PREGHIERA DEL 3 GIUGNO 2022, MATTINA

Dopo una bella notte di sonno ristoratore (almeno per alcuni), eccoci di nuovo alla tenda. Chissà cosa ci riserverà oggi il Signore. Se è vero che veniamo per pregare, ed è così, è anche vero che tutti noi abbiamo delle aspettative nel nostro cuore. Certo non quella di vincere alla lotteria, ma di guarire da una ferita interiore, di tornare con una nuova pace ed una forza più grande alle nostre case … o di vedere le meraviglie di Dio all’opera nella vita di altri che non sono qui e che, magari, nemmeno pensano a Lui. Queste persone, che pure sono nei nostri pensieri e che a volte ci lacerano dentro con il loro comportamento o con la loro durezza di cuore, sono quelle che il Signore desidera maggiormente raggiungere. Come tante pecorelle smarrite Lui li cerca e come tanti Figli Prodighi vuole riaccoglierli. A noi d’intercedere per loro.

 “Buongiorno, buongiorno buongiorno a te…”, iniziamo con un’accoglienza musicale questa mattinata che speriamo piena di grazie per tutti. Ne vogliamo tante. Vogliamo sentire il nostro cuore riempirsi fino a sentirsi colmo. Intanto vengono nominate dal palco le varie diocesi italiane in cui è presente la Comunità. Il punto non è nominarle per dimostrare a noi stessi che siamo tanti,  belli e gagliardi, ma per lodare anche con questo gesto il Signore, che sparge le Sue benedizioni su tutti questi luoghi. In ognuno di essi ci sono migliaia di persone che aspettano ancora l’amore di Dio, che sono sole e spesso disperate o che non sanno come venire fuori dal pozzo profondo in cui la loro esistenza è stata rinchiusa. E noi, che Gesù Lo abbiamo incontrato, dobbiamo annunciarLo, dobbiamo testimoniarLo a questi fratelli, affinché cambino vita.

 

E ora un benvenuto alle altre nazioni dove Gesù Risorto è già presente e a quelle dove la nostra Comunità lo sarà presto, per volontà di Dio. Stamattina, in particolare, preghiamo perché ciò divenga possibile in Norvegia. “Benedetto sei Tu, o Signore, Dio santo e onnipotente. Per sempre regnerai…”, cantano i ragazzi del Ministero della Musica e dei Canti. Sentiamo già presente una grande potenza di Dio. Cominciamo questa preghiera nella gioia. E qual è il segreto per una buona preghiera carismatica? Poche parole e tanto canto in lingue. Ce lo insegnava a suo tempo proprio Giampaolo Mollo, uno dei fondatori della nostra Comunità, oggi in Cielo e di cui è in corso la causa di beatificazione presso il Vicariato della diocesi di Roma.

È, dunque, questo il tipo di lode che vogliamo ora innalzare a Gesù, tutti insieme. Ma prima intoniamo il canto di questo Convegno: “Gesù è il Signore, Lui maestoso in santità…ogni ginocchio a Te si piegherà ed ogni lingua a Te canterà….Tu sei santo, Tu sei forte, Tu sei santo, Dio immortale!…” Canti a Te il nostro cuore in questa preghiera, o Gesù, perché Tu sei il Signore, il nostro Signore. Il Signore della vita di ciascuno di noi. Anche il Cielo fa festa con noi, mentre eleviamo una potente e corale lode nelle lingue, insieme agli angeli ed ai santi. Avanziamo in questa riunione festosa della Terra e del Paradiso, come figli primogeniti e prediletti di Dio, verso il Suo Trono, verso la Porta del Suo Cuore. Quel cuore che ha dato tutto per noi e che ora ci attira, ci chiama e lo fa con dolcezza e con potenza insieme. Non possiamo resistere a tale richiamo e, mentre andiamo, saremo liberati, saremo guariti… Gesù è la Porta al Cuore di Dio.

Ci basta dire di sì, ci basta fare il primo passo verso di Lui e poi ci penserà Lui. Lui ci porterà in alto, Lui ci stringerà a Sé, Lui compirà un miracolo di amore e di comunione tra Dio e l’assemblea intera: noi più gli angeli ed i santi, tra cui tutti i nostri cari, i parenti, gli amici ed i fratelli che sono già in Cielo. Vogliamo cantare nelle lingue fino a perdere la voce. Vogliamo consumarla per Lui, con questa lode, che sta entrando nel cuore di Dio. Vogliamo restituire al Signore anche il nostro corpo, che Egli stesso ci ha dato per conoscerLo, amarLo e lodarLo! Tutti si prostrino davanti al Signore, in Terra e in Cielo. E noi qui oggi proclamiamo questa santità di Dio al mondo intero.

Come trasmettere attraverso queste righe ciò che stiamo sperimentando in questo momento? Lo Spirito Santo provvederà! Com’è meraviglioso, quanto è portentoso lo Spirito Santo! Io sto scrivendo e, mentre lo faccio, sto anche cantando nelle lingue. Sono io e c’è anche lo Spirito Santo che loda in me nelle lingue…

Voi siete il popolo che mi sono scelto”, ci dice Gesù attraverso Paolo, “un popolo di adoratori in Spirito e verità”. E, mentre Lo lodiamo, Egli ci guarisce con la Sua Potenza e ci prepara una dimora eterna. “Il Signore ha preparato un posto per noi, dove in eterno loderemo le meraviglie di Dio e dove canteremo le Sue misericordie”, gridano infatti dal palco. Viene dunque intonato il canto “Gloria all’Agnel”, perché vogliamo far inginocchiare il nostro cuore davanti a Lui. È un momento di grazia, in cui Gesù ci chiede di dichiarare la Sua Signoria sulla vita di ciascuno di noi. Questo atto ci strappa dalla mano del demonio e ci colloca tra coloro che con la veste bianca, resa candida dal sangue dell’Agnello, Lo seguono dovunque Egli vada.

“Siamo davanti al Trono dell’Agnello, che ci ha salvato con le Sue Piaghe, con il Suo sangue. Il Signore vuole segnarci sulla fronte con il Suo sangue. Vuole difenderci dall’angelo della morte”, aggiungono Carmen e Paolo. Sale ora spontanea a Dio una grande preghiera di liberazione dal palco e dall’assemblea, che ha compreso l’importanza di partecipare attivamente e con la propria volontà all’azione di liberazione e guarigione che Gesù sta compiendo in noi e all’atto di appartenenza a Lui, che ci sta chiedendo.

È il momento delle guarigioni, delle liberazioni non generiche, ma delle singole persone. Il Signore sta sanando una sorella che ha dei dolori alle ossa e sta operando molti altri prodigi. Gesù ci ha promesso che, se crederemo in Lui, nel Suo Nome potremo fare cose più grandi di Lui. E noi lo vogliamo. I responsabili pregano sui fratelli e annunciano le guarigioni. Ora Gesù sta toccando un fratello alla cistifellea ed un altro agli occhi. “Guarisci, fratello, nel Nome di Gesù!”, grida Gaetano dal palco, “Questo è il giorno del tuo miracolo”. Ma al Signore questo non basta. Ora sta toccando una rotula, poi le malattie del sangue ed un tumore in una donna. Ad un’altra persona il Signore annuncia: “Oggi voglio rigenerare la tua famiglia”. Chissà che gioia, per questa persona, la cui famiglia ha, magari, vissuto per tanto tempo nella tristezza o nella divisione!…Poi Gesù tocca alcune dipendenze dall’alcool, dalla droga e dal sesso.

Oggi ti guarisco perché tu mi stai a cuore”, spiega Gesù attraverso Elvira. È importante, infatti, che noi capiamo il significato dei gesti che Gesù compie in nostro favore, affinché rinasciamo a vita nuova. “Esci fuori dal tuo sepolcro e vieni alla luce!”, aggiunge Adriano. Il Signore ci vuole risorti nell’anima e nel corpo. La Sua Croce ha vinto la morte per noi. La Sua Croce e le Sue Piaghe ci hanno salvato. In esse troviamo continuamente alimento d’amore e di vita infinita. Ecco la Croce del Signore, fuggite forze avverse! Vinto ha il Leone di Giuda. Egli, e solo Lui,  è Colui che ha vinto!

Chi può resisterti, o Signore? Tu sei il Potente, Tu sei l’Altissimo, Tu sei guarigione, la nostra guarigione.

Gesù ha ancora in serbo per noi molto altro. Ad una donna dice: “Figlia, non temere la diagnosi che stai aspettando. Se crederai, sarai guarita”. E ad un uomo: “Non sottometterti a forze avverse. Solo Io sono la tua salvezza”. Paolo annuncia poi che: “Molti di noi, tornando a casa, troveremo cambiate molte situazioni. Dove c’era pianto, ci sarà gioia! Dove non c’era una strada, ci sarà una soluzione a  quel problema!” È quindi la volta di una donna che non riesce a concepire e di alcune coppie di sposi con matrimoni in crisi. Gesù vuole cambiare la sorte di tutti loro, affinché conoscano l’altezza, la profondità e l’ampiezza del Suo amore.

“…È Lui che ci ha liberato dal potere delle tenebre e ci ha messi nel Suo regno di luce per farci regnare con Lui” (Col. 1, 12-20). Lo Spirito Santo ci invia infine questo famoso passo dalla Lettera ai Colossesi, per illuminarci sulla bontà senza confini del nostro Dio. E noi non possiamo che ringraziarLo ancora e ancora con i canti Grande è il Signore e Osanna al Re dei Re.  La preghiera ora sta per terminare. Sarà seguita dalla riflessione sul tema di questo Convegno, Gesù è il Signore. Ne parleremo teologicamente, ma, intanto, adesso lo abbiamo vissuto e sperimentato nel nostro cuore.

PREGHIERA DEL 3 GIUGNO 2022, POMERIGGIO

Certo che fa veramente caldo, ma proprio tanto! Se non fosse per il Signore, nessuno di noi si sognerebbe di venire qui, in una conca afosa tra le alture di Fiuggi, alle tre del pomeriggio. Il cellulare dice che fuori ci sono trenta gradi, ma qui dentro al tendone siamo già super sudati, perché la temperatura è di parecchio più elevata, con le luci, i riflettori e tutte le apparecchiature elettriche in funzione.

Eppure cominciamo ed anche in modalità veloce, al ritmo del canto “Alabaré” e poi di “Le mie mani son piene”. Lo Spirito Santo ci fa fare questo ed altro! “Io mi sono innamorato di Dio”, dice questo secondo canto, ed è così. Per amore avviene tutto. Per amore Lui ci ha salvato e poi ci ha chiamato. Per amore ora noi vogliamo entrare in un clima più spirituale e più raccolto.

Fammi sentire la Tua presenza, Signore, non lasciarmi nell’oscurità…sciogli le mie catene, Signore...”, iniziano a cantare dal Ministero della Musica e del Canto, “Fammi sentire la Tua presenza, che dà luce alla mia anima!”. A quest’ora del pomeriggio di luce ne abbiamo tanta, ma in questa assemblea ci sono ancora tanti fratelli nel buio interiore. Infatti il Signore non ci violenta, non ci costringe ad aprirGli la porta del cuore. Lui continua a bussare finché non Gli apriamo. Solo allora entra in noi in pienezza.

Ora siamo davanti a Te, Signore.”, dice Gianluca dal palco, “Abbiamo bisogno di Te e di sperimentare la Tua Grazia!” È anche presente in noi la gioia di stare insieme dopo tanto tempo, la gioia di vedere i fratelli alla nostra destra ed alla nostra sinistra, in una tenda piena di gente. Ora alziamo le braccia al Cielo, invocando la Sua luce, la Sua presenza, mentre contemporaneamente si eleva una grande lode nelle lingue, che unisce il Cielo alla Terra. Inneggiamo al Re dei Re. Il Canto in lingue è quello del nostro cuore, che esprime il proprio desiderio di Dio.

Canta, figlia mia, canta, la speranza che riponi in me. Canta le tue lodi, canta l’amore che hai per me!”, dice Gesù ad una sorella tra di noi. E, come al solito, sebbene moltissimi cantino, quella particolare sorella sa che il Signore sta parlando proprio con lei…

Se anche credi di non essere capace a lodare il Signore, abbandonati allo Spirito che è in te. Sarà Lui a guidarti”, sente inoltre Rosaria dal palco. L’amore di Dio sta operando in noi e Gesù viene ad amarci proprio adesso, viene a riempire ogni vuoto d’amore. Questo canto dolce nelle lingue sta disponendo per noi l’incontro con il Signore… Questi sono i figli che Tu ti sei scelto, Gesù!

Tutti in piedi, adesso. Con le mani alzate, chiediamo al Padre quella gioia che solo Lui sa darci, ponendola in noi come un miracolo. “Lascia che il tuo fiume scorra dentro al cuor mio. Lascia quella luce, Spirito di Dio…Padre…Gesù… Spirito… Spirito d’amore, custodiscimi. Quando il dubbio bussa non mi spezzerò, se nel Tuo amore io camminerò...” Le parole stesse di questo canto sono la nostra preghiera.

È uno Spirito potente di resurrezione quello che sta aleggiando sull’assemblea . “Oggi ti faccio fare un’esperienza nuova”, dice Gesù a ciascuno di noi. I cuori sono in festa, le persone esultano e sperimentano felici la tangibile presenza di Dio. Il Signore è qui per noi, ci culla e ci consola. È un’occasione da non perdere. Sta portando speranza a chi non ne aveva più. O Signore, dona amore dove c’è solitudine, odio e rancore. Porta l’amore, la speranza, la gioia! Metti in noi quel desiderio di perdono, specialmente in quei tanti che ancora non riescono a perdonare. Umanamente è spesso impossibile perdonare, ma con il Signore ci si può riuscire. È Lui che ci abilita a questa azione spirituale e materiale.

Alcune persone devono anche imparare a perdonare prima se stesse, per poi perdonare i fratelli. Devono chiedere perdono al Signore per quanto hanno fatto e quindi ricevere la capacità di sentire nel cuore la misericordia per gli altri. Certi tra noi ritengono di essere indegni, non si amano perché sono stati giudicati dai loro genitori. Sono stati feriti e si sentono inutili, pur essendo stati creati da Dio esattamente come sono e  da Lui amati e considerati preziosi. Certi altri sono stati disprezzati e scacciati da familiari o da amici. Il perdono non è dimenticare il male ricevuto. È amare di più di quanto si è stati rifiutati, più di quanto ci abbiano offeso e giudicati dei perdenti, dei reietti…

Tutti abbiamo bisogno di sentire in questo momento parole d’amore e vogliamo pregare gli uni per gli altri. “Ama, non dimenticare quanto io ti ho amato e perdonato”, ci dice Gesù attraverso Pablo Enrique.

Io ti amo perché sei fratello mio…di un amore che rinuncia alla vendetta e ricorda tutto il buono che c’è stato tra di noi. Io ti amo perché la tua vita è la mia!..Non lasciare la mia mano perché senza te mi sentirei perduto. Io ti amo per il sangue che Gesù ha versato per noi. Io ti amo perché sei fratello mio”. Questo è il canto che sgorga dal nostro cuore, dal miracolo d’amore che nasce dall’abbraccio di Gesù, dato a ciascuno di noi, e dall’abbraccio che vicendevolmente ci scambiamo. L’abbraccio che nel Nome di Gesù sentiamo di dare a chi ci sta accanto e quello che riceviamo da fratelli che vengono da noi, anche se non li conosciamo. È il Signore che li manda a portarci il Suo affetto indefettibile, il Suo amore ardente e l’invito a rinnovare il nostro sì alla Sua sequela.

E dove dovremmo andare lontano da Te, Signore? Solo sei la Vita della nostra vita! Solo Tu ci mandi lo Spirito Santo che vuole operare non solo in noi, ma anche in tutti quelli che abbiamo lasciato a casa: “Amatevi, come Io ho amato voi”…

Il Signore poi ci lascia proprio con un invito all’amore reciproco, inviandoci un brano dalla Lettera ai Colossesi, dove si dice in Col. 3, 12-15: “…Ora voi siete il popolo di Dio. Egli vi ha scelti e vi ama. (…) A questa pace Dio vi ha chiamati tutti insieme”.  È ora gran festa in Cielo, per l’amore che circola nell’assemblea e che ci scambiamo. Ma è anche festa tra noi, che, nel tripudio generale dei cuori, iniziamo a danzare per il Signore, lodandoLo anche con il nostro corpo. Grazie, Gesù, sei meraviglioso!

OMELIA  DELLA  S. MESSA DEL CARD. MATTEO MARIA ZUPPI

La S. Messa del 3 giugno 2022 è stata presieduta da S. E. il Card. Matteo Zuppi, presidente della Conferenza Episcopale Italiana. Durante la sua omelia, il Cardinale ci ha detto: “A volte non si capiscono i doni di Dio né la Sua Grazia. Poi però capiamo come tutto è occasione per Lui per farci sentire che siamo amore per gli altri.

Sono convinto che oggi tutti capiamo che siamo pieni del Suo amore e che Egli ci rende dono per gli altri. Tutti gustiamo il Suo amore e la presenza del Suo Spirito, che ci libera dalle nostre povertà e ci riempie della Sua gioia. Pensate che a tanti dà fastidio la gioia, perché credono che troppa gioia non ci faccia essere più padroni di noi stessi. Invece gli Apostoli nel giorno di Pentecoste erano pienamente in sé e perfettamente consapevoli. Così trasmettevano la gioia ed il messaggio di Cristo in una lingua che tutti capivano, la lingua del cuore e dello spirito.

Che questi giorni siano per voi e per tutta a Chiesa italiana pieni di gioia profonda e forte! La gioia non è debole, ma dà forza e ci rende più forti tutti. Io stesso ho scelto a suo tempo, come mio motto vescovile, “La gioia del Signore è la nostra forza”.

Gesù è il Signore”…ma non basta dirlo. Non chi lo dice solo a parole entrerà nel Regno dei Cieli, ma chi lo vive! Gesù è il Signore ed Egli è diverso da tutti i capi di questo mondo, che dominano sulle nazioni. Anche noi, come Lui, dobbiamo essere umili e non superbi che schiacciano gli altri. Pensate che San Francesco, quando pronunciava il Nome di Gesù, si leccava con la lingua le labbra, perché sentiva tutta la dolcezza del Nome che aveva detto …

È l’amore che fa risorgere, che cambia la vita. Dire che Gesù è il Signore vuol dire rispondere come Pietro: sì, Signore, Tu sei i mio amore, il mio Signore. Io amo te.

E Pietro lo sapeva di non aver amato Gesù in precedenza, quando lo aveva tradito e rinnegato, perché allora era pieno di sé e non di Spirito Santo. Anche noi tante volte diventiamo “palloni gonfiati”, pieni di noi stessi e non di Spirito Santo! Gesù sapeva che Pietro lo avrebbe tradito. Lo sapeva da sempre, prima che lo tradisse. Eppure voleva far capire a Pietro, avvertendolo che lo avrebbe fatto, che gli voleva bene lo stesso, che lo amava infinitamente.

Gesù è il Signore e, se Lui è il Signore, io sono libero di cambiare questo mondo, che non sa più riconoscere Cristo, che pensa a riconoscere soltanto se stesso, ad affermare soltanto l’Io, un Io che crede di essere onnipotente, fino a voler scegliere anche sulla vita…un mondo senza Dio! Perciò dobbiamo proclamare che Gesù è il Signore ed a Lui aprire il nostro cuore. Lui rende forte il debole e ci fa vincere la paura.

Gesù prende il nostro “ti voglio bene” e lo trasforma in “ti amo”, che significa un amore senza riserve, incondizionato, totale, esclusivo e per sempre. È Lui che trasforma il nostro “ti voglio bene” perché non smetterà mai di amarci e d’insegnarci ad amare noi stessi ed il nostro prossimo.

A Pietro Gesù chiede per tre volte se Lo ama, poiché l’amore ha bisogno d’insistenza, di fedeltà e di profondità, affinché la memoria del tradimento sia cambiata in una capacità di amare e di manifestare l’amore.

Io, Signore, ho bisogno di Te! “Mi ami più di costoro?” risponde a noi, come a Pietro il Signore, di fronte a questa richiesta. Il più grande è colui che serve ed anche noi dobbiamo sempre amare di più degli altri, amare per primi, amare senza misura e senza fare confronti con chi già ama. L’amore per Gesù diventa poi responsabilità verso gli altri. Infatti Gesù ordina a Pietro: “Pasci le mie pecore”. Sì, il Suo amore è diverso da quello di questo mondo, che consumiamo solo per noi stessi. Amare Lui ci fa amare le pecore perdute, che dobbiamo aiutare a ritrovare. Papa Francesco è andato in carcere a cercare pecore perdute che nessuno ha mai cercato, perché per Gesù nessun uomo è mai perduto per sempre. Ora anche noi aiutiamo Gesù a cercare tanti che sono perduti! Come? Con il nostro amore e con le nostre attenzioni, dicendo loro: Gesù ti vuol bene. Vuole bene anche a te!

Cosa potremmo farne dei doni di Dio, se non li diamo agli altri? Esistono molte persone che non hanno chi regali loro un sorriso, una parola. Esiste nel mondo tanto odio, violenza e vita che viene spenta… Ma tu, fratello, porta a chiunque la forza del tuo amore, che rende bella la vita. C’è tanta disperazione da consolare, tanta debolezza da rendere forza…

Mi ami tu? Sì, Signore, Tu mi ami e perdi la Tua vita per me, per tutti noi. Fammi e facci amare come ami Tu, in un mondo che ne ha un disperato bisogno, ma non sa cercarlo e, se lo fa, lo cerca nel modo e nei posti sbagliati.

La nostra risposta aiuta quella degli altri. Sì, Signore, ti seguirò sempre, sul cammino che mi indicherai. Che questa forza che ci riempie del Suo Spirito Santo possa trasformare tanti e sconfiggere tanto male! Signore, io ti amo ed il Tuo amore ha vinto il male!”

Myriam Ramella Cascioli

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