Preghiera del 25 aprile mattina

Che peccato! Siamo arrivati già all’ultimo giorno del nostro convegno. Presto bisognerà ritornare alle nostre case, al nostro lavoro e riprendere il tran tran quotidiano. Però lo faremo con una nuova energia ed un rinnovato entusiasmo, dopo aver ricevuto in ogni preghiera una rinvigorente trasfusione di Spirito Santo, accompagnata da una generosa dose di gioia evangelica e di pace, che vengono direttamente dall’Alto.

Non voi avete scelto Me, ma Io ho scelto voi” (Gv. 15-16). Il Signore ce lo ha ripetuto più volte in questi giorni e ce lo dice ancora persino in questo momento. É stato questo il tema del convegno, ma quella dell’essere stati scelti è anche una verità spirituale che dovremmo ricordare più spesso, specialmente quando ci pare di non farcela e ci mancano le forze, quando ci assalgono i dubbi e niente sembra avere significato. Grazie, Gesù. Grazie per averci scelto, anche se siamo quello che siamo. Grazie perché Tu prendi il poco che possiamo offrire e lo trasformi, lo moltiplichi e poi lo distribuisci a chi ha ancora meno ed attende quella Parola di Vita, per uscire dalla propria tomba, risorgere ed incontrarTi.

E ora la preghiera inizia. É la grande preghiera di ringraziamento universale che, come ogni anno, rivolgiamo a Dio, al termine del nostro convegno. Ma potrebbe Egli limitarsi ad ascoltare il nostro ringraziamento senza operare qualche altra meraviglia? Certamente no!!! Eccoci qui, pronti ad accogliere tutti i doni che Lui vorrà ancora farci. Per questo, intoniamo un canto di gioia e di attesa.

Benedetto nei secoli il Signore!”, cantiamo. Sì, benedetto sii Tu, che ti sei chinato su di noi ed ora ci porti nel Tuo Cielo con questa lode e ci inviti al banchetto di nozze, preparato per i tuoi figli. Nessuno può più digiunare, perché lo Sposo è in mezzo a noi. Queste sono le nozze dell’Agnello. L’assemblea esulta nelle lingue e dai cuori si eleva una melodia sublime, il canto nuovo alla presenza dell’Agnello immolato per noi. É il momento di una grande azione di grazia, dell’inno di lode al tre volte Santo. Osanna, osanna!

Nessuno rimanga indietro in questa lode. Prendiamo forza dal fratello e dalla sorella che abbiamo accanto! –  gridano dall’animazione – “L’inferno non può lodare il Signore. La lode si addice ai viventi. Chiunque è nella vita lodi ora il Signore”. Infatti questa lode ci sta rivestendo di un abito nuovo, sta riportando alla vita tanti cuori, come per il Figliol Prodigo. C’è festa nei Cieli, la Sposa è pronta per le nozze con l’Agnello. Il Signore sta benedicendo la scelta di molti di ritornare dal peccato alla Casa del Padre Misericordioso, che li aspetta e che metterà loro l’anello al dito.

Noi siamo il popolo che camminava nelle tenebre, senza sapere dove andare, e che ora ha visto una grande luce. Il Signore ci ha scelti singolarmente ed ha acceso in noi questa fiamma luminosa, che ora porteremo nel nostro ambiente, ai nostri familiari e colleghi di lavoro. E tutti si domanderanno come sia possibile un tale splendore che viene da dentro e che attira, riscalda, dona pace. Noi siamo coloro che sono stati redenti dal sangue dell’Agnello e che ora cantano la loro lode davanti al Suo Trono (Ap. 14), un canto nuovo di esultanza e di vittoria, un canto potente in una lingua mai udita, un canto come di mille cetre e dello scorrere di grandi acque, un canto che nasce nelle profondità dei cuori redenti e che adesso prorompe come un fiume in piena. “Gloria all’Agnello, gloria, gloria all’Agnel. Tutto il creato s’inginocchierà al Trono dell’Agnello e solo a Lui le lodi innalzerà, al Trono dell’Agnel”. Lode, lode, lode, per sempre a Te, o Dio nostro, o Vita e speranza nostra!

Rivestiti dell’abito nuovo. – dice Gesù ad ognuno di noi – Le cose vecchie sono passate. Ecco, Io ne faccio di nuove”. E poi ad alcuni: “Oggi ti faccio una promessa. Sarai salvo tu e la tua famiglia. Vengo a ricostruirla”. E ad altri: “Sono Io che ho permesso che tu emigrassi, che ti staccassi da tutto e da tutti, andando in un paese straniero. E tutto questo perché lì Io ti trovassi e tu diventassi mio”.

Siamo al cospetto del Re dei Re, che di nuovo ci sta scegliendo uno ad uno, così come un sovrano sceglie attentamente i suoi servitori ed amici e come uno sposo sceglie con cura la propria sposa. Ora vogliamo rinnovare il nostro impegno con il Signore. Come in un matrimonio, vogliamo rinnovare i nostri voti di amore e fedeltà, a Lui che mette il Suo sigillo sul nostro braccio e nel nostro cuore. É il momento dell’amore, della consacrazione, dell’offerta. É il momento del bacio dell’anima, dell’anello al dito, dell’unione per sempre. Non ci sarà più morte, né lutto né lamento, perché Gesù ha vinto e ora è con noi e ci rimarrà per l’eternità. Egli reclama le nostre vite, Lui che ha preso possesso del Suo Regno d’Amore. Anche noi Ti amiamo, Signore, anche Tu ci appartieni.

Intanto Gesù continua a lavorare in qualche cuore che ha bisogno di essere ricostruito, Lui, il Divino Carpentiere, che ora va a rialzare le pareti ed il tetto di questi cuori crollati: “Dai, aprimi la porta, non aspettare, perché oggi è il giorno della tua salvezza.” e poi Gesù continua con un passo da Isaia, che è per tutti noi: “Ma tu, Israele mio servo… mio amico. Ti ho scelto dalle regioni più lontane…Non temere, non avere paura. Io ti vengo in aiuto e ti tengo per la destra. Non smarrirti, vermiciattolo di Giacobbe, larva d’Israele, perché Io sono il tuo Dio e ti rendo forte con la destra della mia giustizia…Saranno ridotti a nulla coloro che si opponevano a te, coloro che ti opprimevano spariranno”. Il Signore ci ha scelto nella nostra piccolezza e ci fa questa promessa per la nostra vita e per i tempi odierni, così difficili. Gesù è con noi, ci difende e provvede a noi, perché ci ama e perché ci ha scelto!!

Si eleva un canto di ringraziamento per tutta questa effusione di grazia, per i molteplici benefici ricevuti: “Per amore di Sion non tacerò, per amore di Sion pace non mi darò finché non risplenderà come lampada la sua giustizia… Come gioisce lo sposo per la sua sposa, così il tuo Dio gioirà per te. Sulle tue mura, Gerusalemme, ho posto sentinelle. Per tutto il giorno e tutta la notte non taceranno mai! Sarai una magnifica corona nella palma del Signore… e nessuno ti chiamerà più abbandonata…ma tu sarai chiamata Mio Compiacimento e la tua terra Sposata, perché il Signore si compiacerà di Te...”

Noi lo crediamo, noi lo cantiamo, noi lo proclamiamo. Tu sei il Re, ma questa Tua corona Tu la stai ora posando sul nostro capo, per farci partecipi della Tua regalità, della Tua gloria e della Tua ricchezza. Grazie, o Dio della Vita. Grazie, o Dio della nostra gioia.

Omelia di S. E. Mons. Michele Autuoro, Vescovo Ausiliare dell’Arcidiocesi di Napoli

La Santa Messa è stata concelebrata da numerosi sacerdoti e presieduta da S.E. Mons. Michele Antuoro, Vescovo ausiliare dell’Arcidiocesi di Napoli. Nella sua omelia Mons. Antuoro ci ha detto: “Con gioia ho accolto l’invito di concludere con la celebrazione eucaristica questo vostro incontro. Anch’io voglio fare il pieno di gioia, perché i vostri convegni sono sempre pieni di un’esultanza che viene da Dio. Di gioire ce lo ricorda anche la liturgia odierna, esortandoci a rivolgere il nostro sguardo spirituale in alto, verso il Signore. E dobbiamo sempre accogliere questa Parola così consolante: “Non voi avete scelto Me, ma Io ho scelto voi” (Gv15,16). É il tema del vostro convegno ed è la sintesi di come il Signore opera con noi. Egli ci sceglie sin dal grembo della nostra madre. Ai suoi occhi siamo persone conosciute da sempre ed ognuno è un figlio unico e prezioso. Gesù ci ha scelti per amore e per amarci, solo per questo, senza altri fini. Lo ha fatto affinché noi, scoprendo questo amore immenso, possiamo riempirne la nostra vita e rifondarla su di esso.

Gesù scelse gli Apostoli, innanzitutto, perché stessero con Lui. Gesù sceglie noi per stare con Lui, per essere carne della Sua carne e sangue del Suo sangue. La comunione con Lui non è solo quella sacramentale, ma è una comunione da sempre e per sempre. Infatti è Lui che per primo ci ha pensato e ci ha creato per grazia e gratuitamente. “Prendi la Mia vita, Io te la dono – ci invita Gesù – perché Io desidero essere una sola cosa con te. Desidero non essere mai separato da te.” Questo è quello che dice a ciascuno di noi. Quando siamo uniti nel Suo Nome, non solo Egli è in mezzo a noi, ma è in comunione con noi. Una comunione che non si interrompe neppure con il peccato, poiché il Suo è un amore eterno e sponsale, sigillato sulla croce nel Suo sangue.

 

Pensate a tutti i momenti di cui è composta una giornata. In ogni momento dovreste dire: Gesù è con me e mi guida. É Lui che mi aiuta, mi comprende e mi dà forza. É  Lui che mi fa capire come rifiutare il male e fare il bene. Questo è la comunione.

L’evangelista Marco ci ricorda che tutti noi siamo dei mandati. Ogni discepolo che vive in comunione con Lui non può non essere anche inviato agli altri, così come Egli lo è. Gesù ci manda ai crocicchi delle strade, per invitare al banchetto nuziale, ad una mensa di comunione, tutti quelli che troveremo. Poi ci invia ai crocevia del mondo, fino agli estremi confini della Terra. Gesù dice che questo annuncio della Parola che porteremo sarà accompagnato da segni prodigiosi, per dimostrare che la Parola di Dio è efficace e realizza ciò che dice. Allorché i segni confermeranno la Parola, anche la fede di quanti crederanno avrà risvolti concreti.

 

Ma quali sono questi segni, di cui ci riferisce il Vangelo di Marco? “Parleranno lingue nuove”, allude alla lingua del Vangelo, che è nuova e che è comprensibile a tutti gli uomini, adatta ad ogni situazione, persona e paese. Oggi abbiamo molte lingue diverse, ma non solo dal punto di vista etnico. Abbiamo la lingua dell’economia e quella della ricchezza, la lingua dell’egoismo, la lingua della vita sociale nelle varie nazioni, parlate da uomini e donne che spesso non si capiscono e che hanno, invece, bisogno dell’unica lingua del Vangelo, che porti loro la Buona Notizia e cambi la loro vita.

 

Prenderanno in mano i serpenti” significa che i discepoli di Gesù non avranno paura e riceveranno il coraggio dell’annuncio sempre e dovunque. “E, se berranno qualche veleno, non moriranno” indica che nessuno potrà opporsi a Dio, il Quale ci proteggerà come uno scudo da ogni male. “Imporranno le mani ai malati e questi guariranno” è la promessa della Parola di Dio risanatrice e liberatrice, è l’annuncio che i Cristiani sono inviati a guarire le mille ferite dell’uomo odierno umiliato, offeso, maltrattato e schiavizzato, portando la Buona Novella del Vangelo, che può davvero curare e liberare tutto l’uomo.

Gesù ci ha scelti affinché possiamo operare in comunione con Lui e tutta l’umanità possa vivere in questa comunione. Chiediamo, dunque, allo Spirito Santo, che ha messo sulle labbra dei discepoli lingue nuove nel giorno di Pentecoste, di essere anche noi mandati, come loro lo furono, a tutti i popoli della Terra, per annunciare la Parola che dà la Vita. Amen.”

Myriam Ramella Cascioli

Share This