Preghiera 1 maggio, pomeriggio
Ogni volta, prima di arrivare qui al Convegno, ti dici che, in fin dei conti, trascorrerai quattro giorni più o meno come quelli del convegno dell’anno precedente. Poi tutto cambia e capisci che ogni convegno è unico, che ogni convegno “vale la pena” e che non puoi mancare! Infatti la grazia di Dio ci attende e, anzi, ci previene sempre. La grazia di Dio e quell’abbraccio del Padre che ti riempie, che ti avvolge di dolcezza e di forza… “Benvenuto, benvenuta”, sì, tra un po’ lo grideranno dal palco, quando ci sarà il momento dell’accoglienza, dopo l’inizio ufficiale del convegno; ma già lo sentiamo nel cuore che il Padre e Gesù e lo Spirito Santo ci spalancano il loro Cuore Divino, dandoci il loro speciale benvenuto. E non si tratta di parole, si tratta piuttosto della stessa promessa che troviamo in Isaia: “…venite e mangerete cose buone, venite e gusterete cibi succulenti e vini squisiti…” (Is 55, 1-3) al banchetto del Signore, che vuole entrare nel nostro cuore, per cenare nell’intimità con ciascuno di noi e dimorarvi per sempre.
Si comincia. Il clima è sovreccitato e c’è un gran vociare. Ci sono fratelli che si rivedono dopo lungo tempo e che in pochi minuti vorrebbero dirsi tutte le cose accadute negli ultimi mesi. Altri si abbracciano, altri si chiamano da lontano, altri che prestano servizio si scambiano istruzioni. Il tutto mentre il Ministero della Musica e dei Canti sta accordando gli strumenti, per il primo dei canti d’introduzione della preghiera pomeridiana. “Fate questo in memoria di me” è il titolo del convegno 2025, ma è soprattutto un forte richiamo a ricordare qual è il centro della nostra vita spirituale e della nostra comunione in Gesù: il Suo sacrificio che ci ha salvato e l’Eucarestia che ci ha donato. Ogni volta che la celebriamo, il Suo donarsi per noi viene riattualizzato. Gesù ci nutre con il Suo Corpo e ci lava con il Suo Sangue, sparso per noi in alleanza eterna con l’umanità.
Ci mettiamo in piedi, iniziando con un applauso a Maria Santissima, cui è dedicato il mese di maggio che oggi inizia. Festeggiamo oggi anche il Suo casto sposo, San Giuseppe Lavoratore. Ricordiamo Paolo Serafini, il nostro caro fratello fondatore, che è morto quasi un anno fa. Questo è il primo convegno senza di lui!
E la Chiesa, che amministra la misericordia di Dio, ci fa anche un dono prezioso. La Penitenzieria Apostolica ha concesso con apposito decreto l’indulgenza plenaria giubilare a tutti i partecipanti a questo convegno, per essi stessi o per i loro defunti. Davvero non torneremo a casa come siamo arrivati qui! Viene ora intronizzata la statua della Madonna che ci accompagnerà in questo nostro percorso spirituale. ”Madre della vita, intercedi per me e grazia sarà…”, cantano intanto dal Ministero della Musica dei Canti. Siamo certi, o Madre, che tu esaudirai le preghiere di chiunque si sta rivolgendo a te, di tutti coloro che invocano con fiducia il tuo nome, il tuo intervento. Accogli, intanto, la nostra riconoscenza per averci condotto in questo luogo, dove un fiume di grazia ci sta inondando e purificando.
E mentre il canto nelle lingue si innalza in ogni parte della tenda struttura, il nostro spirito è immerso nella pace. Lode e gloria a te, Gesù, alla Tua opera, alla Tua grandezza, Gesù! Il Signore ci aspettava. Sì, fratello, anche tu che sei sfiduciato e stanco, che sei arrivato qui con tanti pesi e con pensieri tristi …questo è il giorno della misericordia. Questo è il giorno in cui anche tu, che non volevi venire e che ti senti come un pesce fuor d’acqua, sì, anche tu troverai il tuo posto ed incontrerai il Signore. Lo Spirito Santo spezzerà ogni catena di dubbio e di tristezza e ci condurrà tutti a Lui. Vieni, forza dall’alto! Maranathà! Senza la Tua forza nulla è nell’uomo.
“Tu che ti senti indegno di questa grazia, vieni. E voi che siete affaticati ed oppressi, venite! Questo è il tempo del ristoro”, annunciano dall’animazione. Gesù cammina in mezzo a noi e si ferma vicino a ciascuno di noi. Ascolta il nostro grido e ci ama. Gesù viene a sanare ogni malattia, ogni cuore. E noi confidiamo in Lui e nello Spirito Santo che Egli ed il Padre ci inviano, come Consolatore sublime. “Questo è il convegno per te, – dice il Signore a qualcuno – per te che hai fatto tanta fatica per arrivare e che fino all’ultimo non sapevi se saresti riuscito a venire. È il convegno per te che non hai nessuno e per te che non ti senti amato. Ti amerò Io! Ti amerò Io di un amore eterno che non hai mai sperimentato e che ti cambierà la vita!”
“Vieni, Spirito di potenza, vieni in noi! Spirito liberatore, vieni in noi! Santo Spirito, vieni in noi!” Noi lo cantiamo e ci mettiamo il nostro briciolo di fede e Tu, Signore, tutto il resto. Noi mettiamo il nostro granellino e Tu tutti i doni, tutte le grazie, tutta la consolazione, tutto l’amore! Opera, o Spirito di Dio, potenza in mezzo a questo tuo popolo, che è così bisognoso. Che i ciechi vedano e che i muti parlino! Che chi è nell’oppressione sia liberato, per la potenza del Nome di Gesù!
È in atto un combattimento tra la forza di Dio infinita ed il Male che vuole allontanarci da Lui, ma la destra del Signore si è alzata vittoriosa e sta sconfiggendo quegli spiriti che avevano incatenato tanti di noi. O Morte, dov’è la tua vittoria? Lo Spirito Santo sta sciogliendo i cuori induriti e sta chiudendo le piaghe di coloro che una vita vana ha deturpato con il peccato, con il vizio, con la menzogna…
Il Signore sta guarendo anche coloro che portano un grande spirito di orfanezza nel cuore. “Chiamami ed Io verrò da te”, dice loro il Signore. E lo stesso invito rivolge a coloro che si sentono senza la speranza di poter risolvere gravi problemi ed anche a qualcuno che sta pensando da tempo di suicidarsi. “Non farlo! Vengo Io a risollevare la tua vita!”, ammonisce Gesù questa persona.
Vieni, vieni, Signore! E Gesù viene e cambia il nostro cuore, la nostra esistenza. Adesso Egli si rivolge anche a coloro che non percepiscono più il Suo amore, a coloro che non si sentono più stimati e a quelli che vorrebbero una famiglia o che hanno già una famiglia e vorrebbero un figlio che non arriva… Quante esigenze diverse e quante ansie, che Gesù conosce tutte, una per una. È proprio così, come dice la Scrittura: il povero grida e Dio lo ascolta. Il Signore ci salva in tutte le nostre infermità. Tocchiamo dunque con fede il Suo mantello e saremo guariti, saremo consolati e verseremo lacrime di gioia, perché Egli ci ama!
Ciò può avvenire anche attraverso le preghiere con l’imposizione delle mani, che ora vengono fatte nella tenda dai responsabili. “Nel mio nome cacceranno demoni… e i malati guariranno…” (Mc 16,9-20) è Gesù che ci ha chiesto di imporre le mani nel Suo nome. Intanto cantiamo a Lui: “Jeshua, guarisci le nostre infermità! Ti invochiamo, o Signore, vieni dentro noi. Abbiam bisogno del tuo amore. Con la potenza del tuo sguardo, apri i nostri occhi!”. Gesù, non passare oltre, ma fermati da noi. Fermati qui, come facesti con i discepoli di Emmaus. Fermati, come tu ti fermavi con gli Apostoli e con tutti quelli che ti chiedevano di andare a casa loro. Fermati, perché non abbiamo nessuno che ci ami come te, nessuno che ci possa dare la vita, quella vera che non muore mai, così come lo puoi Tu! Guarisci dunque le nostre infermità, liberaci da ogni male ed entra nella profondità del nostro cuore, per dimorarvi e rimanere con noi per l’eternità!
Gesù risponde alla nostra invocazione: “Non aver paura! Io ti amo e non ti lascerò mai.” Che bello, Dio ci sta guardando, Dio è con noi e viene nella nostra vita. Il Signore è con noi, il Signore vince, il Jeshua, significa infatti: “Dio salva” ed il diavolo non può sopportarlo.
Siamo tutti immersi nel cuore di Dio e lì c’è tanto spazio per noi e per quanti arriveranno nei secoli. Lo Spirito Santo ci invia un passo che ci invita alla comunione ed al bene, nel Nome di Gesù, per costruire un mondo di pace e di concordia (Rm 12, 16-19). Ci invita alla riconciliazione con tutti e a benedire anche coloro che ci perseguitano, a non farci un’idea troppo alta di noi stessi e a non rendere a nessuno male per male. Il Signore ci chiede di vivere in pace con tutti, se possibile, e ad essere segno di benedizione.
È un momento d’amore in cui stanno avvenendo tante guarigioni, perché dare e portare l’amore nel Nome di Gesù, guarisce. È l’abbraccio dello Spirito. È l’abbraccio che ci diamo perché siamo fratelli in Gesù e perché in Lui ci amiamo. Non conta l’età, né se siamo belli o brutti, alti o bassi. Conta che siamo fratelli in Gesù e che Lui ci ha amato per primo. Per questo stiamo cantando: “Io ti amo perché sei fratello mio”. Questo è l’amore che non ci fa sentire orfani né soli. È l’amore di Gesù che, sperimentato, ci rende portatori di questo stesso amore. E ci chiediamo perdono reciprocamente per quelle volte in cui non ne siamo stati capaci ed abbiamo chiuso la porta a quanti tra noi ne avrebbero avuto un immenso bisogno. “Perdonami, perché sei fratello mio. Accogli la mia povertà ed il mio desiderio di convertirmi…” ci diciamo l’un l’altro.
Vogliamo quindi ringraziare il Signore per tutto l’amore che ci ha donato in questa preghiera del primo giorno di convegno, consapevoli che, comunque, è solo l’inizio! Il Ministero della Musica e del Canto intona dunque “Poiché Tu glorioso”, mentre l’assemblea innalza un grido di vittoria e di esultanza, cantando e danzando allo stesso tempo. E dopo come non eseguire anche “Le mie mani son piene”? Ormai i fratelli sono scatenati, nella loro incontenibile gioia per quanto hanno vissuto nella preghiera e per tutte le benedizioni che il Signore ha elargito nella Sua bontà. Sarà difficile ricomporci e per questo andiamo in pausa, prima della Santa Messa.
Omelia di S. E. Rev.ma Mons. Michele Autuoro Vescovo Ausiliario di Napoli
Mons. Autuoro, Vescovo ausiliario di Napoli, ha concelebrato la Santa Messa del pomeriggio del 1° maggio 2025, insieme ad altri sacerdoti e diaconi. Nella sua omelia ci ha detto: “Sono molto felice di aver accolto l‘invito a celebrare l’Eucarestia insieme a voi. È per me il terzo anno che partecipo al vostro convegno, con molta gioia nel vedere tanta gente che prega, che si incontra per riflettere e per crescere nella vita cristiana, per essere testimoni di Gesù Risorto. Il tema che avete scelto quest’anno, “Fate questo in memoria di me”, è bellissimo. Sono le parole di Gesù quando veniva tradito nell’Ultima Cena e voleva tanto celebrare la Pasqua con i suoi discepoli. Stando a tavola con loro e con gli apostoli, Egli benedisse il pane ed il vino e li distribuì consacrandoli: …questo è il Mio Corpo, questo è il Mio Sangue.” È il memoriale perenne della Sua morte e resurrezione, di quanto Dio ha amato il mondo e Dio ha amato il mondo tanto da dare Suo Figlio per noi, il Suo unico Figlio.
In questo tempo di Pasqua stiamo ascoltando come Gesù si mostra nello spezzare il pane ai discepoli di Emmaus ed essi Lo riconoscono proprio in questo gesto. Così si aprono i nostri occhi nell’Eucarestia. È lì che Gesù ci fa capire che è in mezzo a noi e che ci precede nelle nostre Galilee di dolore e di problemi. In un altro episodio evangelico, che leggiamo nel tempo di Pasqua, Gesù prepara il pasto sulla riva per gli apostoli che avevano pescato tutta la notte, senza prendere nulla. Egli li invita a mangiare ed essi riconoscono che Lui è il Signore, risorto ed ora in mezzo a loro. Lo stesso accade a noi nell’Eucarestia. Anche noi, come le donne che tornavano dal sepolcro, dobbiamo annunciare a tutti che Gesù è risorto. Tanti oggi ne hanno bisogno, tanti faticano a crederlo. Spetta a noi dare questo annuncio.
Nella Messa, prima della consacrazione c’è l’offertorio, il momento in cui vengono presentate le offerte. Il sacerdote, a nome dell’assemblea, chiede a Dio di accettare quei doni, il pane ed il vino, che poi diventeranno “cibo e bevanda di vita eterna”. È allora che tutta l’assemblea offre a Dio il frutto della terra e del lavoro dell’uomo. Oggi, 1° maggio, è anche la festa di San Giuseppe Lavoratore e certamente Gesù, nei trent’anni di vita nascosta a Nazareth, ha lavorato con San Giuseppe nella sua bottega di falegname; così come aveva partecipato all’opera della creazione, insieme a Dio Padre.
Anche noi dobbiamo offrire nella Messa il nostro lavoro, per partecipare a quest’opera. Purtroppo oggi non c’è lavoro per tutti, anche se lo chiediamo nel Padre Nostro: “Dacci oggi il nostro pane quotidiano.” Il lavoro è dignità. Dio ha dato la dignità all’uomo, perché lo ha creato a Sua immagine e somiglianza. Il lavoro dovrebbe dunque concedere a tutti vita piena ed abbondante. È questo il progetto di Dio, dopo aver posto tutto il creato nelle mani dell’uomo, che dal creato dovrebbe essere nutrito e custodito nella sua esistenza materiale. Eppure ci sono lavori sottopagati e lavori umilianti, che ledono ingiustamente la dignità di coloro che devono eseguirli.
Il pane che mettiamo sull’altare è segnato dalla fatica e dalle vite di tutti noi, quel pane che è Gesù stesso. Egli muore innocente sulla croce, si offre l’umanità e si comunica a noi nell’Eucarestia. Quante persone muoiono poi sul lavoro, muoiono per il lavoro! Quante altre cercano nelle immondizie delle bidonvilles del mondo qualcosa da vendere, per poter comprare un pezzo di pane e sopravvivere! Ma quella non è vita. Il pane che ora porremo sull’altare sia un impegno per un lavoro dignitoso per tutti, per una vita che doni abbondanza, così come vuole Dio per ogni Suo figlio. Il nostro Dio è provvidente, traboccante di grazia, e desidera un’esistenza felice ed appagante per tutti, così come è per tutti l’Eucarestia. Purtroppo oggi ancora troppe volte si ripete la parabola del ricco Epulone, con Lazzaro che non è seduto a mensa, ma si ciba delle briciole che cadono dalla tavola!
Siamo tutti invitati all’Eucarestia, c’è sempre posto da occupare al banchetto di Dio. Lo stesso deve essere nella vita materiale, perché siamo tutti figli di Dio e ne abbiamo diritto. Chiediamo oggi a San Giuseppe d’intercedere perché ogni uomo abbia un lavoro, riscattato dalla logica del profitto, un lavoro che esprima ed incrementi la dignità della persona.”
Myriam Ramella Cascioli