“Se dunque io, il Signore e il Maestro, ho lavato i piedi a voi, anche voi dovete lavare i piedi gli uni agli altri”

Siamo tutti giovani e ad aiutarci per la preghiera c’è anche Paolo, Delegato. Sentiamo subito una forza di consolazione, confermata dal passo di Isaia 51: «Io, io sono il tuo Consolatore. Io sono il Signore tuo Dio». Mentre il passo di Giovanni 5 dà conferma della guarigione che Dio vuole operare in noi.

Al termine, Paolo fa una piccola riflessione sull’importanza del servizio e su come poter “lavare i piedi” ai fratelli di Comunità. Quando diciamo il nostro “sì” al Signore, senza paura, è Lui che ci rende capaci, che ci fa sperimentare il grande dono del servizio, l’amore che circola e che ci ritorna indietro, moltiplicandosi. Siamo in una spirale d’amore.

Quindi Angelo testimonia di come, affrontando le sue paure e “mettendoci la faccia”, è riuscito a evangelizzare i suoi colleghi e capi, attraverso una tesi a piacere, che gli avevano assegnato per la selezione, nella quale aveva scelto di parlare di Gesù, della fede e della Chiesa. Oltre a ottenergli una promozione a un grado superiore, questo è stato un grande momento di grazia, per lui e per chi assisteva, a lode e gloria del Signore! Anche noi giovani possiamo e dobbiamo metterci la faccia e rischiare tutto per Gesù, anche se inizialmente dobbiamo affrontare le nostre paure e fare un “salto di fede”.

A seguire un simposio, dove mettiamo in comunione nuove idee e nuovi carismi di annuncio, suggeriti dallo Spirito. La serata si conclude con una pizzata e una sorpresa, con tanto di torta e candeline, per un fratello che festeggia il compleanno: momento di agape fraterna che è il compimento della preghiera precedente; infatti ci ha permesso di conoscere meglio i fratelli con cui di solito preghiamo insieme settimanalmente, ma che purtroppo non abbiamo poi l’occasione di frequentare.

Marco Mungivera

 

«Gesù ci ha dato un vero è proprio comando: “Come faccio Io, fate anche voi”! Perché ci dice questo? Avete mai visto un Capo di Stato, un Presidente, un Re venire a casa di qualcuno e dargli una mano nelle faccende domestiche? Eppure Lui, che è il “Re dei re”, si è inginocchiato a lavare i piedi agli Apostoli e ci ha fatto scoprire che, quando serviamo i fratelli, facciamo un grande gesto d’amore. E dove c’è l’amore, c’è Gesù stesso, e perciò ci sono guarigioni e liberazioni, e ancora di più. Perché Lui ci ha detto: “Farete cose più grandi di me!”.

Quando ci mettiamo al servizio per il Signore, scopriamo che siamo investiti dalla stessa grazia che ricevono i fratelli che stiamo servendo.

Allora la prima cosa che dobbiamo fare è “metterci in gioco”, cioè farci avanti, vincendo le nostre paure, se occorre. Ma io ho paura di dire questa cosa a un Responsabile… ma i Responsabili sono fratelli che, come tutti, hanno bisogno di crescere; quindi non mettiamo paletti o limiti.

Se io voglio seguire Gesù, non ho paura; con Lui al mio fianco nessuno mi può fare nulla! Se riusciamo a vincere su noi stessi, allora diventiamo quel “popolo sacerdotale” che Gesù si è scelto. Gesù ti ha scelto e non se ne pente!

Dobbiamo dunque farci avanti, andare dai Responsabili delle nostre Comunità e dire: “Io sono capace di fare questa cosa”. Posso fare le fotografie, lavorare nella grafica, fare montaggi video, cucire o disegnare, suonare uno strumento musicale… pulire il pavimento. Nessuno può dire di non essere capace di fare nulla; perché a ognuno il Signore ha donato dei talenti».

Paolo Borzi

(Stralcio dall’insegnamento)

Share This