Ritiro Interdiocesano a Ponte a Egola (Toscana) 

Il 9 ottobre è il giorno del nostro Ritiro interdiocesano e abbiamo il cuore pieno di gioia e trepidazione per l’incontro con il Signore, ma anche il giogo dei nostri pesi e delle nostre preoccupazioni. La preghiera sta per iniziare, varchiamo la soglia della chiesa del Sacro Cuore di Gesù, a Ponte a Egola, e siamo accolti da radiosi sorrisi e larghi abbracci dei fratelli e delle sorelle. Ci disponiamo fra le panche muniti dei libri dei canti e delle nostre immancabili Bibbie, e veniamo subito invitati a depositare le nostre zavorre in un grande cesto affinché il Signore se ne prenda cura e ci renda liberi di elevare una grande lode al cielo. Egli non tarda a manifestarsi e ci esorta a non temere, ad avere coraggio, e ci dona la sua Parola: “Ora, coraggio… coraggio, popolo tutto del paese, dice il Signore, e al lavoro, perché io sono con voi… il mio spirito sarà con voi, non temete” (Ag 2,4-5). Queste parole ci infondono coraggio e speranza mentre la benedizione di Dio ci è donata attraverso i fratelli responsabili che lasciano i propri posti per compiere sulla nostra fronte il segno di croce, e donarci una parola di bene. Il nostro cuore esulta, i nostri volti sono trasfigurati, i nostri sorrisi si allargano.

Il Vangelo di oggi ci propone l’episodio in cui Gesù, in viaggio verso Gerusalemme, incontra dieci lebbrosi, dei quali soltanto uno, vedendosi guarito, torna indietro lodando Dio a gran voce (cfr. Lc 17,11-16). Il celebrante pone l’accento sul fatto che la malattia peggiore non è quella fisica ma è l’assenza di Dio nei nostri cuori. La vita degli altri nove lebbrosi, sebbene guariti, non è cambiata; l’unico che ha capito che niente sarà più come prima è quello che è tornato indietro per prostrarsi ai piedi di Gesù e ringraziarlo. Questa vicenda riguarda ciascuno di noi, che in questa splendida giornata di preghiera stiamo sperimentando la gioia di essere salvati, toccati dall’amore con cui il Signore sta rinnovando il vincolo che ci unisce a Lui.

Al termine della Santa Messa è il momento di condividere le riflessioni di alcuni fratelli e sorelle sul tema del ritiro: “Amo il Signore perché ascolta il grido della mia preghiera” (Sal. 116, 1). Le testimonianze di chi nella difficoltà, nel dolore, nell’aridità, nel dubbio, nella malattia, hanno gridato al Signore e hanno visto il “deserto fiorire” nelle loro vite, sono molto toccanti. Facciamo memoria dell’opera di Dio nel nostro cammino, dal momento in cui, dal profondo del cuore, abbiamo gridato a Lui con tutte le nostre forze. Il Signore ci ha ascoltato, con i suoi tempi e i suoi modi, è venuto in nostro aiuto, ci ha sanati, ci ha “amati nelle parti che nessuno ama”, ha fatto nuove tutte le cose. 

Quando ci riuniamo di nuovo in chiesa per l’Adorazione Eucaristica, Dio ha in serbo per noi altre meraviglie. Con i cuori leggeri e ardenti di incontrare Gesù ci sciogliamo in canti di lode e lo Spirito Santo si mette in azione, ci stringe a sé donandoci nuova linfa che ci pervade in ogni piccola piega del cuore, in ogni cellula. Sperimentiamo una profonda intimità con il Signore quando, inginocchiandoci ai piedi dell’altare, parliamo cuore a cuore con Lui. Niente ci separa più dall’amato; tutto si dissolve di fronte alla sua luce. Siamo rinnovati nei legami di amore e di bene reciproco, e cresce in noi la consapevolezza di essere fratelli e sorelle nello Spirito, di essere una famiglia in Cristo. La Parola di Dio non tarda a confermare ciò che stiamo vivendo: “Io sono la vite vera e il Padre mio è l’agricoltore”. Siamo tralci uniti dalla stessa vite, nutriti dalla stessa linfa, rinsaldati nella fede e nell’amore. Questa mattina abbiamo varcato la soglia della chiesa riconoscendoci bisognosi di guarigione e ora ne usciamo risanati ed esultanti, con il cuore pieno di gioia, lodando Dio per le sue meraviglie!

Chiara Urciuolo

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