Preghiera del 26 aprile mattina

Stamattina siamo tutti più riposati, dopo una bella notte di sonno. Siamo nelle migliori disposizioni per passare questa giornata in santa pace e insieme. Però, detta così, potrebbe sembrare che ci troviamo in un villaggio vacanze o che siamo venuti in gita per qualche giorno. E purtroppo ci è già capitato di dover in passato spiegare a qualche fratello un po’ nuovo della Comunità che invece siamo qui per pregare, per fare quello che la gente di solito non immagina nemmeno: passare quattro giorni con Gesù, in fraternità. É ancora possibile oggi? Sì, oggi è ancora possibile, oggi più che mai. Mai come adesso il mondo ha bisogno di questa preghiera!

Benedetto sei Tu, Signore, il Dio santo e onnipotente!”. Davvero, Signore, sii benedetto per tutto quello che stai compiendo in mezzo a noi e ovunque, anche tramite questa Comunità! E, mentre dal palco vengono nominate e salutate le nuove comunità parrocchiali che sono sorte quest’anno in Italia e nel mondo, ci rendiamo conto che quest’opera di Grazia sta diventando sempre più grande. Al momento siamo in quindici Paesi, oltre che in Italia, ma deve essere chiara una cosa: non si tratta soltanto di mettere “una bandierina in più” sulla cartina geografica, quando apriamo una nuova Comunità Gesù Risorto, soprattutto all’estero. E non si tratta neppure di “noi”, ma dello Spirito Santo, che vuole moltiplicare la grazia e triplicare la gioia di farsi accogliere nei cuori di tanti e tanti fratelli lontani, che aspettano con ansia la Sua venuta! Aspettano Gesù e la Sua potenza. Aspettano la Sua Parola e la nostra testimonianza.

 

Luce del mondo nel buio del cuore…solo Tu sei santo, sei meraviglioso, degno e glorioso sei per me…sono qui a lodarti, qui per adorarti, qui per dirti che tu sei il mio Dio...” Ci ritroviamo nella preghiera in modo naturale, dopo queste considerazioni che ad altro non ci hanno portato, se non a lodare Gesù ancora e ancora. Sì, siamo qui, Signore, per dirti che Tu sei il nostro Dio. Come potrebbe essere diversamente? Chi potrebbe fare le cose meravigliose che fai Tu? Chi è come Te, Signore? La risposta la conosciamo, ma ci piace ugualmente chiedercelo ed anche con questa domanda darti lode! Lo facciamo come fanno con il papà o la mamma i bambini, quando chiedono: “Chi è più bello? Chi mi vuole più bene?”, ma sanno già che non troveranno un amore più grande di quello dei genitori…

 

Deponiamo la nostra lode ai tuoi piedi e ci presentiamo a Te, o Gesù, con tutti i nostri pesi, le nostre malattie. Non abbiamo altro da offrirti, ma Tu gradisci la nostra vita così com’é e la ami, la santifichi. Questa offerta vuole significare che noi ti apparteniamo, Signore, che apparteniamo a Te, Signore dei Signori. Stamattina innalziamo a Te un vero sacrificio di lode, nonostante la nostra pietosa situazione. quest’azione vuol essere il grido della nostra fede, che confida e si affida, che si consegna e si arrende in questa lode, perché nella lode c’é potenza. Perciò abbandoniamo ogni preoccupazione, affinché il Signore possa parlarci e ristorarci. Il Signore, in realtà, conosce tutto, sa tutto. Non ha bisogno che gli spieghiamo le nostre tristezze, le angosce ed i problemi. Egli scruta le profondità del cuore di ogni uomo. Con estrema delicatezza Egli sussurra al nostro cuore e ci chiede il permesso di entrare e di fermarsi lì, “a casa nostra”, così come un giorno si fermò a casa di Zaccheo. Oggi Egli vuole guarirci tutti, vuole sanare le malattie spirituali e quelle corporali e non si accontenta di far felici noi. Vuole pure conquistare e risollevare quanti abbiamo lasciato in paesi e città, là nelle nostre abitazioni, dove qualcuno può anche sentirsi “abbandonato” perché non ha potuto venire qui a Fiuggi. Dio però vede tutto, vede tutti. Egli ci sta chiamando ad un’intimità speciale e ci sta guardando con grande misericordia.

Gesù, Gesù...”, sale il canto pian piano. Molte persone piangono e singhiozzano. C’è qui presente chi è stato davvero abbandonato dall’amore paterno, chi ha subito abusi, chi è stato umiliato, chi è stato rifiutato…sono queste le “malattie” da cui il Signore sta guarendo  ogni suo figlio bisognoso. Il Signore, tramite i fratelli dell’animazione, esclama: “Io ti ho tessuto nel grembo di tua madre”, per far intendere ad alcuni che essi non sono nati per caso, ma che ciascuno è stato innanzitutto pensato ed accarezzato da Lui, prima ancora di essere creato come suo figlio e poi adagiato nel grembo delle rispettive madri, come un miracolo di vita e di amore.

E non possiamo non rivolgerci a Maria, a colei che continuamente bussa alla porta di Dio, intercedendo per noi. Madre Santa, prega Tuo Figlio di donare la fecondità a tutte quelle coppie che per motivi biologici non riescono a concepire! Chiedi a Lui la guarigione per ogni malato, un cuore nuovo per chi non ha il coraggio di alzare a Lui lo sguardo, perché si sente deluso o in colpa o perché semplicemente non crede che sia possibile ricominciare daccapo! E Tu, Gesù, vai oltre. Tu sei l’Autore della vita e puoi fare rinascere, puoi fare venire di nuovo alla luce coloro che sono morti dentro, perché Tu sei il Risorto che ha vinto la morte!

 

Sottometti, dunque, Signore, ogni malattia e allontana la depressione, l’ansia e l’angoscia! L’Accusatore dei fratelli, quello che li accusava giorno e notte davanti al trono di Tuo Padre, Tu, Gesù, l’hai sconfitto definitivamente! Grazie, grazie, perché in questo momento sentiamo che Tu stai operando su tutte quelle forme di abbandono e di confusione psicologica che attanagliano tanti tra i presenti.  E grazie pure perché Tu stai anche occupandoti di coloro che sono stati maltrattati nella loro infanzia e giovinezza e di quanti sono stati bullizzati, dalle situazioni matrimoniali difficili in cui le donne sono state vittime di mariti violenti, che hanno fatto perdere loro ogni grammo di autostima: “Io ti amo, figlio mio, figlia mia. E tu vali per me. Io mi prendo cura di te. Ti sono padre e ti sono madre!”

 

 

É ora la volta di quanti hanno subito dei lutti e di quanti sono stati lasciati dalla moglie o dal marito, senza poi riuscire a darsi pace. Anche su di loro il Signore vuole agire. Intanto cantiamo: “Perdonami, Abbà. Parlami ed io rinascerò. Guariscimi, salvami ed io rinascerò, Abbà…“Sono il Dio della tua gioia, il tuo riposo sia lodare me. Curerò le tue ferite. La tua bellezza ti ridonerò…. Tu seguimi nella verità… le tue lacrime nelle tue mani io raccoglierò… giorno e notte ti ho aspettato. Apri le tue braccia ed io verrò da te….”. Sì, sarà anche un canto, ma è proprio quello che ci sta dicendo il Signore, Lui che vuole solo il nostro bene. Le parole ora sono finite, il cuore non ne ha bisogno per effondersi e per comunicare. L’amore ne fa a meno, più efficace di un discorso intero.

E noi abbiamo visto ancora una volta la Tua potenza, Signore. Ti lodiamo e ti benediciamo. “Beati gli occhi che vedono ciò che voi vedete!”, gridano dal palco. Noi beati lo siamo veramente, perché stiamo rimirando quanto Tu, Gesù, ci ami e quanti prodigi e meraviglie compi in mezzo a noi e dentro di noi. Eravamo degli smarriti, dei disperati e Tu, Signore, ci ha tratti dalla morte.

Grazie, Gesù! Siamo immersi in questo fiume d’amore, siamo nel cuore di Dio. Ognuno di noi è nel cuore di Dio e vogliamo dirlo ad ogni fratello e sorella accanto a noi. Non sono parole, è la stupenda realtà che ci viene donata dalla Sua Grazia.

Stringimi, con il tuo amore riempimi…portami più vicino a Te. Se spero in Te, arriverò più in alto e Tu mi guiderai con il potente tuo amore”!!

Preghiera del 26 aprile pomeriggio

“Siamo pronti per lodare ancora il Signore?”, chiedono dal palco mentre inizia la preghiera di questo pomeriggio, che vogliamo affidare a Maria, alla Madre che sa accogliere il desiderio dei figli di arrivare a Gesù. Madre Santa, portaci dunque a Gesù. Accoglici in quel cuore tuo dove hai accolto Lui e dove c’é posto anche per noi. Tu, Madre, vieni a donarci questo amore di Dio che è già pronto per ognuno di noi. E noi ora, lasciando cadere tutto ciò che ci ostacola, ci affidiamo pienamente alla Tua materna intercessione.

Tu, Signore, sei per me Colui che mi amerà per sempre. Tu fortezza, Tu pietà. Per questo gioirò, finché il cielo durerà!…A Te innalzo, Signore, la mia lode….”. Cantiamo e canta soprattutto la nostra anima. Canta la nostra bocca un canto nuovo, inneggiando nelle lingue, gorgheggiando e gridando… Ci prostriamo, ci alziamo, ci inginocchiamo. Lode a Te, Signore della vita! I cieli si aprono per il popolo di Dio, che sta giungendo al cospetto del Trono di Grazia. Tutto di noi, o Dio, si inclini alla Tua maestà. E sono con noi gli angeli ed anche i nostri fratelli che ci hanno preceduto in paradiso…Giampaolo, Alfredo, Jacqueline… Ti benediciamo, Signore, Ti adoriamo insieme con loro.

E Gesù ci chiede: “Deponi le tue tristezze ed accoglimi nel tuo cuore”. É un invito personale, intimo. Siamo una comunità, ma siamo anche singole persone che vengono a Dio con il loro cuore, la loro povera storia e le mani vuote… ma ci presentiamo con gioia davanti al Signore. Lui le riempirà! Lui ci amerà, ci abbraccerà. Lui sarà felice di accoglierci così come siamo!

Santo, Santo, Santo! Fa’, o Signore, che possiamo continuare a lodare il Tuo santo Nome, perché in esso c’é tutto. C’è la benedizione, la salvezza, la provvidenza. C’é l’unione con te e la comunione con i fratelli. Tu spezzi il bastone dell’aguzzino, la verga dell’Avversario che ci tormenta giorno e notte. Nel Tuo santo Nome ci doni la pace ed ogni cosa meravigliosa, insieme con la Tua Grazia. Il Tuo amore compassionevole cambia le sorti della nostra vita.

Noi sappiamo, Signore, che con Te possiamo sconfiggere ogni tentazione. “Spirito di Dio, Tu sei qui, onnipotente, onnipresente… Vieni, vieni, alita su di noi!” Questo canto è il grido di battaglia del Tuo popolo sotto le mura della Gerico che solo Tu puoi fare crollare. Manifesta, o Spirito, la Tua potenza, agisci, lava, purifica, sana, raddrizza, scalda, soffia e rendici tutti di fuoco! Dacci una forza nuova, dacci un cuore in cui Tu possa regnare incontrastato. Tu che soffi dove vuoi, Tu che ti muovi senza che nessuno possa controllarti, Tu che sei Signore e doni la Vita, noi Ti invochiamo. Dal profondo del nostro essere, noi gridiamo a Te. Spezza le catene che ci tengono prigionieri e che ci impediscono di fidarci completamente di Te!

 

Lo Spirito Santo non resta indifferente a questa preghiera, ma vuole fare un patto con noi: “Io ti rinnovo, ma Tu devi seguirmi nella verità. Io restauro la tua vita, la ricompongo e risano il tuo cuore, ma tu obbedisci al mio richiamo e non prendere più altre strade!” É il momento di impegnarsi, il momento di fare sul serio. Il Signore vuole compiere in noi una vera purificazione, in vista del gesto di consacrazione a Maria, che faremo più tardi. Vuole farci arrivare a quel momento guariti e lavati dal fiume di Grazia che sta già scorrendo intorno a noi.

 Il canto nelle lingue culla molti fratelli che ricevono una preghiera personale con l’imposizione delle mani. Altri, in profondo silenzio interiore, ascoltano la voce di Gesù che si sta rendendo presente in un intimo colloquio senza parole. Anche la nostra Madre è all’opera e chiama continuamente Suo Figlio, Lo attira là dove più c’é bisogno, là proprio dove c’é quel fratello che si nasconde e quell’altro che soffre, ma si vergogna di confidarsi… Una pioggia di grazie e di benedizioni sta scendendo su questa tenda e noi comprendiamo che non esiste un altro luogo al mondo dove in questo momento dovremmo essere.

Il Signore sta operando in noi e nelle nostre famiglie. Egli sta invitando al perdono coloro che sono nella divisione con altri fratelli ed alla riconciliazione i coniugi che sono in difficoltà. É l’attimo in cui tutto è possibile, nella grande libertà spirituale che il Signore ci sta donando, insieme ad una nuova effusione di Spirito Santo. “Sorgi, rialzati! Non essere più ripiegato su te stesso ed annuncia che Io ho vinto la morte e sono il Signore della Vita!”, ci comanda Gesù. Infatti ora è il momento di “osare” e di chiedere a Lui di compiere in questo momento tutte quelle grazie e quei prodigi che Egli operava quando passava per le strade della Galilea.

Lazzaro, vieni fuori!! Chi ti chiama è Gesù!” É Lui che ora ci parla attraverso questo canto. Come resistere a tanta potenza, Signore? Tu riapri i nostri sepolcri, perché sei il Vivente e non puoi lasciare che noi restiamo nella tomba.  Il potere della morte è stato sconfitto e nulla più ci separerà dall’amore di Cristo Signore, che comanda con forza a ciascuno di noi: “Lazzaro, vieni fuori! Chi ti chiama è Gesù”. É la chiamata alla vita cui niente e nessuno può resistere. É la vittoria della santità di Dio ed il trionfo del Suo amore, che salva e che rigenera. Quanti ancora hanno la morte nel cuore – e ancora ce ne sono – devono ora solo tendere la mano ed afferrare quella forte di Gesù, che non manda qualcun altro a tirarli fuori dalla buca profonda in cui sono, ma va personalmente a prenderli, perché Egli ha dato il Suo Sangue anche per ognuno di loro.

Non temere più – gridano dal palco – perché il Signore provvederà a te ed alla tua famiglia.” Certamente le cose spirituali vengono prima di tutte le altre, ma Gesù vuole che stiamo tranquilli anche riguardo a quanto ci è necessario per vivere. Egli sa che ne abbiamo bisogno, così come conosce il nostro desiderio di essere guariti dalle malattie. Viene infatti annunciata una guarigione dalla balbuzie, per un fratello che da oggi non solo parlerà speditamente in pubblico, ma annuncerà le opere del Signore. Ci avviamo ormai alla conclusione di questa preghiera. Il Signore ha trasformato in gioia la tristezza di tanti fratelli, ha cambiato i loro volti. Dal palco, intanto, attraverso l’animazione, Gesù promette a qualcuno: “Tu, proprio tu verrai a testimoniare nei prossimi giorni la potenza di Dio!”. E noi ci crediamo, Gesù, grazie!

Omelia di Mons.  Tomasz Trafny, Segreteria Generale del Sinodo

La Santa Messa del 26 aprile è stata presieduta da Mons. Tomasz Trafny, Ufficiale dell’Ufficio Sinodale di S.E. Card. Mario Grech, Segretario Generale della Segreteria del Sinodo. Nella sua omelia Mons. Trafny  ci ha così parlato: “Oggi abbiamo ricevuto nel Vangelo una bellissima Parola, l’episodio delle nozze di Cana, nello stesso giorno in cui avete deciso di consacrare la vostra Comunità al Cuore Immacolato di Maria. Il nostro sguardo si alza spontaneamente verso di Lei, che consideriamo modello di accoglienza di Dio e di obbedienza alla Sua volontà. Ella però non lascia che il nostro sguardo permanga su di Lei, ma lo indirizza verso Suo Figlio Gesù. Nella frase : Fate quello che Lui vi dirà”, pronunciata a Cana proprio da Maria, è racchiusa l’intima consapevolezza che Cristo compie qualcosa d’importante. L’obbedienza a Lui in qualcosa che può apparentemente sembrare irrazionale – come quanto Egli chiese ai servi a Cana di Galilea – in realtà non lo è.

Il servo obbedisce poiché è abitutato a farlo, senza riflettere fino in fondo su ciò che gli viene chiesto. Noi, invece, che ci sentiamo spesso tanto razionali e competenti, allorché riflettiamo sul fare qualcosa che trascende la nostra comprensione, sperimentiamo grosse resistenze e fatichiamo ad aderire ad un determinato progetto.

 Dobbiamo invece capire che Maria, quando dice anche a noi: “Fate quello che Lui vi dirà”, sa perfettamente chi è Suo Figlio. Nel Vangelo Maria viene da un’esperienza trentennale di fede, che parte dall’annunciazione e passa per l’incarnazione miracolosa, ad opera dello Spirito Santo. Umanamente Maria vive nel Vangelo anche un’esperienza traumatica. Pensiamo al dilemma di Giuseppe di fronte alla sua maternità, alla situazione del villaggio in cui vivevano, che l’avrebbe trattata da adultera… Lei però si è fidata di Dio. La Madonna conosce assai bene il Suo Figlio e la Sua potenza.

 Gesù potrebbe apparire scortese con Sua Madre nella risposta che le dà, prima di operare il miracolo di cambiare l’acqua in vino: “Che ho da fare con te, o donna?”. Si tratta invece dell’inizio della Sua missione pubblica e queste parole sono provocatorie: Gesù entra in una realtà particolare ed in essa manifesta la Sua gloria, soccorrendo le persone alle nozze e rispondendo ai loro bisogni. Non solo Egli “salva la faccia” agli sposi, ma aumenta la gioia del momento celebrativo del matrimonio. Egli compie un segno “ per svegliare gli uomini dal torpore in cui sono caduti”, come commenta S. Agostino. Infatti l’essere umano si abitua spesso a cose che dà per scontate, ma che non lo sono affatto, come per esempio il dono della vita di ogni giorno. Dio ci ha regalato un’esistenza bellissima e siamo circondati da cose meravigliose!

 

Cristo cambia l’acqua in vino per far apprezzare alla gente la vita ed i doni che continuamente riceviamo. Ma c’é di più in questa Parola: “Fate quello che Lui vi dirà”. Maria pronuncia questa frase a Cana e continua a pronunciarla da allora in poi, per orientare il nostro cuore al compimento della volontà di Dio. Noi molto spesso ci domandiamo: qual è la volontà di Dio? La conosciamo? Dovremmo interrogarci su questo. Bisogna infatti distinguere tra le cose che noi facciamo per Dio e le cose di Dio. Non sono necessariamente identiche.

Giovanni ci dice che la volontà di Dio è “credere in Colui che Dio ha mandato”. Noi dobbiamo aspirare a compiere non opere per Dio, ma le opere di Dio, le quali nascono dal profondo ascolto della Sua Parola ed alla sottomissione all’azione dello Spirito Santo, mediante un processo di discernimento. Solo così possiamo realizzare nella nostra vita la Sua volontà. Il Vangelo di oggi si conclude dicendo: “”Fu così che Gesù diede inizio alla Sua missione in Cana di Galilea”. Si sottolinea dunque che Gesù a Cana compì un segno. Successivamente Giovanni racconta che i Farisei chiedevano a Gesù quali segni Egli operasse affinché essi credessero in Lui, ma Gesù andò oltre e l’Evangelista ci racconta che guarì il figlio di un funzionario. Il “segno” che Gesù diede fu quinei tutto interiore, fu un segno per la fede di coloro che Lo ascoltavano in quel momento: “Vai, tuo figlio è già guarito”. E il funzionario credette ed i presenti credettero.

 Credere alla Parola è il primo indispensabile passo per compiere la volontà di Dio. Solo dopo aver creduto possiamo amare nel nome di Gesù. Attraverso la pratica dell’amore fraterno potremo essere considerati Suoi discepoli e chiamati ad annunciare il Vangelo. Se dunque vogliamo essere testimoni di Cristo risorto, dobbiamo iniziare ad obbedire alla Sua Parola. Se non la viviamo e la meditiamo ogni giorno, faticheremo ad annunciare Gesù. La nostra Bibbia dovrebbe essere “consumata” e lisa per le tante volte che la apriamo e la leggiamo! Se non abbiamo questo amore verso la Scrittura, il nostro essere discepoli di Cristo è fallace. Chiediamo a Maria che la Parola diventi per noi il modello di una vita vissuta totalmente in Gesù, Suo Figlio e nostro Salvatore.”

Myriam Ramella Cascioli

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