Preghiera del 4 maggio mattina
È l’ultimo giorno del convegno e questa è l’ultima preghiera comunitaria che stiamo per cominciare. Non è che poi non pregheremo nel resto della mattinata, anzi! Infatti dopo seguirà la S. Messa, ma questa che sta iniziando è la cosiddetta “preghiera universale”, in cui la Comunità, alla fine di ogni convegno, vuole ringraziare Dio in modo speciale per tutti i doni di grazia ricevuti nei giorni trascorsi del convegno stesso … ben sapendo che, comunque, nella Sua immensa generosità di Padre, il Signore continuerà ad elargirne anche dopo!!!
È stato adesso intonato il canto creato dal Servizio Internazionale della Musica e del Canto sulla base del titolo di questo 38° convegno, “Fate questo in memoria di me” (Lc 22, 19b). Oggi lo stiamo cantando con la gratitudine nel cuore per ciò che questa frase significa. Gesù, dopo aver consacrato il pane ed il vino nell’Ultima Cena ed averli trasformati nel Suo Corpo e nel Suo Sangue, dopo averli distribuiti agli apostoli ed ai discepoli, chiede loro di ripetere questo Suo gesto. Non si tratta di un semplice ricordo, ma di un memoriale, ovvero come una riattualizzazione del Suo sacrificio che, terminata l’Ultima Cena, si sarebbe compiuto di lì a poco sulla croce il venerdì successivo. Da quel sacrificio è nata la vita, perché Gesù ha dato la vita agli uomini con il Suo Sangue sparso per noi, a riscatto dei nostri peccati. E per questo oggi Gli diciamo: GRAZIE!
Grazie, Signore. Non sapremo mai quanto Ti costò, lì sulla croce, morire per noi. Grazie! E ora siamo qui a lodarti ed a dirti con il canto che “Tu sei il nostro Dio, che solo Tu sei Santo, sei meraviglioso, che degno e glorioso sei per noi!” … A Te l’onore, la lode ed ogni azione di grazia. A Te la nostra vita, che ormai Ti appartiene. A Te il nostro cuore, la nostra mente, la nostra anima, il nostro corpo, i nostri affetti, i nostri cari ed ogni cosa che possediamo, che pensiamo, che desideriamo… Tutto vogliamo offrirti ora, o Signore, in questa lode. Grazie, Gesù, per il Tuo amore immenso per ognuno di noi. Grazie per i Tuoi prodigi per tutto ciò che hai compiuto e per quanto ancora vuoi compiere in mezzo a noi, dentro di noi e per noi!

Ora giubiliamo e riempiamo questa tenda con il canto in lingue, pregando anche per tutte le parti del mondo, affinché questa preghiera giunga in ogni dove e lo Spirito Santo si effonda su ogni carne, su ogni creatura. Signore, noi ci siamo. Se è nella Tua volontà, concedi alla nostra Comunità di diffondersi ancora in altre nazioni, nella lontana Oceania, nell’Africa profonda, ma anche nelle nazioni a noi vicine, eppure ormai quasi scristianizzate, nella “ricca” Europa! Noi sappiamo quanto la vita nello Spirito ha cambiato la nostra esistenza, facendola risorgere. Noi sappiamo quante lacrime di dolore, di solitudine e di sconfitta abbiamo versato prima di arrivare a Te, prima che Tu ci chiamassi alla Vita e ci dicessi come a Lazzaro: “Vieni fuori dalla tua tomba!” E questo lo vogliamo dunque per tutti quelli che ancora non conoscono i frutti della Tua Resurrezione. Vogliamo che diventi anche la loro e che essi possano vedere finalmente il loro vero “io” in Te, perché solo in Te noi siamo veramente noi stessi.

Noi invochiamo una nuova effusione di Spirito Santo su di noi, sulle nostre comunità e su tutto il mondo. Vieni, Forza dall’Alto! Vieni e fai risorgere i Tuoi figli. Rinnova i prodigi della Pentecoste, rinnova tutti i doni e tutti i carismi. Donaci cuori ardenti e missionari, perché altri, perché ogni creatura possa incontrarti e trovare la Vita!
Chiediamo con desiderio al Signore che i nostri cuori siano riempiti dalla potenza dello Spirito. Lo chiediamo come un corpo solo, assetato di Lui, di Cristo, e del Suo Santo Spirito. “Spirito di Dio, scendi su di noi…” Stiamo ora cantando l’invocazione tradizionale del momento dell’effusione, quando la gioia è al colmo per un nuovo fratello che la riceve. Ma la vogliamo anche noi, ne vogliamo una nuova e Dio è prodigo, è immenso, è straripante. Lo è il Suo Spirito, che si muove tra di noi, che scorre come un fiume di grazia, che scende come una brezza leggera profumata, che si sparge sull’assemblea come gocce di rugiada ristoratrice.
Lo Spirito sta rinnovando, sta guarendo, sta facendo cose nuove mentre le vecchie sono passate definitivamente. I fratelli chiedono un nuovo inizio, per ciascuno e per tutti, per la Comunità. Abbattici, Signore, adesso, con la Tua potenza risanatrice! Abbattici e facci tuoi. Rendici docili, amorosi, sereni. Facci veri figli della Luce, dell’Amore e della Verità.
Chi è ammalato, chi è afflitto, chi è oppresso sta ora trovando misericordia. Coloro che sono sotto l’ombra della paura della morte e dell’incertezza del domani si stanno abbandonando allo Spirito di Dio, che li sta facendo risorgere dal buio e dalla nebbia del cuore. Lo Spirito di Dio ci avvolge, ci culla. Gesù ha aperto le Sue braccia e ci sta invitando a riposare sul Suo cuore: “Vieni, figlio mio, vieni tra le mie braccia, riposa sul Mio Cuore e non avere più paura! Io ti amo.”
Il Signore sta operando grandi cose in mezzo a noi, ma non solo. Questa preghiera è anche per coloro che sono rimasti a casa. La preghiera appartiene al regno dello Spirito e non ha confini. Non è soggetta al tempo ed allo spazio. Fratello, sorella che leggi queste righe, credi, credi che Dio ti ama e sta guardando proprio te. Credi che Egli viene per colmare i tuoi vuoti, per guarire le tue afflizioni. Egli viene a salvarti, viene per entrare nel tuo cuore e per non lasciarti mai più solo, mai più sola, se tu lo desideri. Egli ha dato tutto per ognuno di noi e tu sei tra costoro. Tu non sei dimenticato, dimenticata. Tu esisti in Cristo e sei prezioso, preziosa per Lui. Gesù non può passare oltre, senza occuparsi delle tue malattie, dei tuoi bisogni. Invoca il Suo Nome ed Egli ti risponderà e ti dirà: “Eccomi, figlio mio! Eccomi, figlia mia!”
A un fratello nell’assemblea il Signore sta annunciando: “Il tuo cuore è diviso, ma io voglio risanarlo. Tu sai già qual è la decisione più giusta. È ora il momento di prenderla”. Gesù vuole farci ritornare alle nostre case liberi da ogni cosa che non viene da Lui, vuole farci ritornare felici. Per questo ora scacciamo da noi ogni spirito del male che ci opprime e che attenta alla nostra pace. Esercitiamo dunque la nostra autorità di battezzati e diciamo “no” ad ogni manifestazione del male, ad ogni sua insinuazione nella nostra vita, nella nostra famiglia. Diciamo “no” al demonio!

Lo facciamo con tutta la nostra fede e con tutta la nostra autorità. Lo facciamo nel canto e con la preghiera nelle lingue. Lo facciamo pregando sui fratelli e scacciando il diavolo nel Santissimo Nome di Gesù. E il demonio fugge, perché non può resistere a questo Nome, il nome più alto di ogni altro nome sulla Terra, in Cielo e sottoterra. Il Nome che si identifica con Gesù stesso. “Via da me, nemico della salvezza mia!”. Noi apparteniamo al Signore. Noi serviremo il Signore, noi e le nostre famiglie!
Il Signore è un salvatore potente e noi Lo seguiamo verso la Gerusalemme celeste, insieme ad un corteo di angeli. Ci sta facendo passare all’asciutto, come gli Ebrei in mezzo al Mar Rosso, e “sta gettando in mare i cavalli e i cavalieri” delle nostre difficoltà. Viene anche annunciato dal palco che alcuni matrimoni si stanno ricomponendo e che alcune coppie che desiderano un figlio devono porre la loro fede in Gesù, che ha ascoltato il loro ardente desiderio: “Presto arriverà un bambino nella vostra casa, quel bambino che state aspettando”.
La destra del Signore si è levata e stanno avvenendo molte liberazioni in mezzo all’assemblea. Egli sta toccando molti cuori induriti, sta sciogliendo tanti nodi di odio e di rancore. “Perdona e vivrai. Ama e vivrai”, dice Gesù, che ci ha amato per primi e che ci ha amato a fatti e non a parole. È il momento di riconciliarsi e di chiedere perdono. Rimanere nell’amarezza e nel rancore è rimanere nella morte. Rimanere nell’ira e nel desiderio di vendetta è rimanere nella morte. Rimanere nella divisione, nel fraintendimento, nel tenere a distanza l’altro, perché è diverso da noi, è rimanere nella morte.
Ma noi vogliamo scegliere la luce, quella della gloria che rifulge sul Volto di Cristo. È una luce che viene direttamente dall’Amore in persona, da Dio stesso. È l’amore, è la luce di Cristo che fa fuggire le tenebre. Le preghiere sui fratelli stanno continuando. Hanno pregato anche su di me. Che dono prezioso riceverne una! È l’Amore, quello di Dio, che si china su ognuno di noi attraverso i fratelli e che ti parla, ti guarisce, ti illumina e ti guida. E chi è a casa, non si preoccupi di rimanere senza questa consolazione, va vada al prossimo incontro di comunità e chieda ai responsabili di pregare su di lui o su di lei. E chi non conosce ancora la Comunità Gesù Risorto, ma sta leggendo queste righe, si fidi per una volta e vada ad un incontro di preghiera della Comunità. Scoprirà che Dio “non ti dà la fregatura” come fanno spesso gli uomini. Sì, lo so che ne hai già prese tante, ma Dio è tuo Padre, caro fratello, cara sorella, ti ama e ti vuole felice. Io che scrivo te lo annuncio e lo testimonio con la mia vita, la vita di una persona che è stata salvata da Lui, e ti abbraccio in Gesù. Cara sorella, caro fratello che leggi, ecco il brano che il Signore ci ha inviato come profezia per la fine del nostro convegno. È una promessa di vita e di cammino nella Sua Via Santa, via di gioia e di salvezza: Ger 31, 1-7: “In quel tempo – oracolo del Signore -io sarò Dio per tutte le tribù di Israele ed esse saranno il mio popolo». 2 Così dice il Signore: «Ha trovato grazia nel deserto un popolo di scampati alla spada; Israele si avvia a una quieta dimora». 3 Da lontano gli è apparso il Signore: «Ti ho amato di amore eterno, per questo ti conservo ancora pietà. 4 Ti edificherò di nuovo e tu sarai riedificata, vergine di Israele. Di nuovo ti ornerai dei tuoi tamburi e uscirai fra la danza dei festanti. 5 Di nuovo pianterai vigne sulle colline di Samaria; i piantatori, dopo aver piantato, raccoglieranno. 6 Verrà il giorno in cui grideranno le vedette sulle montagne di Efraim: Su, saliamo a Sion, andiamo dal Signore nostro Dio». 7 Poiché dice il Signore: «Innalzate canti di gioia per Giacobbe, esultate per la prima delle nazioni, fate udire la vostra lode e dite: Il Signore ha salvato il suo popolo, un resto di Israele».
Omelia di don Camillo Arbelaz Montoya, Parroco della parrocchia La Visitación nell’arcidiocesi di Medellin in Colombia e Presidente dell’Associazione Pan y Paraiso
Don Camilo ha celebrato la S. Messa con numerosi sacerdoti e diaconi. Nell’omelia ci ha detto: “Ci sono due frasi che mi piacciono moltissimo nella I Lettura (Atti 5, 27b – 32b, 41). La prima è questa: “Vi avevamo espressamente proibito d’insegnare in questo Nome ed ecco che invece avete riempito Gerusalemme del vostro insegnamento…” Magari lo si potesse dire anche di noi, magari potessimo portare la Parola di Dio in tutto il nostro ambiente e in tutto il mondo!
La seconda frase è la seguente: “…ma bisognava obbedire a Dio piuttosto che agli uomini”. Anche in altri punti delle Scritture, per esempio nel Libro dei Maccabei, si trovano espressioni simili di figure bibliche che affermano di preferire la morte piuttosto che trasgredire la Legge di Dio. In tempi più moderni San Luigi Gonzaga dichiarava: “Preferisco morire piuttosto che peccare.” È questo che dovremmo pensare anche noi e vivere nella quotidianità della nostra vita. Chiediamo al Signore di essere docili al Suo insegnamento ed al Suo progetto per noi!
Venendo al Vangelo, vi troviamo il racconto di sette apparizioni di Gesù Risorto ai suoi, dopo la resurrezione. La prima è a Maria Maddalena, che piangeva moltissimo disperata, credendo che non avrebbe mai più rivisto Gesù, morto due giorni prima. Invece Gesù le appare e guarisce il suo cuore, riempendolo di gioia. Lo stesso Egli vuole fare con noi, manifestarsi nella nostra esistenza, per farci vivere felici in Lui.
Poi Gesù appare ai Dieci, senza Giuda Iscariota e senza Tommaso. La prima parola che pronuncia su di loro è: “Shalom!”, ovvero: “Pace!”. Non si tratta di un semplice saluto, ma di un dono ai Suoi apostoli. Poi Gesù dice loro: “Ricevete lo Spirito Santo” e perdona loro i peccati. Quindi mostra loro le Sue piaghe. Gesù ha voluto tenerle anche dopo la Sua resurrezione, affinché rimanessero per testimoniare ed insegnare che così Egli ci ha amato, dando Sé stesso per noi.

Tommaso, che non era presente quella volta, deve poi credere. Anche lui vedrà Gesù la settimana seguente e toccherà le Sue piaghe, anche lui Lo riconoscerà come Dio e Signore. Però Gesù annuncia in tale occasione una beatitudine per coloro che crederanno pur non vedendoLo e pur non toccando le Sue Ferite gloriose. E questi “coloro” siamo proprio noi. Per questo possiamo essere felici, perché abbiamo creduto. Egli vuole incontrare ciascuno di noi come Risorto e cambiarci la vita. Non vuole farlo solo una volta, ma continuamente, sempre.
Quando io entrai in seminario, ero timoroso ed avevo tanti dubbi. Dopo qualche mese però andai ad un ritiro carismatico e lì pregarono su di me. Fui così sopraffatto che piansi per una settimana. Poi non ebbi più dubbi, perché quell’incontro mi aveva cambiato la vita! Ora sono sacerdote da trent’anni.
Tornando al Vangelo, quando per la quarta volta Gesù appare agli apostoli, è al lago di Tiberiade. Pietro, la sera prima, aveva detto agli altri: “Io vado a pescare.” E non significava solo che andava al lago a cercare di prendere pesci, ma che intendeva tornare alla sua vecchia vita. Gesù se ne era andato e lui non sapeva cos’altro fare. Anche noi non dobbiamo farci tentare e magari, ad un certo punto del nostro cammino, interromperlo, lasciare la Chiesa e la Comunità, per tornare alle nostre vecchie abitudini e passatempi dove non c’è il Signore.

Gesù appare all’alba, sulla riva del Lago di Tiberiade e si rivolge agli apostoli chiamandoli: “Figlioli”, un saluto affettuoso, carico di tenerezza. Poi offre loro da mangiare. È un rimando all’Eucarestia. Gli apostoli hanno preso 153 grossi pesci e la rete non si è spezzata! Gesù vuole ora farli diventare pescatori di uomini. Nella prima predicazione di Pietro, colmo di Spirito Santo, si convertiranno 3000 uomini e 5000 nella seconda… ma Pietro ha prima bisogno di essere perdonato da Gesù per ciascuno dei suoi tre rinnegamenti. Eppure Gesù non lo rimprovera, lo accoglie invece con amore. Egli sa, tuttavia, che ognuno di tali rinnegamenti ha aperto una profonda ferita nel cuore di Pietro ed è per questo che per tre volte gli chiede: “Mi ami, Pietro?”
Il Vangelo in greco dice che Gesù, per fare questa domanda a Pietro, ha usato il verbo “agapao”, che indica un amore totale, senza condizioni; ma che Pietro gli ha risposto con “fileo” ovvero: “Ti voglio bene”. È il verbo che esprime l’amicizia, ma non l’amore totale di Gesù. Oggi Gesù rivolge a noi la stessa domanda e qual è la nostra risposta? “Fileo” o “agapao”? Non è la stessa cosa. San Francesco diceva per questo che da tanti “l’amore non è amato.”
Gesù, invece, vuole sposare ogni anima, vuole avere un rapporto d’amore con ognuno di noi. Il Signore non ci condanna e ci invita a non condannare. Non ci giudica e ci invita a non giudicare. Ci ama, affinché noi possiamo amare gli altri come ama Lui.
Il brano evangelico termina con il comando a Pietro: “Seguimi!”, con la promessa che Pietro, nel seguirLo, sarà felice, non gli mancherà nulla e poi sarà beato in eterno.”
Myriam Ramella Cascioli