Preghiera del 3 maggio mattina
La stanchezza comincia a farsi sentire, almeno tra noi che prestiamo servizio al convegno. Però questo non ci impedisce di preparare al meglio le nostre attrezzature (e soprattutto i nostri cuori) per questa terza mattina di preghiera e di comunione. Stare al servizio in apparenza distoglie dalla preghiera, perché ti costringe a scrivere, come nel mio caso, o ad operare sui mezzi digitali, come devono fare i miei fratelli al banco del web e dello streaming o anche ad occuparsi di persone e cose, nel caso del servizio d’ordine, di quello liturgico, etc. In realtà il servizio ti fa concentrare sull’essenziale, ti costringe a prestare ancora più attenzione, ad entrare nelle situazioni e nei contenuti. Ti fa guardare l’altro più attentamente nelle sue manifestazioni esteriori e te lo fa amare in quello che ti pare di comprendere del suo interiore.
Con questo intendimento cominciamo con il canto “Com’è bello, come dà gioia che i fratelli stiano insieme” e poi continuiamo con: “Shalom, shalom, pace a te. Shalom, shalom, pace a te.” Invochiamo la pace del Signore in questo giorno santo, quella pace che sorpassa ogni intelligenza e va oltre l’immaginabile per le grazie e le benedizioni che porta con Sé.
Intanto la gente continua ad entrare alla tenda. Oggi ci sono anche molti “giornalieri”, nonché parecchi fratelli che arrivano proprio stamani, non avendo potuto lasciare prima il loro lavoro. Ovviamente ad un convegno si dovrebbe partecipare sin dall’inizio, ma è chiaro che ognuno fa ciò che può. Eppure Dio non si formalizza. Dio guarda alla buona volontà, al desiderio di ognuno di incontrarLo. A Lui basta un istante per operare, un solo minuto, talvolta, per cambiare una vita intera.
“Tu, Signore, sei la mia difesa. Sei la forza, sei la mia salvezza. … Innalzo la mia lode”. Sì, è proprio così. È per questo che lo cantiamo, che lo proclamiamo e che vogliamo gridarlo al mondo intero. Tu, Signore, sei la mia roccia, la torre in cui corro a rifugiarmi e che mi difende da ogni male. Tu, Signore, sei Colui che mi salva, che mi strappa dalla morte delle mie tante miserie e che porta al largo, dove posso ricevere il Soffio del Tuo Spirito Santo che mi dona la vita.

Mentre il canto in lingue si eleva umile e sublime dall’assemblea, entriamo nella lode come in un tempio. Questa lode apre i Cieli per noi e ci porta davanti a Dio. “Anche chi non ha mai cantato nelle lingue, per fede, adesso apra le sue labbra e canti le lodi di Dio”, gridano dall’animazione. Il Signore, infatti, si rivela ai piccoli, a quanti lo lodano con tutto il cuore, a quelli che si fidano, facendo quel poco che Egli chiede per metter in modo la nostra fede. E Gesù è qui.
Questo è il giorno fatto dal Signore per togliere il peso dalla nostra spalla e rompere le catene che ci avvincono. “Questo è il giorno per l’incontro con me” ci dice Gesù “l’incontro con me, Vivo e Risorto… L’incontro Mio anche con te, che ti sei allontanato da tanti anni”. Il Signore sta attendendo questo momento unico, speciale e d’amore con ognuno di noi. L’incontro che ci cambierà la vita, che ci darà la Vita con la lettera maiuscola, la Vita nella resurrezione di Cristo, che è Via, Verità e Vita. Gesù, che è venuto non per i sani, ma per i malati, vuole accogliere ogni cuore, ogni situazione, ogni peccato.
“Figlio mio, figlia mia, quanto ti amo! Quanto desidero che tu sia nella gioia!” Gesù sta dicendo ora a me, a te, a te ed a te…ed anche a chi leggerà queste righe da un computer o da un cellulare, da un tablet. Vuole raggiungere tutti, per dare il Suo abbraccio divino, risanatore e salvifico.

In questo amore ora ogni cosa diventa possibile, ogni liberazione, ogni guarigione, ogni perdono, ogni riconciliazione… Gesù, guarisci, dunque, libera, santifica, opera con la Tua potenza santa! Tocca ogni infermità dell’anima e del corpo, ogni sofferenza che rende prigionieri questi fratelli! Te lo chiediamo con fede, sicuri che Tu ci ascolti…
Siamo totalmente immersi nell’amore di Gesù, che vuole fare nuova ogni cosa. Viene annunciata dal palco la guarigione di una donna da un lupus e di un’altra alla colonna vertebrale. Stiamo mettendo davanti a Lui ogni bisogno, ogni infermità, per noi e per chi è rimasto a casa. E intanto Gesù chiede: “Credi tu che Io possa liberarti e guarirti? Cosa vuoi che Io faccia per te?”
“Gesù, Figlio di Davide, abbi pietà di me!”, Gli risponde tutta l’assemblea, come il cieco nel Vangelo. Abbi pietà, Signore, e toccaci nel profondo, dove Tu solo puoi arrivare. Vieni, Signore, vieni e fermati vicino a noi! Toccaci con le Tue mani sante e liberaci. Tocca le nostre parti malate e risanaci. Abbiamo bisogno che Tu ci guardi con i Tuoi occhi pieni di luce.

“Uomo di Galilea, che passando vai, ti prego di toccarmi e guarito io sarò…”, intona intanto il Ministero della Musica e dei Canti. Gesù sta stendendo la Sua mano guaritrice su tutti. Nessuno resta escluso, nessuno è dimentica o non visto dal Suo amore. Per alcuni questi sono momenti di grande dolore e di grande guarigione al contempo, momenti in cui l’anima grida tutta l’amarezza e la solitudine, tutto lo sconforto e la solitudine che l’hanno flagellata impietosamente, mentre il Signore ripete: “Figlio mio, Io ti amo così come sei. Anch’Io sono stato flagellato e deriso, ma ora sono risorto. Risorgi anche tu, perché Io lo voglio!”
Però Gesù ammonisce anche un fratello che si lamenta della sua vita passata ed attuale: “Smettila di non credere, perché Io non posso operare se tu non hai fede in Me!”.
La misericordia del Signore, infatti, si sta riversando su di noi e sta trasformando i nostri cuori da cuori di pietra in cuori sensibili, somiglianti al Suo. Il canto nelle lingue avvolge l’assemblea come un manto. È lo Spirito che si muove tra di noi e ci consola, ci suggerisce pensieri e parole nuovi, che dona speranza di vita. Il Signore sta rinnovando la Sua alleanza con ciascuno di noi, con il Suo amore potente e ci promette: “Nessuno ti rapirà dalla mia mano né ti farà del male, finché tu starai con Me!”.
Il Signore sta ponendo su ciascuno di noi il Suo sigillo di amore. Noi siamo Suoi, noi Gli apparteniamo. “Come puoi pensare, figlio mio, figlia mia, che Io non ti stia vicino? Che Io non mi occupi di te?”, ci chiede mentre bacia la guancia di ognuno di noi, come il papà o la mamma fanno con i bambini piccoli per rassicurarli dopo una caduta, uno spavento o semplicemente quando per un attimo perdono di vista uno dei genitori.
Per questo, per ringraziarlo di tanto amore e della Sua incessante vicinanza, ora cantiamo a Lui: “Stai con me, Signore… Il cuore mio riposa in te…Quando la tempesta arriverà, volerò più in alto insieme a te. Nelle avversità sarai come ed io saprò che Tu sei il mio re!”
Omelia di S.E. Rev.ma Mons. Ciro Miniero, Arcivescovo Metropolita di Taranto
La Santa Messa del 3 maggio 2025 è stata presieduta da S. E. Mons. Ciro Miniero, Arcivescovo Metropolita di Taranto, e concelebrata da numerosi sacerdoti e diaconi. Nell’omelia Mons. Miniero ci ha detto: “Carissimi, il Signore ci sorprende sempre. Noi pensiamo di avere capito tanto e poi ci rendiamo conto di aver compreso sempre poco, rispetto alla grandezza del Suo mistero e del Suo amore. Il brano del Vangelo di oggi, in cui Filippo chiede a Gesù di mostrargli il Padre, ci riporta all’ultimo periodo della vita terrena di Cristo, ormai prossimo al Suo sacrificio sulla croce.
Le domande che gli apostoli Gli pongono rivelano la loro non comprensione della missione e dell’amore di Gesù. A loro è certamente chiaro che Gesù è un grande maestro, molto grande, più grande di tanti altri maestri della Legge ebraica che insegnavano a Gerusalemme, ma non hanno aperto i loro cuori totalmente. Infatti manca ancora loro l’esperienza dell’amore totale.
Essi non hanno davvero afferrato che cosa significhi amare fino in fondo. “Darò la mia vita per te.”, dice Pietro a Gesù, ma poco dopo lo rinnegherà. Gesù continua a dialogare con gli apostoli, proprio per spiegare loro cos’è l’amore. Lo farà fino a mostrare il dono che li scandalizzerà, morire sulla croce disprezzato e vilipeso, ma sarà proprio quel dono che aprirà i loro occhi. L’amore della croce è per tutti. È per gli amici e per i nemici, per chi ti ama e per chi ti vuole morto.
L’amore di Gesù completa quello del Padre. Tutti infatti dobbiamo passare attraverso di Lui, entrare nel Suo cuore per entrare nella vita e per “vedere” il Padre. “Io sono nel Padre, come il Padre è in me”, spiega infatti Gesù in questo episodio del Vangelo di Giovanni (Gv. 14, 7-14).
Tutti i totalitarismi odierni, come quelli del passato, non tengono in considerazione il valore di ogni persona. Solo Gesù può affermare: “Io sono nel Padre, come il Padre è in me”, perché il Suo è un dono totale: in Lui si donano anche il Padre e lo Spirito Santo. È Dio che si dona interamente all’uomo. Dio non deve dimostrare nulla a Sé stesso, ma chiede di aprire il nostro cuore per farci ricevere “il dono”, come lo hanno ricevuto gli apostoli.

“Voi farete cose più grandi di me”, promette loro Gesù. Ma noi possiamo davvero farle queste “cose più grandi”? Mostrare al mondo, nella potenza dello Spirito Santo, il volto di Dio, che è amore, è misericordia, attenzione, sollecitudine e molto altro ancora, è l’”opera più grande” di cui Gesù parla: portare l’amore di Dio lì dove ce n’è bisogno. Quando porteremo la Sua pace alla vita di chi ci incontra, è quella l’opera “più grande”. Aiutaci, dunque, Signore, a comprendere il Tuo amore, per comunicarlo alle persone che soffrono, nei luoghi dove c’è la guerra, la povertà e la malattia!

Sulla croce Gesù non fa discorsi, ma parla attraverso le Sue azioni. Lo stesso invita noi a fare: pochi discorsi e molti fatti. Nella debolezza si manifesta la potenza dell’amore. Chi ama si fa debole per conquistare l’amata. Quando facciamo sentire la nostra grandezza, non possiamo far sentire i palpiti del nostro cuore.
Se troviamo persone che cercano la vita, facciamoci loro compagni di viaggio, per permettere loro d’incontrare l’amore di Dio e di trovare la vera strada, quella che a Lui conduce. Saranno queste le “opere più grandi” che Gesù vuole da noi. Ci aiuti dunque il Signore e noi mostriamo a Lui tutta la disponibilità del nostro cuore, per intercessione di Maria Santissima, la più umile e disponibile di tutte le creature.
Myriam Ramella Cascioli