuto da soli non porta a niente, mentre è bellissimo vedere il fratello accanto a noi guarito e liberato. Preghiamo dunque l’uno per l’altro. Il Signore invita soprattutto al perdono, a un perdono “dall’alt”, che viene da Lui. Gesù è il primo che ha perdonato proprio noi e ci chiede di perdonare con gesti e preghiere che vengono dalla forza dello Spirito e non dalla nostra persona, poiché non ne saremmo mai capaci.
Gesù prosegue la Sua opera risanatrice in mezzo a noi. Sta guarendo alcuni alle ossa ed una malattia della pelle. Tutto potrebbe accadere in questo momento. Lo sentiamo fortemente. Guarisci le arterie, Gesù, guarisci quelle parti del corpo che, a causa dell’età, vanno in decadimento! Guarisci le malattie rare e quelle che i mali dello spirito provocano al corpo!
“Mi rialzerai, Signore, con Te ce la farò. Sarai con me nel buio della notte …” , dice il nostro canto. Sí, sarà luce, sarà amore ed insieme a Te ce la faremo, Gesù. Ce la faremo tutti. Rialzaci, Signore! Noi, io ho bisogno di Te, la mia famiglia ha bisogno di Te!
La vita a volte ci fa paura, ma ecco che Gesù arriva in noi e ci prende per mano. Poi non ci lascia più e ci dona la Sua stessa forza, quella che sconfigge ogni morte, quella che fa risorgere e che illumina, quella che consola e parla al nostro cuore e a quello di quanti ci sono accanto, quella che prima trasforma noi e poi loro.
C’è potenza di Dio in mezzo a noi e dal palco sentono che il Signore sta toccando una bambina gravemente ammalata che si trova a casa. Per un momento tutta l’assemblea le impone le mani. Risanala, Gesù! Poi il Signore guarisce una sorella dalla bulimia ed un fratello dalla dermatite seborroica e poi ancora e ancora … È grazia su grazia. È una chiamata corale alla vita. Nella sala i responsabili continuano a pregare sui fratelli. Ciascuno viene invitato a fare un atto di fede ed a dire: “Ti prego di toccarmi e guarito io sarò “. Gesù stesso ci sprona: “Non avere paura di chiedere ogni cosa a me!”
La potenza dell’Altissimo è distesa su di noi. Non si limita a questa tenda, ma sentiamo che sta operando anche nelle nostre case. Ognuno vi tornerà con un sigillo sul cuore, con la consapevolezza di quello che il Signore ha fatto in nostro favore. Poi, sulle note del canto “Abbà”, ecco giungere il segno per questa assemblea. Si tratta di un segno profetico. Il suono dello shofar ci introduce in un momento solenne e di attesa. Si spengono le luci ed un totale silenzio si diffonde tra i presenti in modo quasi immediato.
Ecco poi che una croce splendente, composta di tanti fratelli che recano un lume posto in alto su di un’asta, ovvero “sopra il lampadario”, secondo il comando evangelico, avanza tra noi. È la luce della Croce di Cristo che illumina il mondo. È la Croce umana di cuori, di fratelli e sorelle che vogliono essere Luce per il mondo, che vogliono seguire Gesù e portare a tutti lo splendore della Grazia, il fuoco vivo del Suo amore, la sfolgorante potenza del Legno che ci ha redento, quella di una Croce che è luminosa perché è gloriosa.
OMELIA DELLA S. MESSA DI DOMENICA 29 APRILE, PRESIEDUTA DA MONS. SOSTHÈNE LÉOPOLD BAYEMI MATJEI, VESCOVO DI OBALA (CAMERUN)
Nella parte più saliente della sua omelia, Mons. Bayemi ha detto: “Domenica scorsa abbiamo meditato sulla parabola del Buon Pastore, che offre la vita per le sue pecore e le conosce. Quel brano ci ha fatto capire il tipo di rapporto tra il Risorto e noi. Oggi il Vangelo continua sulla stessa linea. Il Padre è l’agricoltore, Gesù la Vite e noi i tralci. Se restiamo in Lui, portiamo molto frutto. Altrimenti veniamo gettati via, ci perdiamo.
“Rimanere” è proprio del discepolo, della fede che ci fa rimanere in Gesù. E Lui resta in noi, con la Sua fecondità di Risorto. Il fedele è dunque chiamato a portare frutto e ad essere discepolo di Cristo. Questo “portare frutto ” si realizza solo in Gesù. S.Giovanni esalta l’unità della Chiesa come corpo di ogni singolo cristiano unito a Gesù. Alla pallida spiritualità di molti cristiani che vedono la religione come un mero obbligo, Gesù oppone la comunione, l’adesione gioiosa e l’incontro con Dio. Gesù non nega la gioia esternamente manifestata, ma vuole che nasca da dentro. Se manca l’interiorità, i frutti non durano e la vita inizia a pesare. In una vita buona di per sé, ma in cui la fede è assente, le parole divengono solo vani suoni. Senza la fede possiamo essere maestri e parlare tanto, ma non testimoni. (…)
Siamo carismatici nello Spirito Santo, siamo rinati in Lui ed abbiamo ricevuto l’effusione. È lo Spirito Santo che ci rende capaci di credere in Gesù. Credere in Lui è vivere la comunione con Il Signore, nell’intimità. Ciò nasce dalla consapevolezza che Lui è con noi, che non ci lascia mai soli e che, anzi, ci precede in tutto quello che facciamo. (…)
L’amore di Dio si manifesta in noi attraverso i carismi ed il servizio agli altri, ma nasce dall’intimità con Cristo. La Chiesa possiede due lati che dobbiamo comprendere: la missione e la comunione. La priorità, però, va alla comunione, poiché essa ci conferisce la capacità di portare frutti. E solo chi rimane in Gesù può portarne. Se il Rinnovamento odierno deve divenire l’esercito sognato dai Padri del Concilio Vaticano II o quello della profezia del libro di Ezechiele, occorre l’apertura del cuore, ovvero il rimanere in Gesù e solo in Lui.
Il carismatico non è quello che fa le cose, ma è colui che si siede ai piedi di Gesù per ascoltare, come faceva Maria, la sorella di Marta. Se non viviamo l’intimità con Gesù che inizia con l’ascolto, saremo buttati fuori, allontanati. Quando S. Paolo dice: “Non sono più io che vivo, ma Cristo vive in me”, intende che la comunione con Gesù ha preso tutto il posto nel suo cuore e che la sua volontà umana non esiste più. Esiste solo quella del Signore che opera in lui. Solo dopo che ci saremo abbassati e svuotati di noi stessi, Gesù ci darà i veri frutti ed i carismi di liberazione e guarigione.
Quando dovevo essere ordinato vescovo, scelsi per me il versetto nel secondo capitolo di Giovanni, tratto dall’episodio delle nozze di Cana: “Fate tutto quello che Lui vi dirà”. Quando poi divenni vescovo, qualcuno mi disse: “Il vescovo non è colui che fa ciò che gli pare, ma tutto quello che il Signore gli dice di fare”. E ciò non vale solo per i vescovi, vale per tutti i sacerdoti ed anche per tutti i cristiani. Se anche noi ci comporteremo così, allora saremo dei veri carismatici .”
Myriam Ramella Cascioli