Preghiera del 27 aprile mattina

Siamo già seduti e pronti per cominciare a pregare, ma prima facciamo gli auguri, con tanto di musica e coro, a chi oggi compie gli anni, Nathalia della Colombia e Don Giuseppe Grassi. É come si fa in una famiglia e noi siamo una famiglia.

Che momenti! Ieri abbiamo vissuto una pagina di storia della Comunità Gesù Risorto, con l’atto ufficiale di consacrazione della Comunità al Cuore Immacolato di Maria e chiunque sia stato presente potrà dire un giorno con orgoglio: “Io c’ero!” É un atto che rimarrà scritto nei Cieli per l’eternità, che andrà oltre l’oggi ed il domani, che nessuno potrà cancellare e che per sempre, per sempre ci legherà a Maria!

E certamente non abbiamo bisogno di altri motivi per ringraziarTi, o Gesù. Veniamo a Te per abbracciarti e per lodarti, per entrare nel tempio celeste ed inneggiare insieme agli angeli. Santificaci, Signore, fermati con noi e sovrastaci con la Tua potenza d’amore…. “Opera in me, agisci in me. Tocca il mio cuore e la mente mia, riempi la vita mia del tuo amore, opera in me, Santo Spirito, agisci in me!” Mentre cantiamo, chiediamo allo Spirito una nuova effusione nella nostra vita e la grazia della guarigione e del miracolo per ciascuno di noi.

Lo Spirito si muove nell’assemblea ed agisce. Non aspetta che chiediamo. Egli fa. Come sei meraviglioso, Signore! Tu ci previeni sempre con la tua azione di Grazia e di misericordia. Quando non abbiamo neppure idea di cosa chiedere, Tu già lo sai e sei così buono che, dopo avercelo donato, ci fai capire di cosa avevamo davvero bisogno. E spesso non si tratta affatto di quello che avevamo in mente. É come adesso: oggi è il giorno in cui tutto sta per accadere. Non è il giorno per il mio piccolo desiderio o per l’oggetto materiale che vorrei avere e ancora mi manca. É il giorno di Colui che può ogni cosa e che vuole darci la salvezza integrale, il giorno glorioso di Colui che sana l’anima ed il corpo con la Sua destra vittoriosa.

Per questo ora preghiamo gli uni per gli altri, senza bisogno di tante parole, ma con tutta la fede di cui siamo capaci. Dio sa, Dio conosce ogni carne, ogni cuore. Gesù proprio adesso ci sta abbracciando, ci sta amando e ci sta liberando. Tocca la nostra vita e ci guarisce. Si parla tanto di “guarigione”, ma sperimentarla sulla propria pelle è un’altra cosa. O Gesù, vieni a toccare “quella” parte malata ….chiedono al Signore dal palco, in un’invocazione collettiva, ma che parte dal cuore di ognuno dei presenti. Io mi interrogo: o Signore, qual è la mia parte malata? É davvero il mio apparato scheletrico che non mi fa dormire la notte e mi provoca così tanti problemi o è il mio cuore?? La vera malata non è piuttosto quella parte di me che ha dato la tal risposta, che è parsa sprezzante, non misericordiosa, proprio tre minuti fa in segreteria? Le mie ossa finiranno nella fossa un giorno, ma amore e misericordia saranno le uniche cose che potrò portare con me davanti al Tuo trono. Oh, se avessi un po’ di amore e di misericordia tra le mani della mia anima, quando mi presenterò da Te! Quanto più preziosi sarebbero dell’oro e di ogni altra ricchezza terrena! Guariscimi, Signore!

Intanto Gesù sta toccando una donna che ha un’ernia inoperabile alla schiena ed un uomo al ventricolo sinistro del muscolo cardiaco. Gesù li sana. Noi continuiamo a chiedere con fede, per noi stessi e per chi abbiamo lasciato a casa. Ma non si tratta solo di guarigioni. Abbiamo bisogno del Suo perdono e, come la peccatrice che asciugò con i suoi capelli i piedi del Signore e li unse con profumo prezioso, noi ci inginocchiamo davanti a Lui, per domandare questo perdono e non essere più incatenati a passioni e collere, ad egoismi e meschinità indegne di un popolo santo, che si è donato a Dio e consacrato al Cuore Immacolato di Maria.

Il Signore si sta prendendo cura di ognuno di noi e ci dice: “Quanto ti ho aspettata, quanto ti ho aspettato! Vieni tra le mie braccia e fatti tenere stretto sul mio cuore!” e noi Gli balbettiamo, quasi arrossendo: “Gesù, ti amo”. L’amore di Dio ha riempito questa tenda e non c’è spazio per null’altro. “Ecco l’abitazione di Dio tra gli uomini, la nuova Gerusalemme che scende dal Cielo. La morte non ci sarà più…Il mondo di prima è scomparso per sempre… Allora Dio dal suo trono disse: ora faccio nuova ogni cosa”.(Ap. 2, vv1-5). É il brano che il Signore ci ha mandato. Egli ha mutato le nostre sorti e non siamo più quelli di prima. Sta facendo di noi una nuova creazione. Sono giunte le nozze dell’Agnello. La Sua sposa, la Comunità Gesù Risorto, è pronta per queste nozze. Ecco, siamo l’abitazione di Dio tra gli uomini. Egli asciugherà ogni lacrima dai nostri occhi e la morte, che teneva prigioniere le nostre vite, non esisterà più! É il Cielo che è sceso sulla Terra. 

Gesù ci rassicura e ci promette che ci sarà accanto sempre, non solo ora che siamo qui al Convegno: “Non temere. Io sono con te e non ti lascerò più…..Io mi prendo cura di te affinché tu non ti perda. Tu sei prezioso per me ed Io ti amo di un amore infinito. Ti sto vicino e ti sostengo anche nei momenti più difficili. Non permetterò mai che tu cada. … A chi ha sete Io darò gratuitamente acqua dalla fonte della vita. Egli sarà mio figlio ed Io sarò il suo Dio.”

Tu, Signore, sei grande, sei immenso. Ti celebriamo, ti adoriamo. Questo riusciamo a dirlo, ma è difficile tradurre in parole cosa esattamente passa nella nostra anima proprio adesso. Tutto davanti al Tuo volto scompare, tutto sembra polvere al sole, di fronte ai tuoi occhi meravigliosi che ci scrutano, ci interrogano e ci salvano anche prima che rispondiamo alla Tua domanda, l’unica domanda che Tu ci poni: “Mi ami tu?”. Lo sai, Signore, come siamo. Lo sai che ti amiamo, ma che il nostro amore è povero, è piccolo…Noi vorremmo dilatarlo e farlo crescere, ma solo Tu puoi trasformarlo, renderlo grande e profondo. Vieni dunque, Gesù, a far nuove tutte le cose. Vieni a rinnovare completamente la nostra esistenza. Entra nella profondità dei nostri cuori e ungili con la Tua pace.

Gesù, Tu  lo stai già facendo e, come onde che di continuo lambiscono la riva, il Tuo amore giunge come acqua ristoratrice che da Te va a noi e poi ritorna a Te e di nuovo ci giunge. Stiamo vedendo e sperimentando la beatitudine che tanti santi e profeti desiderarono, ma non videro e non sperimentarono. Stiamo udendo quelle parole che essi invocarono, eppure non udirono. Gesù, hai vinto in noi e noi abbiamo vinto con Te. A Te il nostro canto ricoscente: “Hai cambiato il mio lamento in danza e mi ha riempito solo di allegria. Solo a te canterò, gioia mia, gioia mia…!

27 aprile pomeriggio

Omelia di don Giovanni Buontempo, Officiale del Dicastero per i Laici, la Famiglia e la Vita e Responsabile per le Relazioni con le Associazioni di Fedeli

La celebrazione eucaristica del 27 aprile è stata presieduta da Don Giovanni Buontempo, Officiale del Dicastero per i Laici, la Famiglia e la Vita e Responsabile per le Relazioni con le Associazioni di Fedeli. Don Giovanni ci ha detto: “Abbiamo ascoltato nel Vangelo la richiesta di Filippo a Gesù: mostraci il Padre e ci basta! Non si trattava di una richiesta ironica, come quella contenuta nel Salmo 42, in cui l’empio chiede al giusto: ‘Dov’è il tuo Dio?’, intendendo affermare che Dio non esiste.

Filippo, invece, crede in Dio e vuole vedere la Sua gloria. Vuole vedere il Suo volto, ciò che poi è anche il nostro desiderio e quello di ogni uomo: vedere il volto di Dio, di Colui che garantisce la verità ed attesta che la vita può essere vissuta. Gesù però rimprovera bonariamente Filippo: “Ma come puoi dire, Filippo, dopo tanto tempo che stai insieme a me, ‘mostraci il Padre?’ Dunque ancora non mi conosci e non sai che chi vede me vede il Padre?”

Ed una domanda del genere dobbiamo porcela anche noi singolarmente: Ma io conosco Gesù? Io proprio, che vi sto parlando, devo chiedermi: sono sacerdote da tanto tempo e sono stato con Lui tanti anni…ma conosco davvero Gesù? La conoscenza di Cristo non è data una volta nella vita. É una conoscenza che progredisce lungo tutto il corso della nostra esistenza. Non è la conoscenza che ci hanno trasmesso i nostri genitori ed i nostri maestri della fede, quando eravamo piccoli o adolescenti. Si tratta invece della conoscenza spirituale ed esperienziale fatta da noi stessi, dopo averLo incontrato. A volte capita che i leader carismatici del passato ci abbiano raccontato la loro esperienza di Gesù e che noi l’abbiamo accettata e poi fatta nostra. Per vari anni siamo andati avanti pensando che ciò bastasse, ma dopo abbiamo capito che così non era.

 

La vita, infatti, ci riserva tante diverse esperienze, tanti persone da conoscere. Ci sono le crisi di passaggio, ci sono i periodi bui e quelli belli. Sono tutte cose che mettono in discussione la nostra esistenza e fanno vacillare le certezze acquisite, compresa la conoscenza di Gesù che abbiamo ricevuto fino ad allora. Così ci rendiamo conto che essa non basta più e va rinnovata. Mi chiedo dunque adesso: la mia conoscenza attuale di Gesù è una conoscenza viva? O è una fiamma spenta, che non sostiene oltre la mia volontà, le mie scelte affettive, le cose che faccio…che diventano sempre più secondo la mentalità del mondo e non secondo il Vangelo?

Tutti dobbiamo farci ogni tanto questa stessa domanda: conosco Gesù personalmente? E quanto bene Lo conosco? Si tratta forse della conoscenza di Lui che in verità è quella del gruppo con cui ho pregato e vissuto in simbiosi? É quella del passato? La risposta a tale domanda ci porterà la Vita! Il Vangelo ci racconta che Filippo conobbe Gesù quando era molto giovane. La prima volta che Lo vide lo riconobbe come Messia di Israele ed andò subito a parlare di Lui a suo fratello Natanaele. Poi ritroviamo Filippo nell’episodio della moltiplicazione dei pani, in cui comprende che Gesù è il vero Pane disceso dal Cielo, Colui che dà la vita che non muore.

Da ultimo, nell’episodio dell’incontro con i Greci, Filippo capisce che Gesù è il Salvatore, Colui che deve passare attraverso la morte, per dare la vita al mondo. Gesù gli spiega: “Chi vede me vede il Padre” ed è allora che Filippo sente con certezza totale che Gesù è la manifestazione dell’Assoluto, che è il volto di Dio. É  Lui la gloria di Jahvé! Certamente si tratta di una conoscenza parziale, nel senso che la conoscenza piena di Dio è impossibile da sperimentare sulla Terra. Solo Gesù ha la visione piena del Padre, eppure Gesù la fa sperimentare in qualche modo anche a noi attraverso di Lui.

 

Dobbiamo oggi capire che, se da piccoli abbiamo visto Gesù con gli occhi dei nostri genitori o dei maestri nella fede, adesso è venuto il momento di fare di Lui una conoscenza esperienziale diretta e, in Gesù, quella del Padre. Tale conoscenza dà senso alla nostra esistenza. Per poterla acquisire, essa presuppone che noi diventiamo poveri e che abbandoniamo le idee precostituite e fin troppo umane di Dio che abbiamo. Questa opera di spoliazione porta con sé un’esperienza dello Spirito Santo, Il Quale ci consente di comprendere la verità del mistero che il Padre è nel Figlio e che il Figlio e nel Padre; e di poter entrare in  questa comunione straordinaria. É l’anticipo di quello che vivremo un giorno in Cielo, allorché Dio sarà tutto in tutti e noi vivremo uniti al Padre.

Oggi siamo dunque chiamati ad un gradino superiore: conoscere il Padre attraverso Gesù. Un’esperienza che ci cambia la vita e cambia anche quella di coloro che accostiamo ogni giorno. La conoscenza del Padre dà pace alla nostra esistenza e significa abbracciare pienamente la volontà di Dio che è in noi e provvede a noi. Per realizzare ciò, non possiamo continuare a nutrire rancore o a non accettare le sofferenze e le umiliazioni personali, che non mancano mai. Se accettiamo quanto Dio permette e viviamo in Cristo, allora cominciamo a vedere il volto dei Padre.

 Non si può vivere davvero senza vedere il volto del Padre. Se non lo vediamo, la vita ci fa sentire dentro un senso d’indegnità e di inadeguatezza di fronte agli altri. Senza il Padre, ci rimarrà sempre la paura di non essere amati o la paura del futuro o quella delle malattie e della morte. Resteremo anche nel dubbio che i nostri peccati non siano stati perdonati. Invece il Padre ci aspetta sulla porta, in attesa che andiamo da Lui!

 Gesù promette a Filippo: “Voi farete le opere che Io compio ed anche di più grandi”. Queste “opere” sono quelle che Egli compie attraverso di noi e la Chiesa. Sta a noi annunciare a tutti la vita nuova della Grazia. E “le opere più grandi” sono diffondere nel mondo lo Spirito Santo che rinnova la faccia della Terra e perdona i peccati. Voi siete parte di queste opere più grandi che il Signore vuole fare. Chiediamo a Gesù con umiltà che ci doni lo Spirito Santo, affinché l’opera meravigliosa che Lui vuole compiere si realizzi pienamente.”

 

Adorazione Eucaristica presieduta da don Camillo Arbelaez Montoya, parroco della parrocchia La Visitación nell’arcidiocesi di Medellín in Colombia e Presidente della Associazione Pan y Paraiso

In questo convegno 2024 l’adorazione è stata presieduta da Don Camilo Arbelaez Montoya, parroco della parrocchia La Visitación nell’arcidiocesi di Medellín in Colombia e Presidente dell’Associazione Pan y Paraiso.

Dio dell’impossibile, Re di tutti i secoli, vieni a dimorare tra noi!”. Siamo qui per adorarTi, per contemplarTi, o Signore, mentre Tu ci incoraggi: “Guardate Me e sarete raggianti! Venite a Me ed Io vi darò ristoro”. E davvero questo è il momento del ristoro, di cui abbiamo tanto bisogno. É un privilegio, Signore, quello di stare ai tuoi piedi, davanti al Trono dell’Altissimo. Ha sete di Te l’anima nostra, Signore. Grazie per averci invitato a queste nozze. Attiraci tutti a Te, perché vogliamo avvicinarci sempre di più al Trono della Tua Grazia, per riceverla, perché Tu sei Re.

“Gloria, gloria all’Agnel… tutto il creato s’inginocchierà al Trono dell’Agnel e solo a Lui le lodi innalzerà, al Trono dell’Agnel”. Tutti i popoli della Terra Ti adorano, Signore. Noi innalziamo a Te una grande lode e Tu riversi su di noi il Tuo amore. É un cantico nuovo, che si unisce a quello degli angeli e dei santi, al canto dei fratelli nella fede che ci hanno preceduto in paradiso. É una preghiera alla santità di Dio, una preghiera che null’altro desidera se non riconoscere ciò che essa è, la santità pura e totale, come l’uomo mai potrebbe averla e solo Dio la possiede. Santo, Santo, Santo. Ogni vivente proclami la tua lode. Noi vogliamo solo Te, Gesù. Vogliamo appartenerti sempre di più.

 Ai tuoi piedi deponiamo, Signore, ogni cosa della nostra vita e tutta la Comunità. Ti offriamo ogni fratello, ogni responsabile. Vogliamo essere la bocca che ti loda anche per chi non Ti conosce, la voce che canta le tue misericordie, in riparazione di coloro che ti bestemmiano. Vogliamo esaltarti perché Tu ci hai strappato a una vita che non aveva senso e ci hai inseriti nel Tuo regno di luce. Noi non eravamo un popolo e Tu ci hai reso il popolo del Dio Vivente. Non c’è Dio come Te, Signore. Non c’è nome come il Tuo Nome.“Kadosh, Kadosh, Adonai Elohim Zevahot … Santo il Signor, Santo è il Dio delle Schiere. Alleluja, Alleleluja.” Gesù, adoriamo il Tuo amore infinito e la Tua misericordia. Osanna nelle altezze!

 E adesso, dopo che Ti abbiamo contemplato, Tu, Signore vuoi passare in mezzo a noi e fermarti “a casa nostra”. La gente spera che il sacerdote sosti con l’ostensorio solo per un attimo vicino a dove ciascuno è seduto. Io ti sto chiamando dall’inizio di questa adorazione. Lo so, Gesù, che sono come sono. Però Ti desidero così tanto! Alla fine del giro nella tenda passerai anche dove mi trovo, ma io voglio che Tu passi nel mio cuore. Non posso vivere senza di Te e assomiglio così tanto allo Zaccheo del Vangelo, …ma ora non posso salire su un albero, qui nella tenda. Però non ce n’è bisogno. Tu lo sai già…E lo sa anche lo Spirito Santo, che ha ispirato al Ministero della Musica e del Canto d’intonare: ”Io non desidero che Te. Per l’eternità il canto mio sarai. Hai conquistato ogni parte di me. Meraviglioso sei!

In questi momenti mi chiedo come si possa fare qualcos’altro, se non stare qui ad adorarti. Non ho cinque anni e lo so bene che bisogna lavorare e che abbiamo una famiglia e delle responsabilità, ma questo pensiero mi appare ora come un’evidenza, come una verità assoluta. Forse è questo il “senso” di quello che faremo in Cielo. Una lode senza fine, eppure sempre nuova e rinnovata. Una lode senza barriere, senza impedimenti e tutta pura. Osanna, Signore, osanna. Osanna, Re dei Re. Osanna, mio Dio e mio Tutto. Osanna, Gesù!

 Che io possa, Signore, che tutti noi possiamo ritornare innocenti e a Te graditi come i nostri bambini. Stamattina ciascuno di essi ha deposto una rosa davanti a Tua Madre Maria, componendo un cuore floreale, ora a Te offerto, insieme alle loro piccole vite. Mentre nuovamente Don Camilo Ti riporta tra la tua gente, in mezzo al Tuo popolo, innalzando l’ostensorio, noi ancora vogliamo darTi gloria e ancora ringraziarTi con il canto. Ci hai fatto intravedere il paradiso ed anche capire quanta strada ancora dobbiamo percorrere prima di arrivarci. Però per mano a Te, Signore, ci arriveremo, non ne dubitiamo.

Myriam Ramella Cascioli

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